martedì 30 agosto 2011

13_ Sorcerer (Howie/ Toby)

La sala degli allenamenti era gremita di ragazzi dai 10 ai 18 anni intenti ad allenarsi assuidamente.
Tutti con lo stesso tempo perfetto.
Tutti senza battere ciglio.
"Tutti pronti ad essere macchine da guerra"
Howie li osservava attraverso il vetro di protezione con occhio spenti, il sudore gli imperlava la fronte e la canottiera era bagnata in più punti.
Il suo personale allenamento era appena terminato (avendo superato l'età idonea per il noviziato doveva essere seguito in solitaria solo da Roy, il suo maestro).
Una delle ragazze in quarta fila cadde a terra, stremata, nessuno si mosse per aiutarla, dal fondo della palestra una donna alta e severa (presumibilmente la sua maestra) le si avvicinò e, afferratala per i capelli la obbligò a mettersi in piedi.
Howie volse la testa altrove nel momento in cui la donna iniziò a schiaffeggiare il viso congestionato della ragazzina.
Ne aveva abbastanza e allo stesso non provava assolutamente nulla...
-Ehi! Bastardo!
Una voce dal corridoio, Howie si affrettò a muoversi dalla parte opposta.
-Ehi Bastardo! Sto parlando con te Bastardo!
L'irritazione raggiunse la punta dei suoi capelli arrossandogli il volto lentigginoso, volse il capo. Dinanzi a lui si stagliavano due uomini e una giovane donna, tutti e tre membri onorari della confraternita e, un tempo, suoi confratelli di noviziato.
-Allora non sei sordo Bastardo
Quello che aveva parlato si stanziava centrale, più alto di Howie di almeno due spalle lo osservava con sguardo divertito.
-Lascia perdere Nathan, il bastardo non parla
Il secondo uomo; più grosso del primo, ma più basso.
-Il novizio si sente superiore
La ragazza; sarebbe stata veramente carina se non fosse stato per quel carattere da vipera che l'aveva fatta arrivare in alto facilmente.
Howie rimase in silenzio, squadrandoli con aria neutra, le guance lentigginose rosse di rabbia.
-E' vero quello che dice Moana, Bastardo? Ti senti superiore Bastardo?
-Non sono un bastardo
Le parole gli uscirono dalle labbra come un sibilo.
Risatine.
-Oh ma davvero?
Il secondo uomo lanciò un occhiata alla donna, Moana che prese la parola.
-Oh, l'eterno novizio si sente superiore perché LUI, a differenza nostra, ce l'ha un cognome vero? Com'è che era Pete?
Fece perplessa, il secondo uomo, Pete, le venne incontro.
-De la Croix se non erro, vero Bastardo?
Howie strinse i pugni, qualcosa dentro di lui iniziò ad agitarsi mentre le iridi si scurivano.
-Peccato che sia il cognome di tua madre eh Bastardo?Non quello di tuo padre, non è forse vero?
Howie si girò e inizio a percorrere il corridoio ad ampie falcate, non aveva intenzione di finire nei guai per colpa di quei tre...

I passi continuarono a seguirlo per il corridoio.
-Chi si è scopata tua mamma per mettere al mondo un Bastardo come te?
-Pete! Per favore, non dire queste cose sulla mamma di Howie De la Croix...in fodno sappiamo tutti che se la Signora De la Croix non si fosse comportata come una prostituta d'alto bordo non avrebbe dovuto sbattere il proprio bastardello sul marciapiede per seguire le sue or...awwh!!
Le parole morirono nella gola del ragazzo mentre si portava le mani al collo come a volersi difendere da una presa invisibile.
-Nath...Aaaah!!
Mentre il primo ragazzo cadeva a terra in preda ad una sorta di asfissia Pete vide il suo braccio muoversi senza poter essere fermato, le dita della mano si tesero di fronte a lui e una ad una si torsero all'indietro spezzandosi come fossero stati ramoscelli.

Le urla riempirono il corridoio mentre Moana osservava la scena senza emettere suono.
Pallida come se avesse visto la morte i suoi occhi osservavano le ombre sulla parete del corridoio.
L'ombra di un ragazzo che afferrava il collo dell'ombra di Nathan e dopo averlo lasciato andare, si avvicinava a quella di Pete per prendergli il braccio e spezzargli le dita come fossero stati 5 stecchini.
Inorridita Moana lanciò uno sguardo a Howie.
Il Bastardo era li, in piedi e li fissava tutti e tre con aria infastidita come se stesse osservando tre piccoli insetti.
Moana si senti afferrare per i capelli e trascinare in terra dove sbatte dolorosamente la schiena.
Lanciò un ultimo sguardo al muro.
L'ombra del giovane si stagliava sopra la sua come fosse stata una cosa viva.
Qualche secondo di esitazione in cui Moana percepì il gusto acre della paura e l'ombra tornò indietro verso il suo legittimo proprietario che ancora li osservava con noncuranza.
-Non osate infangare il mio nome, MAI PIU'

Howie continuò a camminare attraverso i corridoi a vuoto per un altra mezz'ora buona, era in ritardo, lo sapeva, ma aveva bisogno di camminare.
Lo aveva fatto di nuovo.
Lo aveva fatto di nuovo e non sapeva come.
Si appoggio ad una parete e si lasciò scivolare per terra.
C'era qualche cosa dentro di lui che non andava.
Sin da quando era piccolo aveva sempre sentito un qualche cosa di strano, una sorta di energia imprigionata nel profondo come una bestia in attesa di uscire.
E in quel periodo la "bestia" era nervosa come se sentisse la libertà alle porte.
Sospirando l'assassino chiuse gli occhi e si portò le mani alle tempie, qualunque cosa fosse LUI doveva controllarla, non poteva che essere altrimenti.
Niente e nessuno l'avrebbe controllato.
Mai.
-Howie?
Una mano calda sulla spalla.
Aprendo gli occhi il ragazzo volse lo sguardo verso la vocina.
Toby lo osservava con quegli occhioni neri dalla grandezza impressionante, accucciata al suo fianco come un animaletto.
-Tu male?
Howie sorrise.
In poche settimane Tabhita aveva fatto dei progressi impressionanti nel comprendere e parlare la loro lingua; per quanto le coniugazioni verbali le fossero ancora precluse se voleva dire qualche cosa trovava sempre il modo di dirla.
-No, sto bene Toby..
-Tu bugia
Il visino lentigginoso si contrasse in una smorfia poco contenta e Howie fu sul punto di scoppiare a ridere.
-Pensi che menta?
-Menta...
-Mentire, dire le bugie
-Tu mentire...
-Io mento?
-Tu menti
Questa volta la voce aveva cambiato inclinazione e lo sguardo della ragazza si era addolcito.
Howie la osservò intensamente, era impossibile che venisse da Homana e non gli pareva affatto pazza (come molti li dentro pensavano) eppure, Andora? Anche se lei insisteva a chiamarla Eldheret quella città era una leggenda di secoli prima.
-Sei un elfa?
Toby scosse il capo.
-Io no elfa, io vivo Eldheret, non Andora
-E allora perché hai le orecchie a punta?
Le tocco le orecchie e sotto la sua mano le sentì bollenti, il viso lentigginoso di Tabhita era come infiammato, Howie ritrasse precipitosamente la mano.
-Oh scusa, non volevo offenderti
Tabhita si portò le mani alle orecchie massaggiandosi le punte.
-Brutte?
-No, ti stanno bene, sembri una sorta di folletto
-Folletto?
-Si sai, di quelli che saltellano nelle storie per bambini o...
Ma Toby dette segno di non aver capito, aveva parlato troppo velocemente.
-Tranquilla, sei molto carina
Tabhita sorrise e gli prese la mano facendo forza come ad indicare di alzarsi.
-Che c'è folletto?
-Uscire!
Howie la osservò perplesso, sapeva che sarebbe arrivato il momento in cui quella ragazzina del mondo delle fiabe avrebbe chiesto una boccata d'aria.
-Emh, non c'è nulla da fare fuori...
Toby lo osservò perplessa e Howie si tocco la maschera anti gas attaccata alla cintura.
-Fuori c'è il gas, non si può respirare...capisci?
Disse cercando di aiutarsi con la gestualità.
Gli occhi di Tabhita parvero appannarsi come se la ragazza stesse guardando qualche cosa che non c'era, Howie si chiese se avesse capito.
-Non boschi? Non stelle? Non luna?
Howie le strinse forte la mano come se si sentisse personalmente responsabile per la mancanza di tutte quelle cose.
-Mi dispiace io non...
Non riuscì a concludere nel momento in cui vide le guance della ragazzina rigarsi di lacrime.

Tabhita si morse il labbro inferiore per non singhiozzare.
Dov'era mai finita? In quale inferno la sua bravata l'aveva condotta?
Niente boschi? Niente luna e stelle? Niente ossigeno nell'aria per respirare?
Era questa Homana? La grande Homana di cui tutti i libri parlavano?
E come stava la nonna ora? Era in pensiero?
Che nipote screanzata era stata, lasciare il suo unico parente solo e senza aiuto.
Tabhita iniziò a sentirsi male, un conato di vomito che le saliva su per la gola.
Due mani fredde le presero il viso e lo alzarono in modo che i loro occhi si incontrassero.
-Ti porto io a casa, te lo prometto
E senza pensarci, dopo essersi morso forte il polpastrello dell'indice, Howie le tracciò con la gocciolina di sangue un cerchio spezzato da una retta sulla fronte della ragazzina.
-Nessuno ora ti farà del male
Tabhita lo osservò perplessa avvertendo uno strano calore alla fronte.
-Tu magia...






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