mercoledì 31 agosto 2011

14_ Captives (Lucy/ NATO Charlie)


Sentiva la febbre consumarla piano, penetrandole le ossa come tanti lunghissimi aghi.
Il dolore proveniente dalle dita spezzate e martoriate era nulla in confronto alla sete, quella sete di sangue che la divorava dall'interno.
Non aveva bevuto abbastanza sangue prima di partire per quella missione e non aveva fatto in tempo a bere l'ultima fiaschetta che teneva nella borsa.
E ora la sua borsa l'avevano loro, così come la fiaschetta di Vitae.
Cerco di muoversi ma le catene e il collare non le permisero alcun movimento, gemette.
Non avrebbe mai rivelato nulla.
Non li avrebbe mai traditi.
Sarebbe morta li, tra la tortura della sete e il supplzio delle catene.
Lucy alzò gli occhi vitrei verso la porta della sua cella e sputò per terra nel notare due occhi che la osservavano dallo spioncino.
Nessuno di loro sapeva come mantenerla in vita, e lei non l'avrebbe mai rivelato.
Che prendessero pure il suo cadavere, lo aprissero e lo dissacrassero, solo quello li avrebbe lasciato; non avrebbe permesso che il suo corpo fosse toccato da quegli scianziati un minuto di più.
No.
Nella vita, Ferryn 07b60NATO alias Lucil (il nome glielo aveva cambiato Quinn, con totale approvazione della ragazza, quando si era unita alla Resistenza), non sarebbe più stata una cavia.

Charlie si ritrasse dallo spioncino nel momento in cui vide la prigioniera sputare a terra.
I suoi capelli multicolore erano legati alti e per l'occasione indossava un camice medico, come le avevano detto che doveva fare quando si trovava nei laboratori.
Sin da quando la sua squadra aveva riportato la ragazza niente era stato più lo stesso.
Tutti gli scienziati erano allarmati, la sicurezza era stata triplicata e a lei e ai suoi compagni NATO era stato tolto l'accesso (già ampiamente limitato) ai dati governativi.
Tutto ciò la incuriosiva enormente.
Bravo le aveva detto che quella ragazza "Lucil", come si faceva chiamare, era un ex esperimento piuttosto importante per i Tremere, ma quando lei aveva domandato di che esperimento si trattasse, Bravo aveva scosso la testa:
-Eseguo solo gli ordini Charlie
Così aveva detto.
Charlie aveva cercato il file della ragazza, ma l'unica foto che combaciava col profilo della ribelle apparteneva all'archivio del settore 7b, e l'accesso era proibito.
La cosa le puzzava enormemente.
Avevano già dato la caccia ai mutati e ogni volta si erano aiutati con i database.
Avevano persino antichissimi dati appartenenti ai membri della Resistenza, come il loro profilo sanguigno o genetico!
Prché di Lucil non era possibile visionare nulla?
Come avrebbero potuto scoprire anche solo come mantenerla in vita se nn le davano l'accesso ai dati?!
Eh si, perché dannazione quella stava morendo, il suo decesso si avvicinava con velocità impressionante e lei, come medico, avrebbe dovto inventarsi qualche cosa per tenere in vita un simile prigioniero!
No, invece i militari avevano sequestrato tutto.
Solo a Bravo era stato dato il compito di interrogarla, un compito ingrato e impossibile.
Avevano catturato un soggetto raro e ora, per colpa dei loro maledetti segreti lo stavano perdendo.
Charlie si morse il labbro inferiore e dette un ultima ochiata alla prigioniera prima di voltarsi.
Le avevano insegnato che quelle cose erano prede, erano prede e loro erano i cacciatori...
Allora perché, perché lei non si sentiva felice di quel "bottino"?
"Guardarla è come osservarsi allo specchio"
Il pensiero le trapasso la mente bloccandola nel corridoio.
"Cacciatore e preda, chi di noi è il vero cacciatore?"
Due soldati la squadrarono per un attimo e Charlie si ricompose proseguendo per la sua strada.
"MA certo, ho solo bisogno di un po' di riposo, infondo sono stata troppo tempo a studiare quel campione di sangue per riuscire a capire che cosa la sta uccidendo per..."
Un nuovo pensiero, come un lampo, la stoppò in mezzo al corridoio.
La sua mente iniziò a ripercorrere l'ultimo periodo all'inverso, sino al giorno in cui Bravo aveva trasportato quel corpo contuso sino al furgone.
Mentre Bravo le toglieva le due desert eagle lei l'aveva attaccata ad una flebo...
Era stato allora che Echo aveva aperto la borsa e tirato fuori una fiaschetta...
-Che cos'è?
Aveva chiesto aprendola per odorare il liquido all'interno.
-Sarà alcol
Aveva risposto Delta alzando le spalle.
-Uunh!! Che schifo, ha odore di ferro!
Detto ciò aveva richiuso la fiaschetta e l'aveva rimessa nella borsa.
Nella borsa che non era stata data agli scienziati ma ai soldati della Sicurezza.
"DEVO avere quella fiaschetta!"
Con un mezzo salto improvviso che fece perdere la propria posizione ad una delle guardie Charlie cambiò strada, iniziando a correre verso il reparto speciale della Sicurezza.
Forse ora sapeva come mantenerla in vita.

***

"Dove ti stanno portando!" la pioggia batteva sui loro visi e sul suo cranio quasi del tutto rasato mentre la colonna umana si spostava attraverso il camminamento di filo spinato.
"Non lo so ma Ferry, tu resisti"

Le grida di soldati che spingevano ordinando di procedere le riempirono le orecchie.
Voltandosi indietro Ferryn vide Valentine cadere nel fango ed essere rimessa in piedi a calci. L'orda li spingeva sempre più avanti e lei era bloccata dall'altra parte della recinzione senza poter fare nulla.
"Vick non mi lasciare!"

Che frase stupida.
Vick la guardò e sorrise mentre le guardie lo obbligavano ad andare avanti.

Ferryn iniziò a correre inciampando più volte, mancavano pochi passi alla fine del camminamento, pochi passi e lei sapeva... Non li avrebbe più rivisti.

"
Ferryn! "Valentine le passo davanti, il suo bel viso pallido striato di sangue, si strappò la targhetta dal petto e gliela lanciò, la ragazza si gettò a raccoglierla prima che il fango la nascondesse. Ora piangeva e gridava i loro nomi, tutti i loro nomi.
Una piccola lite all'inizio della fila, una delle guardie cadde a terra circondata dall'abbaiare dei cani, Vick correva verso di lei.
Il soldato si attacco alla rete metallica e allungò una mano verso Ferryn, lei gliela afferrò. "Vick..."
Con sua sorpresa il ragazzo le strappo dal collo la piastrina.
"Ora sono tuo per sempre...
"
Una guardia lo afferro per staccarlo dalla recinzione mentre Ferryn gridava e colpiva la parete.
Dei soldati attraversarono il giardino e l'afferrarono da dietro per riuscire a trattenerla. Ferryn gridava e piangeva.
Vick e Valentine si girarono per guardarla...


Sapevano di stare andando a morire eppure continuarono a sorriderle, le sorrisero sino a che non furono obbligati a salire su un furgone e le portine non furono chiuse alle loro spalle.
Ferryn cadde a terra, nelle mani le loro piastrine.

Lucy aprì gli occhi di scatto, lacrime appiccicose le incrostavano le guance secche.
Annaspò più di una volta cercando di riprendersi dall'incubo che altri non erano che frammenti dei suoi ricordi.
Stava per lasciarsi andare ad un singhiozzo quando percepì la presenza di qualcuno nella stanza.
Di scatto alzò la testa per quanto il collare consentisse.
La gola era troppo secca e nel momento in cui cercò di emettere un suono le uscì un violento colpo di tosse.
Nell'ombra qualcuno ridacchiò.
-Ma guardati Ferryn, guarda come ti sei conciata...
Un uomo uscì dall'ombra; era elegantemente vestito e Lucy non ricordava di averlo mai visto.
-Sei stata veramente uno spreco, un soldato con le tue capacità, avresti servito più che dignitosamente i NATO, un vero peccato che hai scelto di essere così difficile.
-Di...che...parli?
Chiese tra i rantoli cercando di concentrarsi nell'ascolto; di cosa diavolo stava parlando quell'uomo?
-Oh beh, devi sapere che gli esperimenti "F" sono stati veramente difficili da sostenere, creare il cecchino perfetto sembra essere una maledizione. Tutte le cavie si rivelano così...instabili! Sto ancora riflettendo se tuo fratello sia veramente idoneo... Alle volte ho la sensazione che la sua fedeltà sia così...precaria...
Lucy iniziò a tossire instancabilmente.
Fratello? Cosa fratello? Chi fratello?
Lei era figlia unica, suo padre era uno degli scienziati che l'avevano trasformata in quello che ora era.
Nessun fratello era mai stato menzionato.
Cercò di parlare ma il flusso improvviso di pensieri la fece solo tossire di più.
L'uomo sorrise.
-Visto che hai scelto di morire pensavo fosse il caso che tu sapessi due o più cosette...
Le prese i capelli e le fece sollevare la testa, i suoi occhi andarono alle due piastrine che pendevano al collo della ragazza.
-Tu lo sai come sono morti i tuoi amici?
Gli occhi di Lucy si arrossarono mentre una rabbia animale le saliva dalle viscere, sentiva il bisogno di uccidere come mai in vita prima, tutto il suo sangue Assamita desiderava solo una cosa: dargli una morte lenta e dolorosa.
-Ti rivelerò un segreto piccola Ferryn, o come tu preferisci, Lucy...Nessuno dei tuoi amici è morto subito come tuo padre ti ha gentilmente detto. La loro agonia si è protratta per...quanto? Tre mesi?
Un velo di falsa perplessità.
-Ora, non ricordo di reciso sai, mi occupò di rado della punizione per i disertori ma sappi che sono stati trasferiti in un piccolo laboratorio dove abbiamo deciso di dare il via ad alcune sperimentazioni con delle tossine...
Le catene iniziarono a tremare mentre le poche energie che le rimanevano le davano la forza di scuoterle per cercare di avvicinarsi a quell'essere dall'odore di morte.
-La ragazza è stata la prima ad andarsene, il ragazzo...è stato molto meno fortunato, purtroppo era...resistente...
Lucy scattò in avanti in un tintinnare di catene, digrignò i denti e aprì la bocca emettendo un urlo rauco.
L'uomo non si scompose, la continuò a scrutare con un sorrisino sicuro stampato sul viso privo di rughe; un soldato aprì la porta e salutò rispettoso l'uomo.
-Signor Ludwig, la Signorina Mary Alice ha detto che è stanca di attendere
A quelle parole per poco Lucy non perse i sensi, si accasciò al suolo mentre i suoi occhi seguivano come ipnotizzati il suo nemico.
-Lud...wi...
Un colpo di tosse, l'energia la stava abbandonando di nuovo.
Ludwig si voltò a guardarla.
-Oh, si, sono stato veramente scortese a non presentarmi prima, ma credevo, aimè, non fosse necessario...Salutami Seth quando lo vedrai alle porte della città dei morti. Che tremendo spreco
Concluse uscendo dalla cella.
Lucy sgranò gli occhi trattenendo con tutta la sua forza la rabbia tramutatasi in lacrime.
Le ultime parole che le avvolsero la mente prima di perdere i sensi furono calde come l'inferno.
“Ora sono tuo per sempre”










Foto: Alice Dellal foto modificata

martedì 30 agosto 2011

13_ Sorcerer (Howie/ Toby)

La sala degli allenamenti era gremita di ragazzi dai 10 ai 18 anni intenti ad allenarsi assuidamente.
Tutti con lo stesso tempo perfetto.
Tutti senza battere ciglio.
"Tutti pronti ad essere macchine da guerra"
Howie li osservava attraverso il vetro di protezione con occhio spenti, il sudore gli imperlava la fronte e la canottiera era bagnata in più punti.
Il suo personale allenamento era appena terminato (avendo superato l'età idonea per il noviziato doveva essere seguito in solitaria solo da Roy, il suo maestro).
Una delle ragazze in quarta fila cadde a terra, stremata, nessuno si mosse per aiutarla, dal fondo della palestra una donna alta e severa (presumibilmente la sua maestra) le si avvicinò e, afferratala per i capelli la obbligò a mettersi in piedi.
Howie volse la testa altrove nel momento in cui la donna iniziò a schiaffeggiare il viso congestionato della ragazzina.
Ne aveva abbastanza e allo stesso non provava assolutamente nulla...
-Ehi! Bastardo!
Una voce dal corridoio, Howie si affrettò a muoversi dalla parte opposta.
-Ehi Bastardo! Sto parlando con te Bastardo!
L'irritazione raggiunse la punta dei suoi capelli arrossandogli il volto lentigginoso, volse il capo. Dinanzi a lui si stagliavano due uomini e una giovane donna, tutti e tre membri onorari della confraternita e, un tempo, suoi confratelli di noviziato.
-Allora non sei sordo Bastardo
Quello che aveva parlato si stanziava centrale, più alto di Howie di almeno due spalle lo osservava con sguardo divertito.
-Lascia perdere Nathan, il bastardo non parla
Il secondo uomo; più grosso del primo, ma più basso.
-Il novizio si sente superiore
La ragazza; sarebbe stata veramente carina se non fosse stato per quel carattere da vipera che l'aveva fatta arrivare in alto facilmente.
Howie rimase in silenzio, squadrandoli con aria neutra, le guance lentigginose rosse di rabbia.
-E' vero quello che dice Moana, Bastardo? Ti senti superiore Bastardo?
-Non sono un bastardo
Le parole gli uscirono dalle labbra come un sibilo.
Risatine.
-Oh ma davvero?
Il secondo uomo lanciò un occhiata alla donna, Moana che prese la parola.
-Oh, l'eterno novizio si sente superiore perché LUI, a differenza nostra, ce l'ha un cognome vero? Com'è che era Pete?
Fece perplessa, il secondo uomo, Pete, le venne incontro.
-De la Croix se non erro, vero Bastardo?
Howie strinse i pugni, qualcosa dentro di lui iniziò ad agitarsi mentre le iridi si scurivano.
-Peccato che sia il cognome di tua madre eh Bastardo?Non quello di tuo padre, non è forse vero?
Howie si girò e inizio a percorrere il corridoio ad ampie falcate, non aveva intenzione di finire nei guai per colpa di quei tre...

I passi continuarono a seguirlo per il corridoio.
-Chi si è scopata tua mamma per mettere al mondo un Bastardo come te?
-Pete! Per favore, non dire queste cose sulla mamma di Howie De la Croix...in fodno sappiamo tutti che se la Signora De la Croix non si fosse comportata come una prostituta d'alto bordo non avrebbe dovuto sbattere il proprio bastardello sul marciapiede per seguire le sue or...awwh!!
Le parole morirono nella gola del ragazzo mentre si portava le mani al collo come a volersi difendere da una presa invisibile.
-Nath...Aaaah!!
Mentre il primo ragazzo cadeva a terra in preda ad una sorta di asfissia Pete vide il suo braccio muoversi senza poter essere fermato, le dita della mano si tesero di fronte a lui e una ad una si torsero all'indietro spezzandosi come fossero stati ramoscelli.

Le urla riempirono il corridoio mentre Moana osservava la scena senza emettere suono.
Pallida come se avesse visto la morte i suoi occhi osservavano le ombre sulla parete del corridoio.
L'ombra di un ragazzo che afferrava il collo dell'ombra di Nathan e dopo averlo lasciato andare, si avvicinava a quella di Pete per prendergli il braccio e spezzargli le dita come fossero stati 5 stecchini.
Inorridita Moana lanciò uno sguardo a Howie.
Il Bastardo era li, in piedi e li fissava tutti e tre con aria infastidita come se stesse osservando tre piccoli insetti.
Moana si senti afferrare per i capelli e trascinare in terra dove sbatte dolorosamente la schiena.
Lanciò un ultimo sguardo al muro.
L'ombra del giovane si stagliava sopra la sua come fosse stata una cosa viva.
Qualche secondo di esitazione in cui Moana percepì il gusto acre della paura e l'ombra tornò indietro verso il suo legittimo proprietario che ancora li osservava con noncuranza.
-Non osate infangare il mio nome, MAI PIU'

Howie continuò a camminare attraverso i corridoi a vuoto per un altra mezz'ora buona, era in ritardo, lo sapeva, ma aveva bisogno di camminare.
Lo aveva fatto di nuovo.
Lo aveva fatto di nuovo e non sapeva come.
Si appoggio ad una parete e si lasciò scivolare per terra.
C'era qualche cosa dentro di lui che non andava.
Sin da quando era piccolo aveva sempre sentito un qualche cosa di strano, una sorta di energia imprigionata nel profondo come una bestia in attesa di uscire.
E in quel periodo la "bestia" era nervosa come se sentisse la libertà alle porte.
Sospirando l'assassino chiuse gli occhi e si portò le mani alle tempie, qualunque cosa fosse LUI doveva controllarla, non poteva che essere altrimenti.
Niente e nessuno l'avrebbe controllato.
Mai.
-Howie?
Una mano calda sulla spalla.
Aprendo gli occhi il ragazzo volse lo sguardo verso la vocina.
Toby lo osservava con quegli occhioni neri dalla grandezza impressionante, accucciata al suo fianco come un animaletto.
-Tu male?
Howie sorrise.
In poche settimane Tabhita aveva fatto dei progressi impressionanti nel comprendere e parlare la loro lingua; per quanto le coniugazioni verbali le fossero ancora precluse se voleva dire qualche cosa trovava sempre il modo di dirla.
-No, sto bene Toby..
-Tu bugia
Il visino lentigginoso si contrasse in una smorfia poco contenta e Howie fu sul punto di scoppiare a ridere.
-Pensi che menta?
-Menta...
-Mentire, dire le bugie
-Tu mentire...
-Io mento?
-Tu menti
Questa volta la voce aveva cambiato inclinazione e lo sguardo della ragazza si era addolcito.
Howie la osservò intensamente, era impossibile che venisse da Homana e non gli pareva affatto pazza (come molti li dentro pensavano) eppure, Andora? Anche se lei insisteva a chiamarla Eldheret quella città era una leggenda di secoli prima.
-Sei un elfa?
Toby scosse il capo.
-Io no elfa, io vivo Eldheret, non Andora
-E allora perché hai le orecchie a punta?
Le tocco le orecchie e sotto la sua mano le sentì bollenti, il viso lentigginoso di Tabhita era come infiammato, Howie ritrasse precipitosamente la mano.
-Oh scusa, non volevo offenderti
Tabhita si portò le mani alle orecchie massaggiandosi le punte.
-Brutte?
-No, ti stanno bene, sembri una sorta di folletto
-Folletto?
-Si sai, di quelli che saltellano nelle storie per bambini o...
Ma Toby dette segno di non aver capito, aveva parlato troppo velocemente.
-Tranquilla, sei molto carina
Tabhita sorrise e gli prese la mano facendo forza come ad indicare di alzarsi.
-Che c'è folletto?
-Uscire!
Howie la osservò perplesso, sapeva che sarebbe arrivato il momento in cui quella ragazzina del mondo delle fiabe avrebbe chiesto una boccata d'aria.
-Emh, non c'è nulla da fare fuori...
Toby lo osservò perplessa e Howie si tocco la maschera anti gas attaccata alla cintura.
-Fuori c'è il gas, non si può respirare...capisci?
Disse cercando di aiutarsi con la gestualità.
Gli occhi di Tabhita parvero appannarsi come se la ragazza stesse guardando qualche cosa che non c'era, Howie si chiese se avesse capito.
-Non boschi? Non stelle? Non luna?
Howie le strinse forte la mano come se si sentisse personalmente responsabile per la mancanza di tutte quelle cose.
-Mi dispiace io non...
Non riuscì a concludere nel momento in cui vide le guance della ragazzina rigarsi di lacrime.

Tabhita si morse il labbro inferiore per non singhiozzare.
Dov'era mai finita? In quale inferno la sua bravata l'aveva condotta?
Niente boschi? Niente luna e stelle? Niente ossigeno nell'aria per respirare?
Era questa Homana? La grande Homana di cui tutti i libri parlavano?
E come stava la nonna ora? Era in pensiero?
Che nipote screanzata era stata, lasciare il suo unico parente solo e senza aiuto.
Tabhita iniziò a sentirsi male, un conato di vomito che le saliva su per la gola.
Due mani fredde le presero il viso e lo alzarono in modo che i loro occhi si incontrassero.
-Ti porto io a casa, te lo prometto
E senza pensarci, dopo essersi morso forte il polpastrello dell'indice, Howie le tracciò con la gocciolina di sangue un cerchio spezzato da una retta sulla fronte della ragazzina.
-Nessuno ora ti farà del male
Tabhita lo osservò perplessa avvertendo uno strano calore alla fronte.
-Tu magia...