martedì 17 maggio 2011

12_ Hear my voice (Nato/ Seth)

[capitolo a 4 mani in collaborazione con Trish]


Uniform aprì gli occhi, guardò il gigantesco cilindro di vetro attraverso il liquido nel quale era immersa, l'unica debole barriera che la separava dalla morte. Vide il suo braccio pallido muoversi verso il vetro della vasca, i sottili tubicini che le inniettavano ogni sorta di medicine seguirono il suo movimento. Lei, però, non si era mossa affatto. Richiuse gli occhi mentra gli scienziati del laboratorio iniziavano ad agitarsi.
Stava per succedere qualcosa.
Uniform era cieca per colpa di qualche esperimento atto a potenziare le sue naturali doti di veggente, a causa dello stesso errore ogni volta che apriva gli occhi vedeva le cose sfasate di qualche minuto nel futuro.
Sentiva che qualcosa stava cambiando, avvertiva il dubbio germogliare lentamente nelle menti distantidei suoi amici. Lei sapeva già tutte le cose che gli altri NATO avevano appena iniziato ad immaginare, aveva tanto sperato che lo capissero prima, ora sperava solo che non fosse troppo tardi, all'improvviso, mentre pensava a tutte queste cose, si sentì mancare, un mal di testa familiare le esplose nel cervello e delle immagini presero a scorrerle davanti agli occhi chiusi.

Sangue. Un ragazzo le dava le spalle, i capelli ricci e neri arruffati, il sangue fuoriusciva da un foro di priettile sulla sua schiena, proprio in mezzo alle scapole. Gocciolava rosso giù per la sua giacca lunga. Lenatamente, come se fosse stupito, si voltò verso di lei, gli occhi azzurri e grigi spalancati, un rivolo di sangue gli colava dalla bocca e lungo il mento, la guardò e cadde a terra.

Uniform spalancò gli occhi terrorizzata. "Foxtrot!" Pensò, richiuse gli occhi, doveva fare qualcosa, sarebbe stato troppo tardi, si concentrò per sentire le menti degli altri alla disperata ricerca di qualcuno che la potesse sentire, pensando come se gridasse, ma loro erano come sordi, non avevano la capacità di sentirla.
"No! No! No!"
Doveva fare qualcosa, non poteva lasciarlo morire, allargò il suo campo mentale. Niente. Lo allargò di più, continuò ad estenderlo finchè, ormai al culmine della disperazione, non la sentì, proprio lì ai margini, debolissima, come se qualcuno la stesse tenendo nascosta.
Un altro veggente.
Alzò il braccio e posò il palmo della mano su vetro della vasca, era freddo al contatto, sentì i tubi dei medicinali seguirla, si concentrò con tutte le sue forze su quella piccola essenza, sulla visione e su una parola che ripetè all'infinito nella sua testa: "Salvalo! Salvalo! SALVALO!". Sentì il suo cuore accellerare i battiti. Sentì i medici iniziare a parlare tra di loro in tono nervoso.
-Battito irregolare
-Una visione?
-Sta facendo qualcosa!
-Aumentate le dosi di sedativi!
Iniziò a sentirsi debole, il suo viso si contorse in un'espressione concentrata, irrigidì i muscoli della mano, come se rimanere aggrappata al vetro la potesse aiutare. Continuò a pensare intensamente, a concentrarsi su quello sconosciuto. "SALVALO!!" Avvertì qualcosa di diverso. Capì che la visione era arrivata a destinazione, così come il suo messaggio.
-Cosa diavolo sta facendo?
Uniform sorrise, lasciò ricadere il baraccio e perse i sensi.

“Salvalo!"
La camera da letto scomparve, Jensen che dormiva sereno scomparve, tutto divenne nero e poi sfocato, umido e freddo.
Seth tentò di gridare ma scoprì che le era impossibile, non sotto quel manto d'acqua.
"Salvalo!"
Un grido più vicino.
La veggente si voltò dentro le acque scure, quella voce era così vicina...
"Chi sei?!Chi sei!?" e fu allora che la vide.
Nitidida e potente la visione la travolse trascinandola lontano da quelle acque pericolose...

Quando Seth riaprì gli occhi era tornata nella sua stanza, dentro il suo letto caldo.
Una patina di sudore le copriva il volto e la sua respirazione era agitata, irregolare come il suo battito.
-Seth?!
Suo fratello era lì, la osservava coi suoi occhi ciechi, protendendosi verso di lei, la ragazza poteva sentire come cercasse di mantenere la calma.
-Seth, dannazione parlami!
-Jens io... io devo salvarlo...

giovedì 12 maggio 2011

11_ La decisione è presa (Quinn)


-La situazione comincia ad essere alquanto complessa.
Chad, con il ringraziamento di tutti gli astanti, aveva preso in mano la situazione e preparato un ottimo, quanto lungo e dettagliato rapporto, sugli ultimi fatti che li avevano travolti in quelle poche settimane.
Quinn stava in ascolto seduto alla sua destra, meditando pensieroso sul da farsi, gli altri capo-gruppo della Resistenza sedevano con lui intorno al lungo tavolo della cucina, chi non era riuscito a prendersi una sedia stava in piedi appoggiato al muro.
Ora che Chad aveva preso la parola il silenzio regnava sovrano ma Quinn, da buon leader che si rispetti, sapeva che, non appena il rapporto fosse giunto a conclusione, sarebbe scoppiato il solito putiferio; forse era per quello che se ne stava ad occhi chiusi con una mano a sorreggersi la testa.
-Cercherò di essere breve e conciso: abbiamo sparpagliato spie per tutta la città, abbiamo contattato tutti i nostri informatori ma di questa fantomatica setta del serpente d'argento neanche l'ombra, se Seth non si stesse giocando l'anima potrei perfino affermare che non esista, ma dalle occhiate che mi lancia, lei ne è sicura quindi...boh, sembrano nascondersi nelle ombre e con loro anche il mago... Marcos ci ha poi gentilmente portato all'attenzione il fatto del ragazzo tatuato, anche lì abbiamo controllato: il ragazzo non è inserito in alcun database governativo, ciò lo rende automaticamente un individuo di estremo interesse per la nostra organizzazione ma, al momento purtroppo, da quanto ci riferisce una delle suore, non si è ancora risvegliato dal suo stato comatico, perciò, come per il mago siamo in cupa attesa.
Una piccola pausa in cui si massaggio il cranio rasato, mentre il concilio iniziava a borbottare sommessamente, Quinn sospirò: “Siamo nella merda di drago sino alla cintola...”.
Chad proseguì dopo un breve colpo di tosse per richiamare l'attenzione:
-Sono poi lieto di informarvi che la nostra incursione nell'armeria del settore 8 ha avuto un ottimo successo! E' Stato sequestrato un carico di materiale bellico di qualità che presto invieremo ad ogni gruppo, vi prego solo di leggere le istruzioni in caso di armi estremamente tecnologiche, sarebbe alquanto disdicevole se finissimo per ammazzarci da soli...
Qualcuno lo squadrò con irritazione, l'umorismo dell'uomo non era mai stato particolarmente gradevole a nessuno.
-Vorrei poi aggiungere che, a dispetto di quello che molti pensano, far saltare in aria l'armeria è stato un vero colpo di classe da maestri
Un ampio sorriso, l'idea dell'esplosione era stata sua.
Era risaputo che Chad amava i botti delle esplosioni quasi quanto le sue ricerche in campo chimico, da cui aveva ricavato ampi sfregi su mani e braccia.
-Purtroppo però, questo fatto ci ha messo dietro tutta la polizia della città...
Alcuni mormorii sommessi, qualcuno alzò gli occhi al cielo, Chad proseguì, questa volta in tono più cupo:
-Infine, vi è la questione legata al rapimento di Lucy da parte dei soldati NATO...dei quali, non sappiamo assolutamente nulla...
Strinse fra le mani i fogli e mordendosi il labbro inferiore si risedette, come da Quinn previsto un mormorio sempre più alto iniziò a incombere sulla cucina.
Caleb, un mutante incrociato col gene del lupo, alzò la voce:
-Salvare Lucil sarebbe come darsi in pasto a Ludwig! Non sappiamo nulla di questi NATO, li conosciamo solo per nome!
-E' una follia!!
Proferì qualcuno dal fondo della stanza, Quinn non riuscì a riconoscerne la voce.
Raxek scattò in piedi come una molla bestemmiando e maledicendo drasticamente tutti i presenti:
-E allora vorreste lasciarla marcire in un qualche buco polveroso?! Ma siete diventati tutti degli ammassi di...
Le imprecazioni durarono ancora per qualche secondo, se non almeno un minuto buono. Senza alzarsi Marcos studiò la sala, il terzo occhio aperto e vigile:
-Lucy è una delle nostre migliori pistole, non possiamo permetterci il lusso di perderla
-E allora cosa proponete? Non c'è modo di sapere dove si trova!
Fu Kat a parlare, nera di pelle come il carbone e dai capelli bianchi come neve.
-Manderemo delle spie!
Nuovamente qualcuno che Quinn non riconobbe al primo colpo.
-Oh beh se continuano a fare l'ottimo lavoro che stanno facendo col mago e il ragazzo siamo a cavallo!!
Dai mormorii si passò alle grida, ora Raxek lo scrutava perplesso, aveva esaurito gli insulti (per ora) e si aspettava che lui intervenisse.
"Detesto questi concili"
Quinn si alzò in piedi grattandosi i lunghi riccioli color grano, invitò gentilmente gli astanti al silenzio, nessuno gli diede retta, alla seconda chiamata, quasi magicamente, tutti si acquietarono scrutando il loro leader.
-A tutti noi Lucy manca, ma iniziare dalla fine non ci aiuterà a mettere insieme i pezzi del puzzle...Per prima cosa la questione del mago, le ricerche non si devono sospendere, se ancora non abbiamo trovato nulla vuol dire che abbiamo cercato nei luoghi sbagliati, Miriam?
Una piccola brunetta si affacciò sul tavolo, era talmente piccola e mingherlina da far invidia persino a Sunny che non arrivava a toccare il metro e cinquantacinque.
-Dimmi Quinn!
-Voglio che mandi i tuoi segugi sino all'ultimo piano, parlino con la gente comune, chiedano a vecchi e bambini, non mi importa, al momento mi vanno bene anche leggende e dicerie, non so se mi sono spiegato
La piccola Miriam annui seriamente e con un cenno del capo Quinn proseguì:
-Per quanto riguarda il ragazzo tatuato..
-Se posso Quinn vorrei occuparmi io di quella faccenda!
Tutti i presenti volsero il capo verso la porta dove, appoggiata ad uno stipite, Seth li aveva fin all'ora ascoltati in silenzio in compagnia di suo fratello gemello Jensen.
-Se posso chiedere il perché...
La voce di Quinn era totalmente neutra, fossero stati da soli come gruppo l'avrebbe lasciata andare senza perché e per come, di Seth ci si poteva fidare ma, dinanzi a tutto il gruppo ribelle riunito era giusto che una spiegazione si sentisse.
-Ho avuto alcune visioni su quel ragazzo, visioni strane e sospette, credo fortemente che sia un personaggio chiave ma ancora non so perché... In se è la curiosità che mi spinge...
Spostò il peso del corpo da un piede all'altro, pareva vagamente a disagio, Quinn annuì.
-Se nessuno ha da obbiettare a sorvegliare il ragazzo manderei Seth e suo fratelo Jensen, ci potrebbe volere una "mano d'aiuto" per farlo parlare, non trovate?
Chiese ironico menzionando il potere di manipolatore del giovane, qualcuno ridacchiò, altri annuirono, nessuno obbiettò.
-E infine Lucy...scusami Chad se evito di parlare dell'esercito di piedi piatti che ci hai messo alle costole ma credo che tutti noi sappiamo come gestirceli nei nostri rispettivi settori...dicevamo, Lucy.
La questione purtroppo è più delicata del previsto, per quanto io frema dalla voglia di staccare il cazzo a questo soldatino di merda che ce l'ha portata via, la pazienza è sicuramente l'arma migliore. Marciare contro ogni singolo laboratorio della città sarebbe inutile, visitare tutte le carceri idem, soprattutto visto che il novanta per cento di queste ci è ignoto...
-La lascerai morire?!?
Questa volta era la voce di Raxek, Quinn strinse i pugni, "Certo che non la lascerò morire, in extremis mi consegnerei io stesso se servisse a ridarcela indietro!" ma non lo disse, come capo aveva delle responsabilità e in un gioco così delicato non poteva permettersi di mettere troppo in gioco...
-No, non fraintendete le mie parole, non abbandonerò mai Lucy, come non abbandonerei ciascuno di voi se Sfortuna lo volesse, ma purtroppo per ora dobbiamo aspettare, lavorerò io come spia per questo caso!
Un mormorio generale, Caleb si alzò:
-Non dovresti esporti troppo, Ludwig vuole la tua testa
-Se è per questo vuole anche il mio culetto da sculacciare, la mia schiena da frustare e il mio bellissimo collo da incatenare! La decisione è presa! A differenza vostra io possiedo la capacità di cambiare aspetto e poi...diciamo pure che ho degli agganci particolari...
Milena alzò gli occhi e lo guardò.
-I sospiri del vento portano consiglio a chi sa ascoltarli
Qualcuno alzò gli occhi al cielo, Quinn invece le sorrise.
-Direi che il concilio è chiuso, ognuno torni alle sue mansioni e mi raccomando, state attenti.
I capi della Resistenza annuirono, Quinn li osservò uno per uno uscire dalla sala.
"Se solo gli dei tornassero a volgere lo sguardo agli uomini...gli sputerei in un occhio!" pensò amaramente.

martedì 10 maggio 2011

10_ Snakes (Howie/ Toby)


Era stata davvero una brutta caduta.
Toby sentiva freddo ed era bagnata come un pulcino; intorno a lei tenebra e solo tenebra, sotto di lei un leggero strato d'acqua.
Era circondata da pareti lisce e fredde, tentare una scalata era inverosimile.
Tentò di alzarsi ma si sentiva debole e dalla caviglia saliva sino al cervello una scossa tremenda.
“E' solo una contusione” pensò incoraggiandosi.
Passavano le ore? I giorni?
In quell'eterna oscurità non riusciva a capirlo, ben presto il freddo le penetrò le ossa, poi arrivò la volta della fame.
Gridò sinché ebbe voce.
Quante erano le possibilità che qualcuno la sentisse?
Tabhita si lasciò scivolare in un sonno senza sogni.
Quante possibilità c'erano che qualcuno la trovasse?
Rumori sommessi, caldo, freddo e un piacevole sentore di pelle...
Due occhi di vetro la fissavano.
Otto...


-Non parla?
-Beh, non è che non parli e che quello che dice non ha assolutamente senso!!
-Forse non parla la nostra lingua...
Una risata stridula.
-Oh sì, e da dove viene dal paese delle fate?
Il suo compagno scoppiò a ridere di gusto ma Howie non ci trovò nulla di divertente, per quanto ne sapeva lui quella misteriosa ragazzina poteva anche venire sul serio dal paese delle fate.
Infondo ciò avrebbe potuto spiegare svariate cose.
Innanzitutto quei capelli violetti e le orecchie appuntite in modo a dir poco "innaturale" e poi quella strana parlata, melodiosa e "antica".
Roy, un uomo grande e grosso dalla barba ispida, si fermò dinanzi alla porta dell'infermeria dove avevano lasciato la ragazza pochi giorni prima.
A trovarla erano stati loro due, lui e Roy, di ritorno da una missione per i piani alti.
Il suo compagno, un veterano dei Serpenti non aveva voluto ascoltarlo quando gli aveva riferito di sentire una voce, ma se c'era una cosa che caratterizzava Howie più di tutti i novizi dell'ordine era l'istinto e una testardaggine degna di un vecchio rabbioso (come soleva ripetere Roy).
Si era calato sin dentro un lungo pozzo mezzo ostruito dalle macerie e lì aveva rinvenuto quel piccolo corpo. La ragazzina aveva la febbre alta e una caviglia contusa, lasciarla lì sarebbe stato disdicevole e l'ospedale più vicino si trovava a troppi chilometri di distanza dal luogo, l'unica cosa abbastanza sensata che gli era venuta in mente era quella di condurla al covo dei Serpenti.
Si era preso tutta la responsabilità, se la ragazza si fosse dimostrata pericolosa o "troppo curiosa", non avrebbe esitato ad ucciderla, infondo, non era quello il suo lavoro?
-Beh, fatina o no il Gran Capo ha chiesto di vederla, almeno un nome lo dobbiamo tirar fuori, a costo di inventarlo!
Howie annuì poco convinto e seguì il compagno dentro la stanza.

Doveva aver dormito parecchio e sicuramente doveva aver avuto la febbre, se lo sentiva nelle ossa.
Tabhita sbadigliò e si guardò intorno, la stanza era esattamente come quando l'aveva lasciata l'infermiera la notte scorsa.
A quanto pareva l'incantesimo di Noal aveva seriamente funzionato perché doveva per forza di cosa essersi teletrasportata in qualche posto lontano da casa, nessuno lì riusciva a capire cosa dicesse e, dall'altra parte, lei non comprendeva quella strana lingua, fredda e dal forte accento.
In confronto la parlata di Andora pareva così fresca, musicale...
Raggomitolata sotto le coperte non riusciva a capire se fosse felice che l'incantesimo avesse avuto successo o distrutta dalla prospettiva di essere per una volta lontana chissà quanto da casa; quando la porta dell'infermeria si aprì Toby decise di rimandare quei ragionamenti così delicati ad un momento più sereno, ora doveva solo ringraziare la sua buona stella di essere in salvo.
"Se infondo sono davvero in salvo..."
Si mise a sedere e osservò i due visitatori, arrossendo alla vista del più giovane che era venuto a trovarla altre volte per parlare con la dottoressa; a Toby quel ragazzo piaceva alquanto, non poteva avere più anni di lei e, a differenza del suo compagno grosso e barbuto, per lei aveva un sorriso gentile.
Le si avvicinarono, l'uomo più grosso prese una sedia e vi si sedette sopra fissandola con occhio truce mentre il ragazzo stava al suo fianco, in piedi.
La prima idea che Tabhita si era fatta di quel luogo era di essere finita in una specie di caserma militare, tutti gli uomini e le donne che aveva potuto vedere erano persone serie, vigili che si muovevano nel buio come ombre, in oltre portavano tutti gli stessi vestiti.
Pantaloni di pelle neri, una maglia bianca, se era il caso una giacca nera, sempre di pelle e una maschera antigas, di quella pareva quasi non potessero fare a meno, se la portavano sempre appesa ad un gancio della cintura.
E poi c'era quello strano tatuaggio, lo avevano tutti sotto il polso: un serpente che si avvolgeva su se stesso...
Sorrise ai due, gentile e disponibile. L'omone più grosso si portò una mano al petto:
-Io...sono...Roy...
Toby aggrottò la fronte, stava per aprire bocca quando pensò che parlare sarebbe stato inutile, decise di scuotere semplicemente la testa.
Roy sbuffò, non pareva un uomo troppo paziente.
-IO...ROY!
La sua voce era divenuta più dura, Toby si ritirò verso il muro, aveva l'impressione che quel tipo l'avrebbe picchiata da un momento all'altro.
-IO ROY! Oh forza! Siamo alle basi di una conversazione civile, quanto può essere complicato!?
Howie alzò gli occhi al cielo.
-La stai spaventando..
-Spaventando?!IO?!
Roy lanciò un occhiataccia al novizio battendosi la manona sul ginocchio.
"Ecco appunto" pensò Howie.
-Beh allora che aspetti sapientino? Fammi vedere cosa riesci a cavarci tu!
Si alzò dalla sedia e afferrando il ragazzo per la maglia lo mise a sedere, Howie non fece una piega. Tutti sapevano che Roy era un valido maestro nella loro Arte ma non si poteva dire altrettanto in quella di fare conversazione...
Il giovane volse lo sguardo verso la ragazzina e sorrise, con quegli occhioni spalancati le pareva un cerbiatto ferito, come il suo maestro si portò una mano al petto.
-Io sono Howie...
La indicò gentilmente.
-...Tu?
Toby non era stupida, aveva capito che quei due stavano tentando di presentarsi, il problema era che non aveva inteso granché dei loro nomi, indicò quindi il giovane.
-Hawy?
-No, Howie
-Howie...
Ripeté e sorrise più sicura, si portò una mano al petto, sperando di aver capito, quante possibilità c'erano di non sbagliare?
-Io...sono...Tabhita
-Tabhita
La ragazza annuì e il volto dal mare di lentiggini le si illuminò, Howie volse il capo verso il suo maestro con aria vittoriosa ma ricevette solo uno sbuffo.
-Chiedile da dove viene!
"Ecco, questo è più difficile" Howie storse il labbro e si massaggio la base del collo, poi di colpo gli venne un'idea, si alzò dalla sedia.
-Torno subito!
-Dove va..
Ma l'uomo non riuscì a finire la frase che il novizio era già sgattaiolato fuori.
-Veloce come un furetto quel piccolo bastardo..
-Bastardo...
La vocina pigolante della ragazza lo fece voltare, e osservando quel volto calmo e serafico gli venne da ridere.
-Eh già, è proprio un bastardo, nel senso pratico del termine!
La vide mordersi il labbro inferiore.
-Roy?
Chiese, l'omone annuì.
-Sì, io Roy!
-Tu Roy?
Lo stava forse prendendo in giro?
-Ho detto di sì!
Sbottò irritato, la ragazzina annuì e chinò il capo pensierosa.
Pochi minuti e Hwie tornò nella stanza, in mano una vecchia mappa del Continente, polverosa e ad una rapida occhiata del contenuto, sicuramente poco corretta.
-Mi servirà solo per farle capire cosa intendo
Rispose il giovane dinanzi alle perplessità espresse dal maestro solo con lo sguardo.
Tabhita si ritrovò ad osservare la cartina, certamente la cartina peggio disegnata del Continente, anche lei sarebbe riuscita a tracciarne una migliore!
Il giovane di nome Howie poggiò il dito indice su un punto a sud della carta.
-Homana! Noi...siamo a Homana
"Homana!? La vecchia capitale!?" la ragazza sgranò gli occhi e per un po' fisso quel puntino con terrore, d'un tratto tutto le pareva insensato e assurdo.
-Da dove vieni?
Chiese il ragazzo passando una mano sulla carta.
-Da dove...
Ripeté lei incantata, sicuramente le stava chiedendo da dove venisse, Tabhita si morse il labbro indecisa, era saggio rivelarglielo?
-Sì, da dove?
Howie pareva molto più paziente del suo compagno, Tabhita lo scrutò perplessa e si riempì di dubbi, cosa sapeva lei di quel luogo?
I contatti tra Homana e Eldheret erano stati interrotti da anni, se non almeno mezzo secolo prima, e se quelli che si trovava davanti era gente cattiva?
Lo sguardo le cadde sul tatuaggio del ragazzo, un serpente era un simbolo infido, come la bestia che ritraeva.
"Beh, certamente non sarà il massimo della saggezza fidarsi ma lo è stato forse mettersi a giocare con gli incantesimi?"
La vocina della coscienza.
Tabhita scrutò il nord della mappa (inorridiva al pensiero di dove avessero posizionato la sua povera città) sospirò, su quella vecchia carta non era segnato il nome di Eldheret, in compenso ve n'era un altro, infondo erano un po' la stessa cosa no?
Indicò il punto a nord della mappa, ormai era in ballo, tanto valeva ballare.

-Andora? Sei proprio sicuro che intendesse Andora?
-Assolutamente mio signore...
Howie era in ginocchio affiancò al suo compagno a cui il Gran Maestro del Serpente si era rivolto per fare rapporto.
-E voi assicurate che la ragazza non parla la nostra lingua?
-Assolutamente mio signore...
Il Gran Maestro parve alquanto turbato, era anziano ma il suo corpo non era cedevole e, dall'altro del suo scanno pareva trasmettere saggezza.
Molti confratelli lo adoravano, a Howie non faceva ne caldo ne freddo.
"E' solo un vecchio che dall'alto della sua solenne poltrona ci ordina chi ammazzare decidendo la vita o la morte degli altri come se si trattasse di cani!" così aveva parlato di fronte ad altri novizi alcuni anni prima e per contro ne aveva guadagnato abbastanza frustate per essere apposto per tutta la vita.
La Setta del Serpente era una congrega mercenaria (un semplice covo di assassini senza fronzoli, a detta di Roy) in piedi ormai da generazioni, i suoi adepti, uomini e donne, venivano prelevati da piccoli, per lo più dalla strada, e addestrati alla "nobile" arte dell'assassinio.
I bambini venivano tenuti insieme sino all'età di dieci anni, poi, ad ognuno veniva dato un maestro che tenevano sino a quando non avessero dimostrato al Gran Maestro sapienza, abilità e soprattutto obbedienza; solitamente questo rito di passaggio avveniva verso i diciotto anni anche se alcuni tra i migliori erano stati chiamati a superarlo già dai sedici anni.
Howie, alla veneranda età di vent'anni non era stato ancora convocato al suo rito di passaggio.
Non che le sue abilità fossero inadeguate, al contrario Roy lo aveva proposto svariate volte sin dai suoi diciotto anni ma ancora nessuno lo aveva convocato.
Il motivo stava in un piccolo dettaglio alquanto insignificante (a detta di Howie), qualcosa riguardo quella cieca obbedienza all'ordine che andava a cozzare sonoramente con la testardaggine e la individualità del ragazzo.
Roy lo aveva avvertito di mettere la testa apposto ma Howie proprio non riusciva a buttar giù l'amara medicina. Ormai era diventato la barzelletta dei novizi, uno così proprio non si era mai visto e i consiglieri del Gran Maestro iniziavano a scrutarlo con diffidenza chiedendosi se non fosse il caso di sbarazzarsi di un simile individuo...
Howie, intento ad analizzare la lucentezza delle pietre del pavimento (in quanto novizio non gli era consentito scrutare il viso dei grandi capi) si sentì gli occhi del Gran Maestro addosso, fece del suo meglio per non alzare il viso.
-Lasciarla andare potrebbe essere troppo pericoloso, badate a lei, vestitela come una dell'ordine e fate in modo di controllare che non se ne vada troppo in giro, intanto farò in modo che le mie spie cerchino informazioni in città. Se entro un certo tot di tempo non si sarà scoperto nulla, penseremo cosa farne di lei...
-Sì maestro
Annuì Roy composto, Howie sorrise, quel compito doveva apparirgli alquanto ingrato ne era certo.
-Fate in modo che non metta piede fuori dalla confraternita...
Di nuovo annuirono.
-...e Howie?
-Mi dica Maestro
"Ma tu guarda quanto sono lucide queste pietre" pensò alzando un sopracciglio.
-Quella ragazza ti è affidata in modo particolare, come da tua richiesta, se fallirai in qualunque degli ordini che vi ho assegnato, non sarà il tuo maestro a pagarne le conseguenze.
-Certamente Maestro
Rispose distrattamente.
"Ma tu guarda, una crepa!"

Uscirono dalla sala poco più tardi imboccando il corridoio che li avrebbe portati sino ai magazzini.
Quando Roy fu certo che nessuno li stesse seguendo od osservando afferrò Howie per il bavaro e lo sbatte forte contro il muro.
Il giovane non si dimostroò ne sorpreso ne allertato, quel suo arrogante sorrisetto continuava a persistere sul suo viso.
-Dimmi una cosa How, ci tieni così poco alla tua vita?
-Al contrario Roy, la mia vita mi piace parecchio...
Tentò di spostarsi ma con uno spintone l'omone lo rimandò contro il muro, questa volta il giovane corrugò la fronte.
-Allora sei forse uno stupido?
-Mi conosci da abbastanza tempo per risponderti da solo, non sono affatto uno stupido
-Dal modo in cui ti comporti invece lo dimostri!
-Non capisco, cosa avrei fatto di sbagliato stavolta? Non mi sono prostrato a sufficienza?
Roy sputò a terra ringhiando.
-Allora vedi ti tenere a freno la tua linguaccia, modera i termini, la postura, elimina la gestualità, tu per loro sei fottutissimo libro aperto!
-Credo sarà difficile che riescano a leggermi, la metà di loro non lo sa fare
Il ceffone gli arrivò dritto sulla guancia, così forte da fargli rivoltare la testa.
-Porta rispetto moccioso, solo perché possiedi una o due doti queste non potranno pararti il culo a vita! Guarda in faccia la realtà Howie! Loro hanno la tua vita e la pesano su una loro personale bilancia!
Il sorriso persistette sul volto ma Howie chinò lo sguardo a terra, nei suoi occhi Roy lesse che aveva capito, ma purtroppo che non si sarebbe spezzato.
Gli era toccato proprio un allievo difficile.
-Andiamo a prendere i vestiti e torniamo da quella mocciosa, sappi che di questa storia non ne voglio sapere nulla chiaro?! Occupatene tu!
Ringhiò Roy feroce, volgendo lo sguardo per osservare il novizio, ma il ragazzo pareva non ascoltarlo.
Howie camminava con aria apparentemente distratta, gli occhi blue scuro che vagavano osservando le ombre. Le parole di Roy gli ronzavano nella testa, LORO avevano la sua vita.
-Mi ascolti?!
-Sisi...
Mugugnò senza dar troppo retta alle parole del maestro.
“Forse è giunto il momento di riprendermela questa fantomatica vita.”









(Foto gas_mask_reflection_by_dreamusic-d da DA)

domenica 8 maggio 2011

09_ Waiting (Sunny)


La notte eterna di Homana avvolgeva il giardinetto che circondava la Casa e le sue alte mura protettive; Sunshine osservava incantata l'ingresso di mattoni da cui sarebbero sbucati presto i suoi amici, o almeno, così sperava.
-Sono in ritardo...Sono dannatamente in ritardo...
Erano due ore buone che Quinn girava intorno alla stanza ripetendolo, Sunny non gli prestò attenzione, i suoi occhi blue erano fissi su quella parete, come incollati.
Da quando Raxek aveva dato l'allarme di ritardo da parte del gruppo di Marcos e Seth e da parte di quello di Vince, Merry e Lucy, il piccolo genio non aveva lasciato la sua postazione alla finestra, come se staccare gli occhi da lì potesse in qualche modo influire sul ritorno o meno dei suoi amici.
-Sono in ritardo maledizione...
Oltre a Quinn nessun altro nella stanza parlava, Milena, Jensen e Raxek sedevano silenziosi, dai rapporti ricevuti alle prime luci dell'alba (nel senso metaforico del termine) sapevano che gli altri ribelli erano tutti tornati alle loro case, sani e salvi.
A quanto pareva solo i loro comapgni più stretti mancavano all'appello.
Quinn si fermò e sospirò lanciando un occhiata all'orologio che li sovrastava, appeso alla parete.
Quattro ore...
Sarebbero dovuti rientrare quattro ore fa.
"Non sono morti, non sono morti, non sono morti" Sunny se lo ripeteva in silenzio come fosse stato un mantra.
Raxek le scocco un occhiata piena di apprensione e le andò vicino, le mise una mano sulla piccola spalla.
-Sunny...
-Eccoli!!!
Sunshine scattò in piedi.
-Marcos e Seth!!
Jensen si alzò teso come una corda di violino, tutti guardarono la porta che si apriva.
Marcos e Seth erano stanchi e alquanto sporchi, a nessuno sfuggì che le mani della veggente erano macchiate di sangue quasi sino al gomito.
Quinn li guardò preoccupati.
-Cosa è successo?
Marcos si lasciò scivolare sul divano mentre Seth sorridendo scuoteva la testa.
-Nono, non preoccuparti, niente di speciale, Marcos farà rapporto...Se vorreste scusarmi, io vorrei farmi una doccia...
Detto ciò prima che chiunque potesse ribattere Seth scappò su per le scale.
-Non sta bene...
Decretò Jensen.
-Vado ad aspettarla in camera, forse vorrà parlarne...
Dettò ciò il ragazzo seguì la gemella su per le scale. Gli altri si girarono tutti per osservare Marcos, in attesa di spiegazioni, Quinn corrugò la fronte notando il terzo occhio del Tristera spalancato e vigile.
-Allora?
-Abbiamo salvato un ragazzo
-Per favore più chiaro
Marcos sospirò.
-Io e Seth stavamo pattugliando i piani bassi quando d'un tratto abbiamo sentito dei rantoli provenire da una delle fogne, ci siamo calati e abbiamo scoperto il corpo di un ragazzo... Aveva le mani legate dietro la schiena e pareva che qualcuno avesse cercato di massacrargli la testa a colpi di catene. Seth ci si è avventato contro, il ragazzo era vivo per miracolo...
A quelle parole il volto di Marcos si adombrò, Quinn non mancò di notarlo.
-Continua...
-Lo abbiamo portato ad uno degli orfanotrofi gestiti dalle suore, la scelta è stata mia. Quelle donne molto spesso sanno fare più dei medici e si curano dei malati molto più che negli ospedali inoltre...
-E' un luogo più discreto...
Marcos osservò il suo capo e annuì.
Raxek cominciò ad agitarsi sulla sedia.
-Fuori il rospo Marc...
Borbottò cercando di mantenersi sul gentile. Il Tristera osservò i compagni uno per uno.
-Non sono un esperto in materia ma il ragazzo aveva un odore strano. Potrei sbagliarmi ma, puzzav...cioè odorava di mezzosangue...
Calò il silenzio.
-Un mezzosangue? Intendi un mezzo umano, mezzo vampiro?
Chiese Sunny con estrema innocenza, Marcos annuì.
-Impossibile, i Giovanni e i Ventrue non fanno bastardi, l'idea li fa troppo schifo e gli altri clan vampirici sono in letargo o a troppe miglia da Homana...
-E allora di chi può essere Rax?
Raxek non riuscì a rispondere, Marcos si voltò verso Quinn che era rimasto in silenzio.
-Sono assolutamente certo che il ragazzo sia stato condannato a morte, la scena sembrava proprio quella di un esecuzione. Sicuramente chi l'ha preso a “catenate” credeva fosse morto quando l'ha lasciato..
-Quanti anni poteva avere?
Quinn parve destarsi dai suoi pensieri all'improvviso.
-Una ventina direi...io proporrei di tenerlo d'occhio finché non ne sapremmo di più.
Quinn annuì.

-Quanto sono belli i disegni sulla pelle voi non credete?
Era stata Milena a parlare, tutti volsero lo sguardo verso la ragazza che, come suo solito, osservava il vuoto, persa in chissà quali pensieri, Quinn alzò un sopracciglio:
-Intendi i tatuaggi?
-Sì...Tatuaggi...si dice che ognuno abbia un significato...
Raxek tossicchiò per reprimere una risata mentre Sunny guardava Milena con estrema perplessità, solo Marcos pareva raggelato dalle parole della vampira.
-Quinn...il ragazzo portava un sacco di tatuaggi, ne aveva il torace e le braccia pieni!
A quelle parole tutti osservarono Milena più incuriositi di prima, ma la ragazza con la testa non era più con loro,se mai ci fosse davvero stata...
Quinn scosse la testa e prese un ampio respiro.
-Ok, credo di aver bisogno di una sigaretta, sorveglieremo questo ragazzo, sinché non si riprenderà sarebbe inutile interrogarlo...Piuttosto ho una preoccupazione che mi pressa maggiormente al momento, Marcos hai notizie di Vince, Merry e Lucy?
Marcos scosse il capo, intento a ricucirsi il terzo occhio.
Il sollievo che aveva riempito le mura del soggiorno tornò a dileguarsi, anche gli occhi di Sunshine persero la loro naturale luminosità.

Passarono altre due ore in cui nessuno si mosse.
Sunny era tornata alla finestra, ad osservare il muro di mattoni e Quinn passeggiava nervosamente per la stanza borbottando frasi sconnesse.
D'un tratto il piccolo genio lanciò un grido acuto e si lanciò verso la porta d'ingresso, aprendola di scatto.
Sulla soglia un Vince sfinito reggeva una Merry distrutta, col viso devastato dal pianto.
Sunshine le dette una mano per farla arrivare sino al divano.
Quinn afferrò Vince per il bavero della giacca.
-Cos'è successo?! Dov'è Lucy?!
Gli occhi di Vince si riempirono di lacrime, lacrime di rabbia che gli fecero mordere forte il labbro inferiore.
-I NATO...L'hanno presa i NATO




(Foto waiting_by_forgiven51 da DA modificata)

08_ NATO (Echo/ Nato/ Lucy)


Muovendosi silenziosi come una presenza oscura alle spalle dei loro avversari, erano riusciti a spingerli esattamente dove volevano: in uno dei tanti labirinti di palazzi diroccati dei piani bassi.
Anche se apparentemente impassibile, Echo sapeva che Delta, lo stratega del gruppo, stava sorridendo dentro di se compiaciuto per il buon lavoro svolto.
Sospirò silenziosa e spostò lo sguardo verso Bravo che, come ogni buon capo apriva la fila.
Dopo aver riconosciuto il gruppo dei ribelli, gli ordini erano stati chiari: la ragazza più alta, quella con la parte destra del cranio rasata doveva essere catturata viva (o in fin di vita, le cose combaciavano) stessa cosa per il ragazzo, quello che chiamavano Vince, la seconda ragazzina doveva morire, la sua vita non era di alcuna utilità per le forze militari che li comandavano.
"Loro sono i cattivi, loro sono i cattivi" continuava a ripetersi guidando velocemente proprio dietro Bravo e davanti a Delta.
Charlie, l'infermiera, non era venuta con loro ma li aspettava nel furgone che avevano lasciato parcheggiato in un punto vicino all'ingresso del piano mentre scendevano di pattuglia; ed era li che li avevano incrociati.
Era stata lei, Echo a percepirne l'aura, aveva dato l'allarme a Bravo che subito aveva iniziato a dare ordini; era incredibile come riusciva a cambiare espressione quando si trattava di lavoro, un attimo prima sorrideva e scherzava crastulando su Alpha e un subito dopo eccolo li, serio e composto, pronto ad azzannarti il collo.
"Loro sono i cattivi, loro sono i cattivi"

-Puttana e baldracca!
Erano dieci minuti buoni che Lucy bestemmiava come uno scaricatore di porto mentre caricava il fucile.
Vince socchiuse gli occhi impugnando lo spadone a due mani.
-Lucy, tutto bene?
Merry aveva gettato il telone mimetico sulle moto e stava studiando la situazione con estrema calma; anche se non lo dava a vedere Lucy pareva non stare bene, un sudore freddo e un pallore spettrale le avevano smagrito il volto.
-Sto benissimo...
Ma la voce era incrinata.
Vince le lanciò un occhiata preoccupata e si fece serio, mostrarle compassione sarebbe stato come schiaffeggiarla, vedeva i morsi della fame nei suoi occhi.
-Allora, non sappiamo quanti sono, ne con chi abbiamo a che fare, direi ti tenere quindi questa posizione: Merry, tu starai al mio fianco, combatteremo come al solito, lascia a me gli stronzi che osano avvicinarsi e pensa a quelli distanti... Lucy, tu facci da fuoco di copertura.
Le due ragazze annuirono, anche se Merry notò una luce strana negli occhi dell'amica, sicuramente capiva in che situazione si trovava e lo accettava senza poterlo sopportare.
Silenzio, e poi dei rumori, lievissimi in lontananza, ad un cenno del capo di Vince, Lucy scomparve tra le ombre.

I NATO lasciarono le moto nei pressi di una statua diroccata, l'aria era immobile, satura, e il silenzio quasi asfissiante, solo in lontananza si sentivano i rumori dei locali e delle bettole, ma lì, lì era il nulla.
-Ci stanno aspettando...
Il tono di Delta era più freddo del ghiaccio, Echo gli si mise al fianco assumendo la sua solita postazione, dall'ombra di un palazzo sbucarono due figure veloci, alla ragazza basto il riflesso dell'acciaio per allungare una mano e concentrarsi.
Dalla terra, spaccando il cemento come fosse stata una crosta di ghiaccio sottile, saettarono delle radici, spesse e veloci si abbatterono sui due, che ebbero appena il tempo di spostarsi.
La pianta perforò il cemento del palazzo come fosse stato cartone, Vince dilatò gli occhi e con un rapido movimento di braccia recise la radice per constare come questa tornasse in vita nel giro di mezzo secondo.
-Ma che cazz...
-IO ODIO le verdure!! Indietro Vince!
Merry si parò davanti al suo uomo, attese qualche secondo, e quando le radici tentarono di colpirla con un grido acuto serrò ogni suo muscolo lasciando che le fiamme scaturissero libere da ogni fibra del corpo.
Mentre la ragazza dilatava le braccia e alzava una muraglia di fuoco, Vince si lanciò all'attacco.

Delta non fece una piega, allungò il braccio ed estrasse una spada lunga, si mise in posizione.
-Un incendiaria..
Mormorò, una pura constatazione.
-Non può bruciare per sempre.
Echo scartò di lato lasciando lo spazio necessario a Delta per combattere corpo a corpo.

Dall'alto del palazzo Lucy osservava la scena nascosta nell'ombra, fucile in posizione.
Anche trovandosi a svariati metri d'altezza agli occhi della ragazza il combattimento pareva svolgersi a pochi passi, le sue pupille avevano una capacità di messa a fuoco ultra umana (tutto grazie agli "amichetti Tremere").
Vide le fiamme di Merry alzarsi e avvolgere le piante della ragazzina contro il quale stava combattendo, piccola e mingherlina, assai gradevole alla vista, se l'avesse incontrata in altre circostanze la Tristera non si sarebbe mai accorta di trovarsi davanti un soldato NATO.
Un grave errore.
La ragazzina combatteva bene, svelta e agile, le sue piante combattevano come tante spade e scudi, proteggevano, attaccavano, senza sosta.
Dall'altra parte Vince se la stava vedendo contro un ragazzo alto, più o meno della sua stessa corporatura, non pareva granché dotato nell'uso della spada ma analizzando meglio la situazione notò che il combattimento non era neanche "iniziato".
Il soldato NATO stava studiando Vince, forse era uno stratega o qualche cosa di simile, lavoro di testa non di braccio.
Lucy sapeva che avrebbe dovuto iniziare a mirarne almeno uno, ma qualche cosa glielo impediva...
“Solo due?” pensò.
Come era possibile che ce ne fossero solo due?
Un fruscio alle sue spalle, il fucile saettò sul braccio sinistro, la mano destra estrasse la pistola e sparò.

A Vince bastò sentire l'odore di zolfo nell'aria per sapere che Lucy aveva intrapreso la sua personale battaglia (tutte le armi della ragazza erano silenziate), digrignò i denti.
"Devo liberarmi di questo moccioso, oggi Lucy non è in grado di combattere da sola!"
Ma la situazione pareva non cambiare, nessuno dei suoi colpi andava a segno, eppure era stato addestrato bene, aveva combattuto innumerevoli volte...

Delta pareva i colpi con naturalezza, studiando Vince con freddezza, si vedeva che era forte, in un altro contesto quella spada così pesante sarebbe volata via nei primi cinque minuti di combattimento; doveva trovare un punto debole e la sua mente studiava, analizzava, mentre i suoi muscoli reagivano all'attacco come a qualche cosa di sin troppo naturale, era bravo ma non eterno, a differenza del suo avversario.

-State commettendo un errore!
Merry si muoveva rapida lottando contro quelle orribili piante con due fruste di fuoco, aveva il fiatone e tutto quel "ballare" da una parte all'altra la stava spossando mentre la sua avversaria pareva fresca e riposata.
-State combattendo per la parte sbagliata!!
Una radice le frustò un fianco mandandola a sbattere contro una parete, d'istinto creò una bolla di fuoco, appena in tempo per pararsi da una seconda frustata.
-Tu menti!
La voce di Echo era cristallina.
-Voi siete dei terroristi! Uccidete gli innocenti!
-Innocenti!? Come puoi chiamarli innocenti?! Non ti hanno forse strappata alla tua famiglia?!
-Io sto proteggendo la mia famiglia!
Ci fu uno scoppio quando la pianta andò ad abbattersi contro il muro di fiamme.
Merry strinse i denti e si lanciò al contrattacco, la sua palla di fuoco sarebbe andata a segno se la sua avversaria non avesse creato un muro d'edera a proteggerla.
-Tu sai che è una menzogna!!
Se le sue parole facessero effetto o no su quella ragazzina Merry proprio non riusciva a capirlo, poteva solo pregare e combattere, un occhiata a Vince non le diede il sollievo sperato, quel combattimento pareva sarebbe durato per l'eternità.
Poi, un urlo squarciò l'aria.

Bravo stringeva il polso sinistro della ragazza, quello che un tempo aveva tenuto il fucile, e con un rapido movimento lo spezzo per poi girarle tutto il braccio sino al gomitolo, il crack delle ossa che si spezzavano fu attutito solo dall'urlo della Tristera.
Un pugno si abbatte contro il suo viso, era stato rapido e pesante, sentì il sangue che gli riempiva la bocca mentre parava un calcio della donna.

Lucy si sentiva una stupida, ma peggio ancora si sentiva in trappola, le sue pistole erano lontane da lei e quell'uomo era l'armadio più grosso che avesse mai visto, l'armadio più resistente contro cui avesse mai lottato.
Lo aveva colpito al ventre, aveva visto lei stessa il proiettile trapassare la carne, ma lui non aveva emesso ne un rantolo ne un sospiro, pareva essere diventato solo più veloce.
E ora il suo braccio era andato, lo sentiva pesante, inutile, e un dolore lancinante gli saliva sino al cervello, con un calcio riuscì a liberarsi e a gettarsi all'indietro pronta a colpire.
In un altro momento sarebbe riuscita ad aggiustarlo ma ora come ora le era impossibile, nel suo corpo scorreva troppo poco sangue vampirico.
"Sono debole, sono fottutamente debole" quel pensiero le lacerò l'orgoglio...ma la terrorizzò a morte.
Schivò un colpo veloce e tornò a lottare, ad accompagnarla l'amara sensazione di essere sempre più lenta del suo avversario.

Dall'altra parte Bravo lo percepiva, vedeva la stanchezza negli occhi della ragazza, forse era malata o debole per altre ragioni, ma una cosa era certa: "Non sta combattendo al massimo delle sue possibilità". Un calcio ben assestato lo mandò a sbattere contro un muro, dal ventre salì un dolore acuto, ma non ci fece caso "No...non sta usando neanche un quarto del suo potenziale".
Alpha gli aveva detto che quella ragazza era importante, gli alti gradi militari la rivolevano indietro a qualunque costo.
"Un disertore" pensò amaramente, qualcuno gli aveva detto che non c'era nulla di più pericoloso di un disertore, si avventò contro di lei mandandola a sbattere contro il pavimento.

Altre urla strozzate.
Merry iniziò a tremare.
"Contro chi diavolo sta combattendo?!"
Schivò un assalto.
-Vincee!!!
Il ragazzo parve capire e i due, lanciandosi entrambi all'indietro, riuscirono a ricongiungersi, i loro avversari ricomposero la loro iniziale posizione.
Merry gli lanciò contro un torrente di fuoco per riuscire a recuperare qualche minuto.
-Non la finiremo mai! E se la finiremo non sarà a nostro vantaggio
Era una cosa amara da dire ma Vince sapeva che andava detta, non si erano ancora mai scontrati contro i NATO e mai, neanche nei suoi incubi, avrebbe creduto che sarebbe stato così.
Merry deglutì.
-Vince...Lucy!
-Dobbiamo andarcene!
La ragazza annuì e raccolse tutte le sue energie.

Il muro di edera stava iniziando a cedere contro l'impeto del fuoco.
-Hai trovato il suo punto debole?
Chiese pacata Echo trattenendo e ricomponendo la barriera, notò che il volto impassibile di Delta di adombrava.
-Sembra non ne abbia, non fisicamente almeno...ma ho notato le occhiate che lancia verso l'incendiaria, credo abbiano una sorta di... "legame"
-Credi che Bravo riuscirà a catturare il cecchino?
-Non ho dubbi
Echo fece sparire il muro di edere solo per trovarsi davanti qualche cosa di mai visto, sgranò gli occhi.
-Notevole
Borbottò il suo compagno.
Dinanzi a loro, per un altezza di vasti metri si estendeva una parete di fiamme che li bloccava interamente il passaggio, il calore che proveniva da quella massa rossa e luminosa li riscaldò il volto.
-Echo presto! Prima che scappino!
Delta si slanciò indietro verso una delle stradine laterali, seguito a ruota dalla compagna.

Era la fine, ma allo stesso tempo non voleva che lo fosse, anche se le energie la stavano abbandonando il suo orgoglio le imponeva di resistere.
Era riuscita a scappare lanciandosi dal palazzo e ora correva per quel labirinto di stradine alla ricerca di una minima salvezza.
Si teneva il braccio rotto, il volto era una maschera di sangue, quello che le usciva dal naso le riempiva la bocca e quello che le bagnava la fronte le oscura gli occhi come un velluto porpora.
Si lasciò andare contro un muro, alle sue spalle sentì i passi dell'uomo, si voltò e lo sfidò con gli occhi. Se doveva morire, avrebbe guardato la morte in faccia, come l'aveva guardata Vick, come l'aveva guardata Valentine, d'istinto si portò la mano insanguinata alle piastrine militari che portava al collo.
Nella morte li avrebbe rincontrati tutti, i suoi primi compagni, il suo primo amore...
Poi vide l'ago, era una punta semi invisibile nell'oscurità. L'uomo avanzava stringendo una siringa. E Lucy capì che non era la morte che le voleva dare.
-NO!! Tu non puoi riportarmi la dentro non puoi!!

Bravo si fermò a pochi passi da lei stupito nel notare una nuova fiamma vibrare negli occhi della donna, nella mano destra stringeva la siringa, nella sinsitra una delle pistole che le aveva sottratto.
Il suo fine udito percepì il lieve rumore di motori alle sue spalle.
-Mi dispiace...
Lo disse con una nota triste, quasi stonante con l'espressione del suo viso, alzò la pistola e la puntò verso una stradina buia, quasi fosse in attesa.

Lucy non riuscì a capire sinché non percepì il rumore delle moto in avvicinamento, quattro almeno, un inseguimento senza ombra di dubbio, Vince e Merry dovevano essere riusciti a sfuggire ai due NATO e ora la stavano cercando.
"Cadranno in trappola", il suo cuore iniziò a battere mentre osservava l'uomo scrutare il buio in attesa, un orribile pensiero le attraversò la mente
"Una bestia, un'arma perfetta, non mancherà il bersaglio".
Già riusciva a vederla, l'esplosione causata dallo scoppiò del proiettile contro la moto...
Forse solo Vince sarebbe potuto sopravvivere...
"O me o loro"

Il capo della pattuglia NATO si accorse solo all'ultimo istante dell'ombra che si abbatteva contro di lui e lo gettava a terra; si lasciò sfuggire uno sparo che partì verso l'alto proprio mentre le quattro moto stavano per attraversare la stradina.
-Fuggiteeee!!!! Fuggiteeeeeee!!!!!
La donna stava urlando tentando di trattenerlo a terra, un urlo selvaggio quasi un ruggito.
Bravo digrignò i denti per la rabbia di essersi lasciato prendere alla sprovvista.
Con una tastata e due colpi secchi buttò la ragazza a terra e la immobilizzò mentre impugnava la siringa.

Quando sentì l'ago perforarle la carotide Lucy stava ancora gridando, calde lacrime le rigavano il viso.





(foto Bullet_Time_by_anderton da DA)

sabato 7 maggio 2011

07_ Tattooing (Alek)



I sotterranei del palazzo di Ludwig, nel piano più alto di Homana, erano freddi e la luce assai scarsa, ma i suoi occhi ormai vi si erano abituati.
Pareva quasi un dono naturale, come se madre natura avesse deciso di benedirlo con qualche cosa di utile, infondo dopo tutto quello che gli aveva fatto passare, se lo meritava...
Alek si scrutò il braccio tatuato alla ricerca di uno spazio libero.
Quella notte aveva fatto nuovamente un sogno...e ora sentiva l'irrefrenabile desiderio di "trascriverlo" da qualche parte.

Era iniziato tutto molto tempo prima, anche se il ragazzo era assolutamente certo che quei sogni c'erano sempre stati, aveva pregato e ripregato Ludwig e Mary Alice di concedergli carta e penna, si era prostrato, aveva implorato, ne aveva riscosso solo nuove beffe e tormenti.
Poi un giorno uno dei suoi carcerieri, un Giovanni dall'aria truce era entrato nella sua cella e gli aveva depositato davanti agli occhi una macchinetta a forma di pistola con una confezione di aghi e una scatoletta con delle pillole di pigmento.
-Se vuoi disegnare il mio Principe ha detto che di usare questi
Alek aveva guardato il tutto con una lieve preoccupazione, l'occhio nero (ultimo dono dei Ventrue) che ancora pulsava, non era mai uscito da quel posto ma sapeva bene come erano fatte le matite o le penne e quella diavoleria non gli ci assomigliava per nulla.
La studiò un attimo con attenzione e d'istinto intuì come andavano montati i pezzi per riuscire a usarla, ma comunque il dilemma rimaneva
-E la carta?
Osò chiedere in un mormorio sommesso, quasi avesse paura a esprimere un giudizio.
Un sorriso bianco e maligno si dipinse sul volto del vampiro.
-La tua carne, mi pare ovvio

Le prime volte era stato complicato, per non dire anche un poco doloroso, l'inesperienza gli aveva fatto commettere errori e se non curate come si conveniva quelle ferite potevano gonfiarsi e irritare, ma alla fine aveva imparato, dopo quattro anni di tatuaggi, poteva dirsi anche bravo.
Era diventato qualche cosa di meccanico e il suo corpo, da sotto le clavicole al basso ventre (contando le braccia e alcuni punti delle caviglie) era diventato un grande quadro, immenso e colorato, un quadro di immagini simboliche che neanche il suo creatore sapeva cosa potessero essere.
Erano incarnazioni dei suoi sogni e dei suoi incubi, Alek non riusciva a comprenderli ne a spiegarli, ma sapeva che doveva disegnarli, che doveva trasmetterli.

E ora, dopo quasi un mese di vuoto, era tornato a sognare.
Volse il braccio e iniziò a disegnare poco sotto il polso, non aveva granché spazio a disposizione ma era bravo a miniaturizzare.
Era così preso dalla sua opera che non si accorse dei due vampiri sinché uno dei due non lo afferro per i capelli neri facendolo sobbalzare. Sgranò gli occhi grigi, lasciando cadere a terra la macchinetta.
-Guardalo poveraccio, l'hai spaventato a morte Michael
Ridacchiò il Ventrue osservando il suo compare che serrava la presa facendo stingere al ragazzo i denti per il dolore.
-Non c'è nulla di più fetido di un mezzo sangue...
Mugugnò Michael, il Giovanni, scontroso come sempre. Avrebbe preferito fare le cose per conto suo, come era abituato a fare, invece il suo Principe aveva insistito che con lui ci fosse anche quello schifoso Ventrue di Alan. I due clan potevano anche essere in pace fra loro al momento ma Michael non vedeva l'ora che Ludwig decidesse che quei luridi lecca culo smettessero di essergli utili.
-Alzati bestia!
Un calcio alla schiena, sempre coi capelli fra le mani del vampiro e Alek si alzò, in quel posto era meglio non farsi ripetere le cose troppo spesso, era una delle prime cose che il ragazzo aveva appreso a sue spese.
Alan gli prese la faccia fra le mani e strinse.
-Senti il profumo del suo sangue Mich...conserva l'odore di quella puttana di guaritrice
Il Ventrue dilatò le narici.
-Miele e cioccolato... nettare per gli dei...
Alek tentò di ritrarsi, non capiva ciò che il suo aguzzino stava dicendo e non gliene importava nulla, al momento tutte le sue energie erano impegnate nel vano tentativo di tenere insieme la sua pellaccia.
Un brusco spintono lo sobbalzò all'indietro e quasi non lo fece cadere a terra se Michael non l'avesse retto per la maglia.
-Il mezzo sangue non si beve, abbiamo un ordine, rispettiamolo
-Oh avanti, che cosa vuoi che importi a Ludwig di come muore? Sarebbe un vero spreco buttarlo via senza un assaggio
Due occhi verde veleno puntati su di lui, Alek tentò di liberarsi, ma la stretta del Giovanni era forte e dolorosa.
-Il suo sangue è sporco, si sa che i Brujah non hanno un buon sapore e ora scansati! Se non vuoi fare il tuo dovere ci penserò da solo
-E guastarmi il divertimento di vedere il bastardo? Oh no, tranquillo verrò con te
Una risata.
-Guarda come scalcia!
Alan gli si avvicinò, in mano una cappa scura, finalmente Alek trovò la forza di urlare...
-Lasciatemi andare!!!
...ma furono attutite dal tessuto che si era stretto intorno al suo viso.

Non seppe mai per quanto tempo avevano camminato, o se per caso lo avessero fatto, ma tutto ciò in quell'istante non aveva più importanza.
Si trovavano davanti ad un rivolo di acqua sporca e maleodorante, ad occhio e croce neanche un metro d'acqua.
Era rovesciato a terra, le mani legate dietro la schiena, riusciva a vedere il suo riflesso nell'acqua scura.
Cercò di rimettersi in piedi ma un calcio lo rimandò a sbattere contro il pavimento.
-Beh? Che cosa ti ha detto il "tuo Principe" di preciso?
-Deve sembrare qualche cosa di banale..
Lo stivale di Michael lo bloccava a terra, cominciò a contorcersi inutilmente.
Sentì uno sbuffo.
-Cosa c'è di più banale che essere un mezzosangue?
Di nuovo quella parola, per Alek non significava nulla ma il disprezzo con cui veniva pronunciata lo tagliava più di una lama.
Sentì un rumore metallico e aggrottò la fronte, nel riflesso dell'acqua notò qualche cosa di lungo e argentato, non poteva essere un coltello.
-Ah...quello quindi è banale?
-Abbastanza...
Michael alzò la pesante catena e osservò la sua vittima al suolo, nelle orecchie gli ronzava ancora la voce di Ludwig, il suo Principe: "Fallo apparire come un volgare incidente fra ragazzi, muoiono un sacco di ragazzi per strada e nessuno ne fa una piega, semplicemente...scompaiono".
Gli aveva chiesto se per caso voleva analizzare quei suoi strani tatuaggi ancora una volta ma lui aveva fatto un cenno stanco con la mano: quello che voleva sapere lo aveva scoperto, in realtà si poteva dire che lo aveva sempre saputo, inutile credere in vane speranze misericordiose; a cosa serviva un oracolo se non ti diceva più nulla di nuovo?

La catena vibrò, fendendo l'aria, Alek la sentì prima ancora di vederla riflessa nell'acqua, d'istinto chiuse gli occhi e contrasse ogni muscolo del proprio corpo.
Il primo colpo fu un dolore terribile, bruciante, il secondo e il terzo gli fecero lacrimare gli occhi e ronzare le orecchie, dal quarto in poi tutto iniziò a essere più caldo e più lontano.
Un rosso cupo tinse la sua visuale, il mondo perse i suoi colori e poi, semplicemente non sentì più nulla...




Un ombra incombeva su di lui, protendeva le mani e lo toccava.
Mani gentili e delicate.
-E' vivo!!!
Una voce lontana, il ragazzo si chiese se non fosse giunto in Paradiso, quel calore era così piacevole.
-Marcos!! E' vivo!! Vieni presto! Aiutami!!
D'un tratto sentì un fortissimo dolore e un tremendo mal di testa gli scombussolò ogni senso, ma era giusto che si provasse dolore anche in Paradiso?
-Seth che succede?
I suoni iniziarono ad affievolirsi, ad allontanarsi sempre di più, sentì che le ombre tornavano ad avvolgerlo.
-E' vivo!





(foto command_by_circuitface_stock da DA)

giovedì 5 maggio 2011

06_ The Game Begins (Lucy)


-Un serpente argenteo che si avvolge su se stesso?
La voce di Lucy era una lama fredda, resa ancor più tagliente dal distacco creato dal interfono.
-Mi prendi per il culo Quinn?
-Deduco quindi che tu non sappia di cosa si tratti giusto?
Lucy si strappo di malagrazia il microfono dall'orecchio e lanciò l'apparecchio acustico a Vince che lo afferrò al volo osservando perplesso la Tristera che digrignava i denti irritata, stringendo maggiormente le gambe intorno alla moto.
-Parlaci tu, io sono stufa di rincorrere il vento
Merry sospirò stringendosi nella giacca mentre Vince, con un lieve colpo di tosse riprendeva la comunicazione interrotta.
-Qui Vince...
-Ooh ciao tesoro, con te sì che si può parlare!
Il tono melenso del Tristera gli fece accapponare la pelle, la parte malkavian del vampiro doveva essere sul punto di prendere il sopravvento.
-Cos'è questa storia del serpente?
-Il serpente argenteo che si avvolge su se stesso, deve essere il simbolo di qualche organizzazione e voglio che lo scopriate. E' praticamente certo che siano loro ad avere il nostro mago.
A quelle parole Vince dilatò gli occhi andando a guardare Merry che subito tornò vigile.
-Dici davvero?
-Se l'interpretazione delle visione di Seth è esatta, sì.
Il battito del cuore di Vince accelerò, finalmente una pista, dopo una settimana di vuoto completo una pista, fece un cenno affermativo in direzione di Merry.
La ragazza iniziò a sorridere emozionata e passo lo sguardo dal suo fidanzato alla loro compagna, ma l'espressione sul volto della donna le fece perdere subito il sorriso.
Lucil, o Lucy per abbreviare, manteneva uno sguardo truce, severo.
Si ergeva sulla moto con una postura alquanto militaresca, le braccia incrociate sotto il seno, vigile.
In confronto a lei Merry pareva una bambolina, l'incarnazione della femminilità enfatizzata nei suoi lineamenti delicati, nella sua postura elegante, anche nel suo modo di vestire, scelto, spesso, non solo per la sua comodità in caso di combattimento ma anche per attirare l'occhio di Vince.
Lucy invece era una bellezza diversa, accattivante, la lotta era la sua vita, il sangue il suo dio, le sue pistole una parte inseparabile delle sue braccia.
-Sì certo Quinn, allora inizieremo a cercare...sì, al solito, chi ha informazioni contatta l'altro...
Vince chiuse la conversazione e si passo una mano fra i capelli biondi dalle punte rosso sangue.
-Beh signore, abbiamo una pista!
-Una pista alquanto velenosa direi...
Sibilò Lucy, Vince sorrise, la freddezza della compagna per molti versi gli ricordava sua madre, Vayolet, ormai chissà dove in compagnia di quel caino di suo padre.
-Non tutti i serpenti sono velenosi
Sempre sorridendo andò verso la sua moto, Merry si spostò per far spazio e si sedette sul posto del passeggero.
Lucy le lanciò un occhiata.
-Tu che ne pensi?
-Confido negli dei...
Rispose Merry con la sua consueta pacatezza.
Era un esserino silenzioso che non amava parlare troppo.
-Gli dei...
Lucy sputò a terra e azionò il dispositivo di accensione della moto, si chinò e partì velocemente seguita a ruota dai due compagni.

Anche se fredda e schiva, a volte sgarbate e insolente, Lucy non si era mai comportata in modo tanto acerbo con gli altri ribelli; anche quel modo che aveva avuto per chiudere la chiamata con Quinn...
No, non era stato il modo giusto di agire e lei lo sapeva; si morse forte il labbro inferiore mentre percorrevano velocemente le strade periferiche di Homana, quella non era certamente lei...
Immediatamente dette la colpa alla sete di sangue, le sue riserve private stavano terminando e lei le stava centellinando al punto da ritrovarsi ogni sera più nervosa.
Aveva bisogno di fare scorta, ma per farlo le serviva Quinn, e Quinn al momento non aveva il tempo di sprecare una sola goccia di sangue per lei. Prima avrebbero trovato il mago, prima lei avrebbe potuto bere dalle vene del suo "sire" in santa pace.
Era questo a cui l'avevano condannata i Tremere, per errore, sperimentando su di lei.
Nessuno aveva pensato che al sangue Assamita che le scorreva nelle vene SERVISSE il sangue di un altro vampiro per sopravvivere, ma la cosa più disdicevole era che nessuno aveva immaginato che l'unico sangue in grado di mantenerla in vita potesse essere quello del vampiro che le aveva dato il primo sorso di Vitae, che l'aveva cioè benedetta del sangue.
Quello e SOLO quello.
L'altro sangue per lei era acqua, insaziante e incapace di mantenerla in vita.
Sarebbe morta se non fosse stato per Quinn, l'unico che, liberandola dalla sua prigione nei laboratori, aveva capito che cosa mancava, che cosa le avrebbe ridato la forza.
Infondo Lucy si sentiva fortunata.
Dover bere da una sola vena significa mettere la propria vita nelle mani di un altro, lui muore, tu muori, lui vive, tu vivi, una condanna eterna alla schiavitù, era stata fortunata a trovare nel suo salvatore la "Vena"; se fosse stato un suo nemico a farle quel dono a quest'ora avrebbe dovuto combattere per lui, e piuttosto, Lucy si sarebbe lasciata morire...

-Qualche cosa non va!
Era stata Merry a urlarglielo.
Voltandosi indietro notò che Vince accelerava accostandosi a lei in quella corsa.
Lo sguardo del ragazzo era duro, teso, pronto a qualsiasi cosa, le lanciò un occhiata significativa.
Nei suoi occhi Lucy vide l'acciaio.
Ora lo sentiva pure lei.
Tutti i suoi sensi si ingigantivano, la febbrile eccitazione della battaglia imminente le ribolliva il sangue.
-Nato...
Sibilò.

Uno "scusa" generale ai lettori

Chiunque abbia iniziato a leggere questa storia, (Ho paura solo tu Trish XD) un piccolo avvertimento, prendete il capitolo 00 come una sorta di "episodio pilota", lo scrissi senza pensarci credendo che non avrei poi continuato.
I fatti li narrati potrebbero, difatti, sia essere ripresi nel corso della storia, che completamente abbandonati (come il personaggio di Julian come fidanzato di Seth che nella reale storia non esiste) o modificati (nel capitolo precedente nella visione di Seth appaiono effettivamente stralci della visione del cap. 00).
Il mio consiglio è di fare come se non sia stato scritto.
Grazie mille ^^.

05_ Vision (Seth)


La vita era ingiusta.
La vita era davvero, davvero ingiusta.
Per una volta che aveva la possibilità di provare il suo valore, di scendere sul campo le era stato affidato il compito più complicato della sua vita.
-Tanto valeva mandarmi ad uccidere Luswig o Ludwig (o come cavolo si chiamava) in persona
Borbottò Seth andando avanti e indietro per la sua stanza. Le aveva provate tutte, era persino arrivata a prendersi a testate (leggere) contro il muro ma tutto ciò non era servito a nulla, nessuna visione aveva oscurato i suoi occhi azzurri, nessun raggelante mal di testa le aveva intorpidito la mente.
Si morse il labbro inferiore e si appoggio al muro, chiuse gli occhi maledicendo il mondo intero.
Un leggero bussare alla porta e una voce suadente la ridestarono.
-Posso entrare?
-Certo Jen, tranquillo...
Disse stancandosi con una spinta dal muro mentre il suo gemello entrava.
_... Non disturbi niente di meraviglioso e mistico!
Disse agitando le braccia, seccata.
Lo sguardo vuoto di Jensen osservava paziente la parete di fronte a se, come suo solito restava immobile, ascoltando attentamente i suoni che lo circondavano per riuscire a capire i movimenti della sorella.
-Nessuna visione?
Chiese pacato, con quel leggero sorrisino sghembo che lo caratterizzava.
Seth si fermò e corrugò la fronte osservandolo. I dread di suo fratello erano da riprendere alle punte, pensò soltanto osservando quella figura alta, decisamente bella ma poco curata.
Con la scusa della cecità Jensen non si riprendeva spesso i dread all'uncinetto e lasciava che la barbetta bionda gli crescesse anche per qualche giorno.
-Il dono del tatto ce l'hai no?
-Che vorresti dire?
Il cambio di argomento lo lasciò perplesso anche se, involontariamente, si portò la mano al mento per carezzare la peluria, come se avesse intuito il motivo della domanda così poco pertinente.
-Che anche se non la vedi, puoi sentire che la barba è lunga
Uno sbuffo.
-Quanto sei pigro...
-Quanto sei brava a deviare gli argomenti eh?
Questa volta fu lei a sbuffare, si lasciò a cadere seduta sul letto.
-E' inutile Jen, non ci riesco! Tu sai quanto sono imprevedibili le mie visioni, a volte non ne ho anche per un mese intero. Sono una veggente negata, e la cosa peggiore è che Quinn conta su di me
-Tutti contano su di te
Il viso di Seth si fece livido e lanciò un occhiata bruciante verso suo fratello.
-Grazie Jen, sei il fratello migliore del mondo
-Felice di esserti utile
Sorrise lui, fingendo genuinamente di non aver udito il sarcasmo nell'intonazione della voce di lei; fece qualche passo in avanti e protendendo le mani davanti a se, tastò il letto prima di sedervisi sopra, lo sguardo cieco sempre rivolto di fronte a se.
-Seth... rilassati, quando accadrà, accadrà, lascia che sia una cosa naturale, come sempre
-Certo, e mentre noi aspettiamo i porci comodi di questo dannato potere cosa succederà al mago? Eh?
-Abbiamo spie per tutta la città, e Quinn sta guidando un gruppo di ricerca che comprende i più..
-Oh basta Jensen!
Seth scattò in piedi.
-Quanto è grande Homana? Quanti abitanti possiede? E' passata una settimana da quando Milena ci ha avvertiti... Tutti quanti sappiamo che è una ricerca inutile, si stanno muovendo solo perché sperano di trovare in giro qualche NATO che li indirizzi su dove andare a cercare!
-Non essere pessimista, se è difficile per noi, pensa quanto può essere difficile per i NATO...
Seth neanche lo degnò di uno sguardo, abbasso il capo, la testa le faceva male.
-Certo come no...peccato che i NATO siano SEMPRE un passo avanti a noi...
Una forte rabbia le attraversò il corpo, facendola rabbrividire.
Li odiava quei cani bastardi, li odiava e li desiderava morti, D'istinto si guardò le mani e dilatò gli occhi.
Il silenzio cadde fra i gemelli. Jensen sospirò, poi d'un tratto si fece attento, qualche cosa non andava.
-Seth?

Sangue, sangue da per tutto, le sue mani ne erano piene
“Tu lo hai sempre saputo vero?”.
Fucili venivano caricati.

-Seth?
La respirazione di sua sorella era affaticata.
-Seth?!
Jensen si alzò protendendo le mani nella direzione della ragazza.
-Seth, parla!
Ma Seth non lo sentiva.
D'un tratto tutta la stanza cominciò a vibrare mentre lampi di immagini sovrapposte cominciavano a pulsare dinanzi ai suoi occhi.

Il ragazzo era legato ad un palo, guardava la morte con aria fiera.
Un tatuaggio lungo un corpo secco ma muscoloso.
“Ti aspetto dall'altra parte del fiume”

Colta dalle vertigini Seth ricadde all'indietro ricadendo tra le braccia del gemello mentre dalle sue pupille il nero cupo dei suoi occhi tingeva anche le sclere.

Due occhi scuri le comparvero dinanzi, erano grandi e spaventati come quelli di un animale ferito, costeggiati da mille lentiggini.
Luci al neon dentro una cella povera, come quelle dei vecchi monasteri, corridoi lunghi e bui dove uomini e donne vestiti di scuro si aggiravano furtivi.
Ombre, leggere come ombre.
Colpi di pistole, guanti e pantaloni di pelle, maschere a gas.
"Corri!"
Capelli lillà tagliati corti e orecchie piccole, appuntite.
Un serpente argenteo che si avvolgeva a spirale.





(Immagine "Todo es mentira" dal DA di Etadam; modificata da me)