
Era stata davvero una brutta caduta.
Toby sentiva freddo ed era bagnata come un pulcino; intorno a lei tenebra e solo tenebra, sotto di lei un leggero strato d'acqua.
Era circondata da pareti lisce e fredde, tentare una scalata era inverosimile.
Tentò di alzarsi ma si sentiva debole e dalla caviglia saliva sino al cervello una scossa tremenda.
“E' solo una contusione” pensò incoraggiandosi.
Passavano le ore? I giorni?
In quell'eterna oscurità non riusciva a capirlo, ben presto il freddo le penetrò le ossa, poi arrivò la volta della fame.
Gridò sinché ebbe voce.
Quante erano le possibilità che qualcuno la sentisse?
Tabhita si lasciò scivolare in un sonno senza sogni.
Quante possibilità c'erano che qualcuno la trovasse?
Rumori sommessi, caldo, freddo e un piacevole sentore di pelle...
Due occhi di vetro la fissavano.
Otto...
-Non parla?
-Beh, non è che non parli e che quello che dice non ha assolutamente senso!!
-Forse non parla la nostra lingua...
Una risata stridula.
-Oh sì, e da dove viene dal paese delle fate?
Il suo compagno scoppiò a ridere di gusto ma Howie non ci trovò nulla di divertente, per quanto ne sapeva lui quella misteriosa ragazzina poteva anche venire sul serio dal paese delle fate.
Infondo ciò avrebbe potuto spiegare svariate cose.
Innanzitutto quei capelli violetti e le orecchie appuntite in modo a dir poco "innaturale" e poi quella strana parlata, melodiosa e "antica".
Roy, un uomo grande e grosso dalla barba ispida, si fermò dinanzi alla porta dell'infermeria dove avevano lasciato la ragazza pochi giorni prima.
A trovarla erano stati loro due, lui e Roy, di ritorno da una missione per i piani alti.
Il suo compagno, un veterano dei Serpenti non aveva voluto ascoltarlo quando gli aveva riferito di sentire una voce, ma se c'era una cosa che caratterizzava Howie più di tutti i novizi dell'ordine era l'istinto e una testardaggine degna di un vecchio rabbioso (come soleva ripetere Roy).
Si era calato sin dentro un lungo pozzo mezzo ostruito dalle macerie e lì aveva rinvenuto quel piccolo corpo. La ragazzina aveva la febbre alta e una caviglia contusa, lasciarla lì sarebbe stato disdicevole e l'ospedale più vicino si trovava a troppi chilometri di distanza dal luogo, l'unica cosa abbastanza sensata che gli era venuta in mente era quella di condurla al covo dei Serpenti.
Si era preso tutta la responsabilità, se la ragazza si fosse dimostrata pericolosa o "troppo curiosa", non avrebbe esitato ad ucciderla, infondo, non era quello il suo lavoro?
-Beh, fatina o no il Gran Capo ha chiesto di vederla, almeno un nome lo dobbiamo tirar fuori, a costo di inventarlo!
Howie annuì poco convinto e seguì il compagno dentro la stanza.
Doveva aver dormito parecchio e sicuramente doveva aver avuto la febbre, se lo sentiva nelle ossa.
Tabhita sbadigliò e si guardò intorno, la stanza era esattamente come quando l'aveva lasciata l'infermiera la notte scorsa.
A quanto pareva l'incantesimo di Noal aveva seriamente funzionato perché doveva per forza di cosa essersi teletrasportata in qualche posto lontano da casa, nessuno lì riusciva a capire cosa dicesse e, dall'altra parte, lei non comprendeva quella strana lingua, fredda e dal forte accento.
In confronto la parlata di Andora pareva così fresca, musicale...
Raggomitolata sotto le coperte non riusciva a capire se fosse felice che l'incantesimo avesse avuto successo o distrutta dalla prospettiva di essere per una volta lontana chissà quanto da casa; quando la porta dell'infermeria si aprì Toby decise di rimandare quei ragionamenti così delicati ad un momento più sereno, ora doveva solo ringraziare la sua buona stella di essere in salvo.
"Se infondo sono davvero in salvo..."
Si mise a sedere e osservò i due visitatori, arrossendo alla vista del più giovane che era venuto a trovarla altre volte per parlare con la dottoressa; a Toby quel ragazzo piaceva alquanto, non poteva avere più anni di lei e, a differenza del suo compagno grosso e barbuto, per lei aveva un sorriso gentile.
Le si avvicinarono, l'uomo più grosso prese una sedia e vi si sedette sopra fissandola con occhio truce mentre il ragazzo stava al suo fianco, in piedi.
La prima idea che Tabhita si era fatta di quel luogo era di essere finita in una specie di caserma militare, tutti gli uomini e le donne che aveva potuto vedere erano persone serie, vigili che si muovevano nel buio come ombre, in oltre portavano tutti gli stessi vestiti.
Pantaloni di pelle neri, una maglia bianca, se era il caso una giacca nera, sempre di pelle e una maschera antigas, di quella pareva quasi non potessero fare a meno, se la portavano sempre appesa ad un gancio della cintura.
E poi c'era quello strano tatuaggio, lo avevano tutti sotto il polso: un serpente che si avvolgeva su se stesso...
Sorrise ai due, gentile e disponibile. L'omone più grosso si portò una mano al petto:
-Io...sono...Roy...
Toby aggrottò la fronte, stava per aprire bocca quando pensò che parlare sarebbe stato inutile, decise di scuotere semplicemente la testa.
Roy sbuffò, non pareva un uomo troppo paziente.
-IO...ROY!
La sua voce era divenuta più dura, Toby si ritirò verso il muro, aveva l'impressione che quel tipo l'avrebbe picchiata da un momento all'altro.
-IO ROY! Oh forza! Siamo alle basi di una conversazione civile, quanto può essere complicato!?
Howie alzò gli occhi al cielo.
-La stai spaventando..
-Spaventando?!IO?!
Roy lanciò un occhiataccia al novizio battendosi la manona sul ginocchio.
"Ecco appunto" pensò Howie.
-Beh allora che aspetti sapientino? Fammi vedere cosa riesci a cavarci tu!
Si alzò dalla sedia e afferrando il ragazzo per la maglia lo mise a sedere, Howie non fece una piega. Tutti sapevano che Roy era un valido maestro nella loro Arte ma non si poteva dire altrettanto in quella di fare conversazione...
Il giovane volse lo sguardo verso la ragazzina e sorrise, con quegli occhioni spalancati le pareva un cerbiatto ferito, come il suo maestro si portò una mano al petto.
-Io sono Howie...
La indicò gentilmente.
-...Tu?
Toby non era stupida, aveva capito che quei due stavano tentando di presentarsi, il problema era che non aveva inteso granché dei loro nomi, indicò quindi il giovane.
-Hawy?
-No, Howie
-Howie...
Ripeté e sorrise più sicura, si portò una mano al petto, sperando di aver capito, quante possibilità c'erano di non sbagliare?
-Io...sono...Tabhita
-Tabhita
La ragazza annuì e il volto dal mare di lentiggini le si illuminò, Howie volse il capo verso il suo maestro con aria vittoriosa ma ricevette solo uno sbuffo.
-Chiedile da dove viene!
"Ecco, questo è più difficile" Howie storse il labbro e si massaggio la base del collo, poi di colpo gli venne un'idea, si alzò dalla sedia.
-Torno subito!
-Dove va..
Ma l'uomo non riuscì a finire la frase che il novizio era già sgattaiolato fuori.
-Veloce come un furetto quel piccolo bastardo..
-Bastardo...
La vocina pigolante della ragazza lo fece voltare, e osservando quel volto calmo e serafico gli venne da ridere.
-Eh già, è proprio un bastardo, nel senso pratico del termine!
La vide mordersi il labbro inferiore.
-Roy?
Chiese, l'omone annuì.
-Sì, io Roy!
-Tu Roy?
Lo stava forse prendendo in giro?
-Ho detto di sì!
Sbottò irritato, la ragazzina annuì e chinò il capo pensierosa.
Pochi minuti e Hwie tornò nella stanza, in mano una vecchia mappa del Continente, polverosa e ad una rapida occhiata del contenuto, sicuramente poco corretta.
-Mi servirà solo per farle capire cosa intendo
Rispose il giovane dinanzi alle perplessità espresse dal maestro solo con lo sguardo.
Tabhita si ritrovò ad osservare la cartina, certamente la cartina peggio disegnata del Continente, anche lei sarebbe riuscita a tracciarne una migliore!
Il giovane di nome Howie poggiò il dito indice su un punto a sud della carta.
-Homana! Noi...siamo a Homana
"Homana!? La vecchia capitale!?" la ragazza sgranò gli occhi e per un po' fisso quel puntino con terrore, d'un tratto tutto le pareva insensato e assurdo.
-Da dove vieni?
Chiese il ragazzo passando una mano sulla carta.
-Da dove...
Ripeté lei incantata, sicuramente le stava chiedendo da dove venisse, Tabhita si morse il labbro indecisa, era saggio rivelarglielo?
-Sì, da dove?
Howie pareva molto più paziente del suo compagno, Tabhita lo scrutò perplessa e si riempì di dubbi, cosa sapeva lei di quel luogo?
I contatti tra Homana e Eldheret erano stati interrotti da anni, se non almeno mezzo secolo prima, e se quelli che si trovava davanti era gente cattiva?
Lo sguardo le cadde sul tatuaggio del ragazzo, un serpente era un simbolo infido, come la bestia che ritraeva.
"Beh, certamente non sarà il massimo della saggezza fidarsi ma lo è stato forse mettersi a giocare con gli incantesimi?"
La vocina della coscienza.
Tabhita scrutò il nord della mappa (inorridiva al pensiero di dove avessero posizionato la sua povera città) sospirò, su quella vecchia carta non era segnato il nome di Eldheret, in compenso ve n'era un altro, infondo erano un po' la stessa cosa no?
Indicò il punto a nord della mappa, ormai era in ballo, tanto valeva ballare.
-Andora? Sei proprio sicuro che intendesse Andora?
-Assolutamente mio signore...
Howie era in ginocchio affiancò al suo compagno a cui il Gran Maestro del Serpente si era rivolto per fare rapporto.
-E voi assicurate che la ragazza non parla la nostra lingua?
-Assolutamente mio signore...
Il Gran Maestro parve alquanto turbato, era anziano ma il suo corpo non era cedevole e, dall'altro del suo scanno pareva trasmettere saggezza.
Molti confratelli lo adoravano, a Howie non faceva ne caldo ne freddo.
"E' solo un vecchio che dall'alto della sua solenne poltrona ci ordina chi ammazzare decidendo la vita o la morte degli altri come se si trattasse di cani!" così aveva parlato di fronte ad altri novizi alcuni anni prima e per contro ne aveva guadagnato abbastanza frustate per essere apposto per tutta la vita.
La Setta del Serpente era una congrega mercenaria (un semplice covo di assassini senza fronzoli, a detta di Roy) in piedi ormai da generazioni, i suoi adepti, uomini e donne, venivano prelevati da piccoli, per lo più dalla strada, e addestrati alla "nobile" arte dell'assassinio.
I bambini venivano tenuti insieme sino all'età di dieci anni, poi, ad ognuno veniva dato un maestro che tenevano sino a quando non avessero dimostrato al Gran Maestro sapienza, abilità e soprattutto obbedienza; solitamente questo rito di passaggio avveniva verso i diciotto anni anche se alcuni tra i migliori erano stati chiamati a superarlo già dai sedici anni.
Howie, alla veneranda età di vent'anni non era stato ancora convocato al suo rito di passaggio.
Non che le sue abilità fossero inadeguate, al contrario Roy lo aveva proposto svariate volte sin dai suoi diciotto anni ma ancora nessuno lo aveva convocato.
Il motivo stava in un piccolo dettaglio alquanto insignificante (a detta di Howie), qualcosa riguardo quella cieca obbedienza all'ordine che andava a cozzare sonoramente con la testardaggine e la individualità del ragazzo.
Roy lo aveva avvertito di mettere la testa apposto ma Howie proprio non riusciva a buttar giù l'amara medicina. Ormai era diventato la barzelletta dei novizi, uno così proprio non si era mai visto e i consiglieri del Gran Maestro iniziavano a scrutarlo con diffidenza chiedendosi se non fosse il caso di sbarazzarsi di un simile individuo...
Howie, intento ad analizzare la lucentezza delle pietre del pavimento (in quanto novizio non gli era consentito scrutare il viso dei grandi capi) si sentì gli occhi del Gran Maestro addosso, fece del suo meglio per non alzare il viso.
-Lasciarla andare potrebbe essere troppo pericoloso, badate a lei, vestitela come una dell'ordine e fate in modo di controllare che non se ne vada troppo in giro, intanto farò in modo che le mie spie cerchino informazioni in città. Se entro un certo tot di tempo non si sarà scoperto nulla, penseremo cosa farne di lei...
-Sì maestro
Annuì Roy composto, Howie sorrise, quel compito doveva apparirgli alquanto ingrato ne era certo.
-Fate in modo che non metta piede fuori dalla confraternita...
Di nuovo annuirono.
-...e Howie?
-Mi dica Maestro
"Ma tu guarda quanto sono lucide queste pietre" pensò alzando un sopracciglio.
-Quella ragazza ti è affidata in modo particolare, come da tua richiesta, se fallirai in qualunque degli ordini che vi ho assegnato, non sarà il tuo maestro a pagarne le conseguenze.
-Certamente Maestro
Rispose distrattamente.
"Ma tu guarda, una crepa!"
Uscirono dalla sala poco più tardi imboccando il corridoio che li avrebbe portati sino ai magazzini.
Quando Roy fu certo che nessuno li stesse seguendo od osservando afferrò Howie per il bavaro e lo sbatte forte contro il muro.
Il giovane non si dimostroò ne sorpreso ne allertato, quel suo arrogante sorrisetto continuava a persistere sul suo viso.
-Dimmi una cosa How, ci tieni così poco alla tua vita?
-Al contrario Roy, la mia vita mi piace parecchio...
Tentò di spostarsi ma con uno spintone l'omone lo rimandò contro il muro, questa volta il giovane corrugò la fronte.
-Allora sei forse uno stupido?
-Mi conosci da abbastanza tempo per risponderti da solo, non sono affatto uno stupido
-Dal modo in cui ti comporti invece lo dimostri!
-Non capisco, cosa avrei fatto di sbagliato stavolta? Non mi sono prostrato a sufficienza?
Roy sputò a terra ringhiando.
-Allora vedi ti tenere a freno la tua linguaccia, modera i termini, la postura, elimina la gestualità, tu per loro sei fottutissimo libro aperto!
-Credo sarà difficile che riescano a leggermi, la metà di loro non lo sa fare
Il ceffone gli arrivò dritto sulla guancia, così forte da fargli rivoltare la testa.
-Porta rispetto moccioso, solo perché possiedi una o due doti queste non potranno pararti il culo a vita! Guarda in faccia la realtà Howie! Loro hanno la tua vita e la pesano su una loro personale bilancia!
Il sorriso persistette sul volto ma Howie chinò lo sguardo a terra, nei suoi occhi Roy lesse che aveva capito, ma purtroppo che non si sarebbe spezzato.
Gli era toccato proprio un allievo difficile.
-Andiamo a prendere i vestiti e torniamo da quella mocciosa, sappi che di questa storia non ne voglio sapere nulla chiaro?! Occupatene tu!
Ringhiò Roy feroce, volgendo lo sguardo per osservare il novizio, ma il ragazzo pareva non ascoltarlo.
Howie camminava con aria apparentemente distratta, gli occhi blue scuro che vagavano osservando le ombre. Le parole di Roy gli ronzavano nella testa, LORO avevano la sua vita.
-Mi ascolti?!
-Sisi...
Mugugnò senza dar troppo retta alle parole del maestro.
“Forse è giunto il momento di riprendermela questa fantomatica vita.”
(Foto gas_mask_reflection_by_dreamusic-d da DA)
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