sabato 29 gennaio 2011

04_ Durch dem Spiegel (Mary Alice/Ludwig)


Attraverso il riflesso dello specchio riusciva a vedere la bambina dai lunghi capelli biondi seduta sulla cassapanca, tra i cuscini e il gattone color miele.
Mary-Alice strinse le labbra perfette in una smorfia di disgusto; non riusciva a sopportare la vista di quella bambola senza anima, per quanto i suoi occhi fossero spenti, nessuno scienziato poteva toglierle quello sguardo a lei così noto.
Il perché Ludwig avesse deciso di crearla non era certamente per lei un mistero e al contrario provava come il Giovanni un ilarità viscerale in ciò.
Eppure, quando gliela aveva regalata, Mary-Alice aveva ringraziato di malagrazia: infondo non era la mocciosa che voleva come schiava.
La ragazza sbuffò.
-Allora Anjelika? Vuoi stare li ancora per molto? Renditi utile una buona volta!
Disse acida contro la bambina che, come un automa, scostò il gatto e si mosse nel suo abitino scuro verso la padrona.
-Come posso servirla mademoiselle?
-Pettinami
Ordinò passandola una spazzola per tornare poi sul suo riflesso.
-Guarda che disastro, questa dieta a base di plebei mi sta rovinando la pelle...
Si accarezzo una guancia pallida come la neve e si stese sulle labbra carnose uno strato di rossetto color sangue.
Mary-Alice era certamente un arpia, una snob, ma poteva vantare a buon titolo quello della più bella vampira del suo intero clan (e di tutto il Continente, a suo dire...).
Ravvivò il resto del viso con del trucco leggero e infine spazientita osservò il riflesso di Anjelika.
-Basta! Guarda che disastro, se continui così li rovinerai!
Scatto in piedi e guardò con odio la piccola cameriera che, silenziosa, fece un breve inchino e risistemò la spazzola e la toletta in attesa di eventuali ordini.
Per poco Mary-Alice non si strappo il lembo del vestito per lo stress: il problema dei senza anima, quello che almeno LEI considerava un grande problema, era la mancanza di sentimenti.
Che gusto c'era nel prendersela con chi non soffre della sua condizione?
Stava per alzare un pugno contro la testolina bionda quando sentì bussare.
-Avanti!
Si voltò a braccia conserte verso la porta, il viso contratto in una smorfia si rilasso nel vedere il suo ospite.
-Ludwig, finalmente ti fai vedere, credevo che quel cane pulcioso ti avesse rapito
L'uomo sorrise freddo, inchinò nobilmente il capo in direzione della signora e gli occhi gli luccicarono nel notare la bambina, si inchinò e aprì le braccia.
-Anjelika, mon ange...
La sua voce era calma, bassa e calda, la bambina si voltò e senza cambiare minimamente espressione sul suo viso di bambola si gettò sull'abbraccio dell'uomo che la strinse a se assaporando il profumo dei suoi capelli morbidi.
-Sembra che tu provi una gioia infinita ogni volta che vedi questo...essere.
Ludwig alzò lo sguardo e un ghigno beffardo gli si dipinse sul viso.
-Non sarai gelosa Mary
-Io, gelosa? E di chi, di quello sgorbio? Mai.
Disse volgendo lo sguardo da un altra parte.
-Anjelika, vieni ad allacciarmi il corpetto. Ludwig allora, una tua visita porta sempre notizie, su cosa ci aggiorni stavolta?
Ludwig liberò la piccola cameriera dall'abbraccio e si sedette sul letto osservando con un sorriso glaciale la bambina stringere i lacci del vestito della Ventrue.
-Non potrai mai indovinare questa volta...
-Oh mio dio, uno di quegli scarafaggi ha mandato un pacco bomba?
Chiese sardonica.
-Meglio, meglio, sta volta quei cani di Quinn e colleghi non c'entrano niente.
-I Tremere hanno brevettato un nuovo NATO?
Trattenendo tra le mani i lunghi boccoli biondi di modo che Anjelika potesse lavorare senza allacciarglieli in una delle stringhe volse il capo verso il Giovanni, cominciava ad essere interessata.
-Mh, purtroppo i Tremere non sono ancora riusciti a domare gli ultimi potenziati ma comunque, non è questo di cui si tratta.
Allargò il sorriso mostrando una fila di denti bianchissimi.
-E allora di che si tratta?
Mary-Alice si volse di scatto verso il vampiro tanto che la bambina alle su spalle dovette fare una piroetta per seguirla senza sciupare il lavoro.
-La macchina magica si è rimessa in moto...
A quelle parole Mary-Alice sbiancò, erano secoli che nessuno nominava "magia".
-Impossibile
-A quanto pare non è poi così impossibile
-E' un elfo?
-No, se lo fosse stato lo avrei percepito, a quanto pare è un umano
Mary-Alice si scurì in volto, questa notizia poteva essere interpretata in mille modi e di primo acchito non seppe proprio cosa pensare.
-E se fosse segno di cattivo presagio?
Ludwig la squadrò con ironia senza perdere ne il sorrisino ne la compostezza.
-Non mi diventerai superstiziosa come un Vagabondo vero ma chère? Non ti preoccupare è tutto sotto controllo, ho chiamato Jakob e i NATO saranno pronti a momenti.
A quelle parole Mary-Alice parve riprendere figurativamente colore; inspirò profondamente e il sorriso nobile tornò sul viso.
I NATO erano l'arma perfetta, il capolavoro dei Tremere. Quei pazzi si erano riscattati bene dal precedente fallimento da cui erano nati quei cani bastardi dei Tristera.
-Un mago...
Si sedetta alla toletta e fece un cenno ad Anjelika che subito iniziò ad acconciarle i capelli.
-Appena i Tremere lo sapranno si uccideranno tra loro per averlo!
Scoppio a ridere allegra accarezzando una guancia della bambina. Ludwig afferrò il bastone e silenziosamente si avviò all'uscita, Mary- Alice volse il capo così che la piccola cameriera potesse far meglio l'intreccio.
-Ah Ludwig
Il Giovanni si fermò in attesa.
-Quando hai intenzione di liberare il ragazzo?
Un sorriso divertito gli increspò le labbra sottili.
-Presto, molto preso ma chère

giovedì 27 gennaio 2011

03_ Malkavian's vision (Seth)


Seth osservò la finestra che dava sul giardinetto che circondava la Casa sbuffando di malagrazia, spazientita.
Da quando, assieme a Jensen suo gemello, si era unita alla Resistenza per combattere la dittatura che regnava ad Homana, non le era stato ancora affidato ne un ruolo ne un briciolo di missione.
Quinn, capo clan dei Tristera (uno strano clan di vampiri artificiali, a quanto le era stato detto) nonché leader della Resistenza aveva detto che il loro aiuto sarebbe stato prezioso ma per ora l'unico che aveva potuto essere veramente di sostegno alle missioni era stato suo fratello.
Jensen che era cieco! Esatto cieco! Lui veniva mandato di ricognizione insieme ad altri mutati o in missioni particolari e lei invece poltriva sul divano tutto il giorno vegliando su una mocciosa (Sunshine "Sunny" Sunflower, chissà il furbo che le aveva dato quel nome)più bassa di lei di venti centimetri ma con un quoziente intellettivo da brivido, che passava le sue giornate a progettare chissà cosa che la sera mostrava a Quinn il quale, interessatissimo, l'ascoltava annuendo.
Ma il "babysitteraggio" non finiva con Sunny, terminava invece con Milena, una gran bella ragazza, magra e delicata, che sarebbe potuta essere una grandiosa compagnia di interessanti discussioni se non avesse avuto il piccolo problema di essere completamente fuori di cervello.
Con questi pensieri in testa Seth volse il capo per osservare i pochi presenti nel salottino, a parte lei erano tutti Tristera e ognuno era impegnato per i fatti suoi, sospirò e tornò alla cosa più interessante della giornata: la brina sulla finestra.

***

Il silenzio regnava sovrano, interrotto solo qualche volta da Sunny intenta a cancellare qualche punto.
Milena aprì gli occhi di scatto e osservandosi in giro con la sua solita aria serenamente indecifrabile sbatte le lunghe ciglia.
-Qualcuno ha usato la magia.
A quelle parole Raxek, Sunny e Seth, si girarono a guardarla, ma fu proprio quest'ultima a dimostrarsi più stupita.
-La magia!?
Chiese guardando i volti dei suoi alleati e salvatori come a chiedere conferma delle parole di quella strana ragazza.
Fu Raxek a rispondere per tutti.
-Impossibile, la magia si è estinta da questo mondo un paio di secoli fa. L'unico popolo che può averla salvata sono gli elfi e non è neanche certo che siano realmente sopravvissuti alla natura.
Il silenzio calò sulla stanza sinché Sunny non alzò la testa dai sui disegni di progettazione e non sospirò con nostalgia.
-Vi ricordate quando la magia era viva? Ricordate che casini accadevano all'Accademia?
-L'Accademia?
Chiese Seth sporgendosi dalla poltrona. Finalmente qualcuno si decideva a rompere quel silenzio così pesante.
-Sì, un tempo erano le scuole di magia e combattimento, molti dei nostri amici sono cresciuti lì
-Ma è roba di secoli fa.
Si era intromesso Raxek, annoiato.
Milena intanto aveva ripreso il suo mutismo tornando ad osservare il vuoto.
D'un tratto Seth si domandò cosa vedesse in realtà.
Le avevano detto che nel suo sangue c'era un alta percentuale di Malkavin, l'antico clan vampirico dei pazzi e, a quanto pareva solo Quinn riusciva a comprendere, se pur in minima parte, ciò che le passava per la mente; chi glielo aveva spiegato aveva sbrigato tutti i perché in fretta accennando ad una certa affinità di sangue, in pratica tutte cose che lei ancora non capiva.
La veggente tornò a sdraiarsi.
Da quando con Jensen erano riusciti a scappare dai laboratori dove erano tenuti rinchiusi come cavie, la vita le aveva rivelato cose che neanche nelle sue più folli visioni avrebbe mai immaginato.
I Tristera le avevano raccontato storie di congiure millenarie, di vampiri, maghi potenti e scienziati pazzi che si divertivano a dissezionare la natura in ogni sua forma.

Secondo le confidenze che le aveva rivelato Quinn, tutto era iniziato qualche secolo prima la loro nascita, quando i clan vampirici si erano abbandonati al sonno eterno nascosti in vari punti del globo.
Uno di loro, il capo clan Giovanni, un certo Ludwig Von Ersen, non aveva ceduto all'istinto e insieme al capo clan Ventrue, Mary-Alice, aveva radunato i più forti tra i suoi vampiri e si era insediato ad Homana dove, con la fedeltà di umani abbietti aveva instaurato un suo regno segreto di terrore.

Tutto ciò spiegava le pessime condizioni in cui verteva la capitale del Continente e le dava già una più che valida ragione per unirsi ai ribelli, ma ciò che veramente le aveva fatto salire la bile alle orecchie era stato scoprire chi e quale era il ruolo di quegli strani scienziati pazzi nominati spesso dai Tristera con disprezzo.

Dopo aver impiantato il primo regime dittatoriale insieme ai Ventrue, Ludwig aveva risvegliato dal torpore (Seth ancora si chiedeva quale strana malattia fosse) il capo dei Tremere e i migliori fra i suoi fratelli per rimetterli a lavoro sui loro secolari progetti di studio del DNA e delle sue molteplici modifiche.
Progetti, questi ultimi, che, mandati avanti di Tremere in Tremere, erano culminati prima nei Tristera, così detti vampiri artificiali, e poi in quello che erano lei, suo fratello e tanti altri ragazzi ancora rinchiusi nella “città laboratorio”: mutanti.
Dal momento in ci si furono insediati ad Homana, i Tremere avevano iniziato a dominare il mondo della scienza; erano stati costruiti quegli immensi laboratori/campi di concentramento dove venivano portati i bambini di tenera età per essere studiati e trasformati in armi perfette, anche a costo della loro morte per "incidenti di percorso".
Seth li conosceva bene quei tipi di "incidenti", Jensen aveva perso la vista per un impianto di nanomacchine mal riuscito e aveva visto bambini diventare dei piccoli mostri, degli aborti della natura che finivano quasi sempre, non sapeva dire se per fortuna o no, per morire in modo orribile.
Ricordava la sua prigionia con terrore e da quando aveva scoperto la verità aveva deciso che si sarebbe battuta a qualsiasi costo.

Si voltò verso le scale avvertendo dei passi.
Nel salone entrò un ragazzo magro, piuttosto piacente, dai capelli biondo grano, più corti ai lati che in cima, aveva diversi orecchini e un sorriso soddisfatto stampato in faccia.
Seth non avrebbe potuto dargli età, a volte pareva un adolescente altre volte un uomo fatto, ma era questo il fascino di Quinn, l'essere imprevedibile proprio come il sangue che l'aveva tramutato in Tristera.
-Che accade bella gente?
Sunny si era voltata con un sorriso a trentadue denti pronta ad aggiornare il grande capo.
-Vince e Merry sono andati a prendere sangue, torneranno presto. Marcos e Jensen sono di pattuglia e Milena ha detto che qualcuno ha usato la magia
Quinn alzò un sopracciglio incuriosito
-Chi, Vince?
-No, non si sa... Si è svegliata così!
Un alzata di spalle come a non dare troppa importanza alla cosa ma Quinn, a differenza dei suoi fratelli, si fece subito scuro in volto e, arrivando davanti a Milena, le si inginocchiò davanti poggiando delicatamente il mento sulle sue ginocchia, gli occhi blue su di lei.
Milena si risvegliò per un attimo dai suoi sogni e lo guardò sorridendogli misteriosamente.
Seth li osservava con curiosità; i due si stavano solo guardando, neppure aprivano bocca eppure era come se stessero discutendo.
Seth non riusciva ancora a credere che fosse Quinn a muovere la Resistenza.
Più lo osservava più in lui non vedeva tutto quel carisma che serviva per guidare una rivoluzione di quella portata.
Eppure, tutti si fidavano ciecamente di lui, ribattevano ai suoi comandi a volte, o si infuriavano se lui si distraeva o si addormentava nel bel mezzo di una pianificazione, ma, ad un suo solo fischio di guerra, loro tutti si armavano fiduciosi.
E poi c'era la storia delle taglie, ormai tutti ne avevano una, (anche lei e il fratello che, secondo citazione “erano desiderati vivi presso i Laboratori 22”) ma quella di Quinn, seguita da quella di Raxek e Lucy era sicuramente la più alta.
Se c'era davvero Ludwig dall'altra parte della scacchiera allora doveva temerlo davvero o desiderarlo più morto di tutti glia altri messi assieme.

Seth si guardò intorno e notò che anche Sunny osservava fisso Milena e Quinn. L'unico a farsi i cavoli suoi era Raxek.
Dopo qualche secondo Quinn si alzò massaggiandosi il pizzetto sul mento.
-Molto interessante.
-Cosa?
Era stata Seth a parlare
-A quanto pare qualcuno è riuscito a rimettere in moto la "macchina magica"
A quelle parole Sunny alzò il capo spalancando gli occhi.
-Ma Quinn! Avevi detto che la magia era morta, pensi che gli elfi siano ancora vivi?
-Che siano vivi non ci piove Sunshine, quelli hanno solo goduto come porci quando la natura si è ribellata; ma comunque non è stato un elfo a riattivarla.
-E' assurdo
Seth li guardava tutti allibita, non ci capiva niente.
-Se è vero che qualcuno ha rimesso in moto "la macchina" sai quello che vuol dire vero Quinn?
Era stato Raxek a parlare, serissimo come sempre.
Il biondo aveva annuito.
-Bisogna trovarlo prima dei Nato, se Milena lo ha avvertito, sicuramente Ludwig ha già spedito ordini a destra e a manca.
-Perché Ludwig può saperlo?
Tutti si voltarono verso Seth.
-Alcuni vampiri avvertono il magico meglio di altri, di solito questi sono i Malkavian
Dicendolo Quinn si era voltato verso Milena, di nuovo estranea a ciò che la circondava.
-Ma Ludwig è così anziano che ha ormai acquistato dei poteri tali da poterlo percepire
-Quinn, se il magico è tornato a vivere le sorti della guerra potrebbero cambiare rapidamente
Di nuovo Raxek.
Quinn si fece serissimo, incrociò le braccia.
-Sunny, dov'è ora Lucy?
-Non lo so, non la vedo da due giorni...
Raxek si alzò in piedi.
-Aveva avvertito che la missione di recupero le avrebbe rubato più di un giorno.
-Sì ma a questo punto è meglio contattarla e mandarle qualcuno a prendere il suo posto.
-Non ne sarà felice, sai che è orgogliosa.
-Assamita Tzimisce...
Borbottò Quinn come a maledire il sangue della ragazza.
-Dille che non voglio sentire storie, portar via quelle armi è di notevole importanza ma questa storia della magia ha la priorità. Ludwig non metterà certo i Nato a protezione di un armeria ma alla caccia del mago sì. Manda Chud e Marcos nel settore 8. Io, te, Lucy, Vince e Merry andremo alla ricerca del mago.
Raxek annuì mentre Sunny, scattata in piedi, scappava per iniziare a smanettare sui PC.
Quinn si massaggiò un attimo le tempie come a voler riordinare le idee poi, voltatosi verso Seth la osservò con cura prima di poggiarle delicatamente una mano sulla spalla.
-Zucchero, ci serve una visione.
-Non vanno a comando...
Bofonchiò come a volersi schermare da quello sguardo quasi assatanato.
-Beh dolcezza, vedi di fartela venire. L'unico indizio che posso darti è che quello che cerchiamo è abbastanza fuori luogo.
-In che senso?
-La magia utilizzata era di teletrasporto a quanto dice Milena...
Un sorriso.
-Impegnati, noi potremmo finire per cercare all'infinito, l'esito della missione dipende tutto da te.
Piccola pausa.
-Mi fido di te Seth.
Seth deglutì, o beh certo, ora sì che si sentiva meglio.

venerdì 21 gennaio 2011

02 _ The lucky girl (Toby)





Stanchezza, isteria - forse anche un po' il mestruo - ma chiudendosi dentro la soffitta Toby sentiva dentro una sensazione strana, strozzante.
Eldheret l'aveva stancata, l'aveva stancata sua nonna che le ripeteva di fare la brava ragazza, l'aveva stancata il gomitolo di stradine che portavano alle altre tre zone della città e infine quella sensazione di impotenza che l'attraversava quando, alzando lo sguardo notava i ponti che reggevano la città alta, quella di cristallo, quella elfica e misteriosa, quella il cui accesso era vietato agli umani come lei. Andora.
Ma soprattutto era stanca di sentirsi ripetere che era ora di abbandonare le fiabe, che era ora di prendere in mano il futuro, finire il liceo, trovarsi un lavoro e mettere su qualche cosa di più solido.
Sua nonna non poteva capire.
Per lei quei racconti mitici erano tutto.
Senza di loro non sarebbe mai sopravvissuta alla noia di una città senza via d'uscita; per quanto riguardava il lavoro invece Toby sapeva bene che uno già lo aveva, poco etico certo, diciamo pure illegale, ma intanto rubando riusciva a campare felicemente. Senza contare poi che non c'era vezzo più bello al mondo di quello.
Chiuse la porta e si lasciò andare sul pavimento, il viso lentigginoso nascosto sulle ginocchia.
Tabhita, detta Toby, aveva 17 anni ma coi suoi capelli alla maschiaccio, quel metro e cinquatatre associato ad una corporatura minuta, ne dimostrava almeno tre di meno, per essere buoni.
Tutti ad Eldheret, la conoscevano, sia perché sua nonna era il medico più famoso della città, sia per i suoi capelli violacei che non la facevano passare inosservata, tutti naturali sino alla radice, in netto contrasto coi due occhi grandi e corvini.
Sua madre era morta di parto lasciandola nelle mani abili della nonna mentre suo padre era una grande incognita.
Un incognita che a Toby non interessava svelare.

-Tabhita!! Non potrai stare chiusa li per sempre! Mi serve il tuoi aiuto Tabhita!La vicina dei Porter partorisce questa sera e mi serve un infermiera! Tabhita!!
Per essere una vegliarda di 80 anni, sua nonna aveva ancora una salute invidiabile e una voce tuonante ma Toby non aveva proprio voglia di sentirla.
Non dopo quello che le aveva fatto.
Un affronto del genere non lo tollerava.

Era tornata a casa discretamente felice anche se il fastidio della sua femminilità la stava tormentando dall'alba.
Era riuscita a rubare un orologio d'oro vero, uno di quelli tutto ghirigori e arabeschi, che valevano una fortuna ed erano bellissimi a vedersi; un pezzo forte inestimabile per la sua collezione.
Era corsa in camera per nascondere la refurtiva quando si era accorta con disappunto che qualcosa mancava.
Era tornata nell'andito che divideva la sua stanza da quella della nonna e aveva controllato la piccola libreria.
I libri di miti e leggende erano spariti.
La saga di Vayolet, Tomi e Angelica. Le avventure dell'Accademia...non c'era più nulla.
-Nonna! Nonna!!
-Cosa gridi Toby?
Sua nonna era intenta a preparare il suo piccolo studio e la squadrava con aria incuriosita.
-I ladri nonna!! Sono entrati i ladri e hanno rubato i miei libri!
A quelle parole Ariadne aveva alzato gli occhi al cielo e aveva sbuffato.
-Non ti preoccupare Toby, nessun ladro. Li ho semplicemente dati via.
-Tu cosa?!
Gli occhi grandi di Tabhita si erano dilatati all'inverosimile mentre una rabbia nera le aveva compresso il petto.
Quante possibilità c'erano che non fosse mai successo...
-Il figlio di Monique ha ormai compiuto l'età per leggere e la madre si disperava di non avere nulla di adatto. Gli ho regalato quelle fiabe, tanto tu sei ormai grande.
-No, non l'hai fatto.
Quante possibilità ci sono...
La nonna si era girata infastidita.
-Parlando di cose serie, ti sei informata all'accademia di medicina? Spero per loro che decidano di ammetterti. Ne sai più tu di loro.
Non la stava ascoltando. Ariadne prese con cautela i ferri appena appena sterilizzati e li depose sul tavolo.
-Ai miei tempi per fare il medico non ci volevano tutti questi fronzoli, ci si nasceva con l'arte nel sangue e si imparava da un medico più esperto.
-Non mi ascolti!
Un groppo in gola, e il petto contratto, gli occhi le si stavano riempiendo di lacrime.
-Rivoglio i miei libri nonna!
-Oh Tabhita, quella roba ti distrae solo dalle cose più importanti
-Quello per me era importante!
-Non alzare la voce con me ragazzina!
Le lacrime le offuscarono la vista. Poteva andarli a recuperare questo era certo, non sarebbe stata la prima volta che si intrufolava in case altrui ma era stato il gesto, quel gesto irrispettoso nei suoi confronti, quella violazione di proprietà ad infastidirla.
Molto ironico avrebbe poi pensato, visto che lei la proprietà altrui la faceva propria.
-Tabhita, devi crescere una buona volta, la magia e tutte quelle cavolate di cui ti riempi la testa non esistono
-Ma gli elfi esistono! Come la mettiamo eh?
-Gli elfi non sono quel popolo mitico che tu credi, è gente come noi, solo più...eccentrica.
-Ma se tu non li hai mai visti!
-Perché tu si?
Toby si morse il labbro inferiore con furia. Glielo aveva fatto per dispetto lo sapeva, solo perché a lei non andava che leggesse e rileggesse quelle storie.
Il battito del cuore iniziò ad accelerare mentre aggrottando la fronte il suo sguardo si posò sui ferri sterili al sicuro.
Il primo pensiero che le attraversò la mente fu quello di gettarli a terra ma lo
ricacciò in gola, la nonna glieli avrebbe fatti ripulire e sterilizzare e lei ci avrebbe solo perso la serata.
Quante possibilità ci sono che la gamba del tavolo si incrini?
Zero.
Non è giusto quello che mi ha fatto!
Sette su dieci.
-E ora smettila di frignare e dammi una mano, stasera abbiamo un...
Ma la ragazza si era girata sui suoi piedi ed era scattata via, su per le scale.
Sette possibilità di successo su dieci.
-Tabhita torna subito...Aaah!!
Ariadne spalancò gli occhi verdi mentre con un crack una delle gambe del tavolo si incrinava lasciando scivolare a terra, con forti tintinnii, il lavoro di un paio di ore.
-Dannazione, lo sapevo che questo pezzo d'antiquariato andava buttato!Questa è opera delle termiti.
Si inchinò e osservò quegli orridi insettini che erano caduti a terra, afferro la scopa e iniziò a mandarli via.

Ora Toby era chiusa in soffitta, non aveva idea che quello che aveva sperato fosse accaduto veramente ma quando sua nonna aveva bestemmiato le termiti aveva gioito della sua fortuna.
La sua dannata fortuna, era diciassette anni che glielo ripetevano: era una mocciosa dannatamente fortunata.
Tirò su col naso si mosse piano verso una vecchia cassapanca impolverata.
Era li che, all'insaputa della vecchia Ariadne, teneva i suoi tesori più preziosi, la refurtiva rara.
L'aprì e tirò fuori un vecchio libro scritto da una certa Noal X.
Lo aveva rubato perché era lo stesso nome della moglie di Tomi, una gran bella coincidenza; non aveva resistito al desiderio di possederlo ma quando lo aveva aperto per leggerlo non era riuscita a capirci nulla.
Era scritto con lettere del suo alfabeto ma la lingua non era certamente la sua.
Un gran peccato certo, ma Toby era emozionata, non poteva forse essere roba magica? Infondo la Noal delle sue fiabe era una maga.
Si asciugò gli occhi e aprì il libro sulle ginocchia, da quel giorno qualche anno prima non lo aveva più esaminato, se non rare volte.
Cominciò a sfogliarlo fermandosi a caso.
-"La magia non esiste Tabhita!" "Trovati un lavoro Tabhita!"
Fece il verso alla nonna. Quante possibilità c'erano che quello che diceva la nonna non fosse vero?
Poche, pochissime.
Nessuno parlava mai di magia, ne dei vecchi popoli delle leggende. I libri che lei leggeva non li conosceva praticamente nessuno e le librerie ne avevano pochissime copie. Potevano passare tranquillamente per libri rari, e le rarità vanno protette, come si era permessa sua nonna a portarglieli via!?
Quanto sarebbe stato bello se la magia fosse esistita davvero.
Quante possibilità ci sono che esista ancora?
Toby tirò su col naso e con un sorrisino da bambina iniziò a ripetere quella strana accozzaglia di parole; ben presto si accorse che pareva avessero un ritmo.
Si fermò e schiarendosi la voce reinizio da capo, più sicura.
Quante possibilità ci sono che succeda qualche cosa?
Il battito accelerò e Toby aggrottò la fronte, faceva fatica a respirare.
Una, due... Su una scala da uno a dieci, basta un cinque per alzare le probabilità, già col sei hai vinto.
La ragazza dilatò gli occhi mentre le orecchie iniziavano a ronzarle, aveva la strana sensazione che tutto perdesse consistenza.
Quante possibilità ci sono che funzioni?
Terminò quella strana litania e tutto si fece sempre più scuro.
Sei.