sabato 7 maggio 2011

07_ Tattooing (Alek)



I sotterranei del palazzo di Ludwig, nel piano più alto di Homana, erano freddi e la luce assai scarsa, ma i suoi occhi ormai vi si erano abituati.
Pareva quasi un dono naturale, come se madre natura avesse deciso di benedirlo con qualche cosa di utile, infondo dopo tutto quello che gli aveva fatto passare, se lo meritava...
Alek si scrutò il braccio tatuato alla ricerca di uno spazio libero.
Quella notte aveva fatto nuovamente un sogno...e ora sentiva l'irrefrenabile desiderio di "trascriverlo" da qualche parte.

Era iniziato tutto molto tempo prima, anche se il ragazzo era assolutamente certo che quei sogni c'erano sempre stati, aveva pregato e ripregato Ludwig e Mary Alice di concedergli carta e penna, si era prostrato, aveva implorato, ne aveva riscosso solo nuove beffe e tormenti.
Poi un giorno uno dei suoi carcerieri, un Giovanni dall'aria truce era entrato nella sua cella e gli aveva depositato davanti agli occhi una macchinetta a forma di pistola con una confezione di aghi e una scatoletta con delle pillole di pigmento.
-Se vuoi disegnare il mio Principe ha detto che di usare questi
Alek aveva guardato il tutto con una lieve preoccupazione, l'occhio nero (ultimo dono dei Ventrue) che ancora pulsava, non era mai uscito da quel posto ma sapeva bene come erano fatte le matite o le penne e quella diavoleria non gli ci assomigliava per nulla.
La studiò un attimo con attenzione e d'istinto intuì come andavano montati i pezzi per riuscire a usarla, ma comunque il dilemma rimaneva
-E la carta?
Osò chiedere in un mormorio sommesso, quasi avesse paura a esprimere un giudizio.
Un sorriso bianco e maligno si dipinse sul volto del vampiro.
-La tua carne, mi pare ovvio

Le prime volte era stato complicato, per non dire anche un poco doloroso, l'inesperienza gli aveva fatto commettere errori e se non curate come si conveniva quelle ferite potevano gonfiarsi e irritare, ma alla fine aveva imparato, dopo quattro anni di tatuaggi, poteva dirsi anche bravo.
Era diventato qualche cosa di meccanico e il suo corpo, da sotto le clavicole al basso ventre (contando le braccia e alcuni punti delle caviglie) era diventato un grande quadro, immenso e colorato, un quadro di immagini simboliche che neanche il suo creatore sapeva cosa potessero essere.
Erano incarnazioni dei suoi sogni e dei suoi incubi, Alek non riusciva a comprenderli ne a spiegarli, ma sapeva che doveva disegnarli, che doveva trasmetterli.

E ora, dopo quasi un mese di vuoto, era tornato a sognare.
Volse il braccio e iniziò a disegnare poco sotto il polso, non aveva granché spazio a disposizione ma era bravo a miniaturizzare.
Era così preso dalla sua opera che non si accorse dei due vampiri sinché uno dei due non lo afferro per i capelli neri facendolo sobbalzare. Sgranò gli occhi grigi, lasciando cadere a terra la macchinetta.
-Guardalo poveraccio, l'hai spaventato a morte Michael
Ridacchiò il Ventrue osservando il suo compare che serrava la presa facendo stingere al ragazzo i denti per il dolore.
-Non c'è nulla di più fetido di un mezzo sangue...
Mugugnò Michael, il Giovanni, scontroso come sempre. Avrebbe preferito fare le cose per conto suo, come era abituato a fare, invece il suo Principe aveva insistito che con lui ci fosse anche quello schifoso Ventrue di Alan. I due clan potevano anche essere in pace fra loro al momento ma Michael non vedeva l'ora che Ludwig decidesse che quei luridi lecca culo smettessero di essergli utili.
-Alzati bestia!
Un calcio alla schiena, sempre coi capelli fra le mani del vampiro e Alek si alzò, in quel posto era meglio non farsi ripetere le cose troppo spesso, era una delle prime cose che il ragazzo aveva appreso a sue spese.
Alan gli prese la faccia fra le mani e strinse.
-Senti il profumo del suo sangue Mich...conserva l'odore di quella puttana di guaritrice
Il Ventrue dilatò le narici.
-Miele e cioccolato... nettare per gli dei...
Alek tentò di ritrarsi, non capiva ciò che il suo aguzzino stava dicendo e non gliene importava nulla, al momento tutte le sue energie erano impegnate nel vano tentativo di tenere insieme la sua pellaccia.
Un brusco spintono lo sobbalzò all'indietro e quasi non lo fece cadere a terra se Michael non l'avesse retto per la maglia.
-Il mezzo sangue non si beve, abbiamo un ordine, rispettiamolo
-Oh avanti, che cosa vuoi che importi a Ludwig di come muore? Sarebbe un vero spreco buttarlo via senza un assaggio
Due occhi verde veleno puntati su di lui, Alek tentò di liberarsi, ma la stretta del Giovanni era forte e dolorosa.
-Il suo sangue è sporco, si sa che i Brujah non hanno un buon sapore e ora scansati! Se non vuoi fare il tuo dovere ci penserò da solo
-E guastarmi il divertimento di vedere il bastardo? Oh no, tranquillo verrò con te
Una risata.
-Guarda come scalcia!
Alan gli si avvicinò, in mano una cappa scura, finalmente Alek trovò la forza di urlare...
-Lasciatemi andare!!!
...ma furono attutite dal tessuto che si era stretto intorno al suo viso.

Non seppe mai per quanto tempo avevano camminato, o se per caso lo avessero fatto, ma tutto ciò in quell'istante non aveva più importanza.
Si trovavano davanti ad un rivolo di acqua sporca e maleodorante, ad occhio e croce neanche un metro d'acqua.
Era rovesciato a terra, le mani legate dietro la schiena, riusciva a vedere il suo riflesso nell'acqua scura.
Cercò di rimettersi in piedi ma un calcio lo rimandò a sbattere contro il pavimento.
-Beh? Che cosa ti ha detto il "tuo Principe" di preciso?
-Deve sembrare qualche cosa di banale..
Lo stivale di Michael lo bloccava a terra, cominciò a contorcersi inutilmente.
Sentì uno sbuffo.
-Cosa c'è di più banale che essere un mezzosangue?
Di nuovo quella parola, per Alek non significava nulla ma il disprezzo con cui veniva pronunciata lo tagliava più di una lama.
Sentì un rumore metallico e aggrottò la fronte, nel riflesso dell'acqua notò qualche cosa di lungo e argentato, non poteva essere un coltello.
-Ah...quello quindi è banale?
-Abbastanza...
Michael alzò la pesante catena e osservò la sua vittima al suolo, nelle orecchie gli ronzava ancora la voce di Ludwig, il suo Principe: "Fallo apparire come un volgare incidente fra ragazzi, muoiono un sacco di ragazzi per strada e nessuno ne fa una piega, semplicemente...scompaiono".
Gli aveva chiesto se per caso voleva analizzare quei suoi strani tatuaggi ancora una volta ma lui aveva fatto un cenno stanco con la mano: quello che voleva sapere lo aveva scoperto, in realtà si poteva dire che lo aveva sempre saputo, inutile credere in vane speranze misericordiose; a cosa serviva un oracolo se non ti diceva più nulla di nuovo?

La catena vibrò, fendendo l'aria, Alek la sentì prima ancora di vederla riflessa nell'acqua, d'istinto chiuse gli occhi e contrasse ogni muscolo del proprio corpo.
Il primo colpo fu un dolore terribile, bruciante, il secondo e il terzo gli fecero lacrimare gli occhi e ronzare le orecchie, dal quarto in poi tutto iniziò a essere più caldo e più lontano.
Un rosso cupo tinse la sua visuale, il mondo perse i suoi colori e poi, semplicemente non sentì più nulla...




Un ombra incombeva su di lui, protendeva le mani e lo toccava.
Mani gentili e delicate.
-E' vivo!!!
Una voce lontana, il ragazzo si chiese se non fosse giunto in Paradiso, quel calore era così piacevole.
-Marcos!! E' vivo!! Vieni presto! Aiutami!!
D'un tratto sentì un fortissimo dolore e un tremendo mal di testa gli scombussolò ogni senso, ma era giusto che si provasse dolore anche in Paradiso?
-Seth che succede?
I suoni iniziarono ad affievolirsi, ad allontanarsi sempre di più, sentì che le ombre tornavano ad avvolgerlo.
-E' vivo!





(foto command_by_circuitface_stock da DA)

Nessun commento:

Posta un commento