venerdì 21 gennaio 2011

02 _ The lucky girl (Toby)





Stanchezza, isteria - forse anche un po' il mestruo - ma chiudendosi dentro la soffitta Toby sentiva dentro una sensazione strana, strozzante.
Eldheret l'aveva stancata, l'aveva stancata sua nonna che le ripeteva di fare la brava ragazza, l'aveva stancata il gomitolo di stradine che portavano alle altre tre zone della città e infine quella sensazione di impotenza che l'attraversava quando, alzando lo sguardo notava i ponti che reggevano la città alta, quella di cristallo, quella elfica e misteriosa, quella il cui accesso era vietato agli umani come lei. Andora.
Ma soprattutto era stanca di sentirsi ripetere che era ora di abbandonare le fiabe, che era ora di prendere in mano il futuro, finire il liceo, trovarsi un lavoro e mettere su qualche cosa di più solido.
Sua nonna non poteva capire.
Per lei quei racconti mitici erano tutto.
Senza di loro non sarebbe mai sopravvissuta alla noia di una città senza via d'uscita; per quanto riguardava il lavoro invece Toby sapeva bene che uno già lo aveva, poco etico certo, diciamo pure illegale, ma intanto rubando riusciva a campare felicemente. Senza contare poi che non c'era vezzo più bello al mondo di quello.
Chiuse la porta e si lasciò andare sul pavimento, il viso lentigginoso nascosto sulle ginocchia.
Tabhita, detta Toby, aveva 17 anni ma coi suoi capelli alla maschiaccio, quel metro e cinquatatre associato ad una corporatura minuta, ne dimostrava almeno tre di meno, per essere buoni.
Tutti ad Eldheret, la conoscevano, sia perché sua nonna era il medico più famoso della città, sia per i suoi capelli violacei che non la facevano passare inosservata, tutti naturali sino alla radice, in netto contrasto coi due occhi grandi e corvini.
Sua madre era morta di parto lasciandola nelle mani abili della nonna mentre suo padre era una grande incognita.
Un incognita che a Toby non interessava svelare.

-Tabhita!! Non potrai stare chiusa li per sempre! Mi serve il tuoi aiuto Tabhita!La vicina dei Porter partorisce questa sera e mi serve un infermiera! Tabhita!!
Per essere una vegliarda di 80 anni, sua nonna aveva ancora una salute invidiabile e una voce tuonante ma Toby non aveva proprio voglia di sentirla.
Non dopo quello che le aveva fatto.
Un affronto del genere non lo tollerava.

Era tornata a casa discretamente felice anche se il fastidio della sua femminilità la stava tormentando dall'alba.
Era riuscita a rubare un orologio d'oro vero, uno di quelli tutto ghirigori e arabeschi, che valevano una fortuna ed erano bellissimi a vedersi; un pezzo forte inestimabile per la sua collezione.
Era corsa in camera per nascondere la refurtiva quando si era accorta con disappunto che qualcosa mancava.
Era tornata nell'andito che divideva la sua stanza da quella della nonna e aveva controllato la piccola libreria.
I libri di miti e leggende erano spariti.
La saga di Vayolet, Tomi e Angelica. Le avventure dell'Accademia...non c'era più nulla.
-Nonna! Nonna!!
-Cosa gridi Toby?
Sua nonna era intenta a preparare il suo piccolo studio e la squadrava con aria incuriosita.
-I ladri nonna!! Sono entrati i ladri e hanno rubato i miei libri!
A quelle parole Ariadne aveva alzato gli occhi al cielo e aveva sbuffato.
-Non ti preoccupare Toby, nessun ladro. Li ho semplicemente dati via.
-Tu cosa?!
Gli occhi grandi di Tabhita si erano dilatati all'inverosimile mentre una rabbia nera le aveva compresso il petto.
Quante possibilità c'erano che non fosse mai successo...
-Il figlio di Monique ha ormai compiuto l'età per leggere e la madre si disperava di non avere nulla di adatto. Gli ho regalato quelle fiabe, tanto tu sei ormai grande.
-No, non l'hai fatto.
Quante possibilità ci sono...
La nonna si era girata infastidita.
-Parlando di cose serie, ti sei informata all'accademia di medicina? Spero per loro che decidano di ammetterti. Ne sai più tu di loro.
Non la stava ascoltando. Ariadne prese con cautela i ferri appena appena sterilizzati e li depose sul tavolo.
-Ai miei tempi per fare il medico non ci volevano tutti questi fronzoli, ci si nasceva con l'arte nel sangue e si imparava da un medico più esperto.
-Non mi ascolti!
Un groppo in gola, e il petto contratto, gli occhi le si stavano riempiendo di lacrime.
-Rivoglio i miei libri nonna!
-Oh Tabhita, quella roba ti distrae solo dalle cose più importanti
-Quello per me era importante!
-Non alzare la voce con me ragazzina!
Le lacrime le offuscarono la vista. Poteva andarli a recuperare questo era certo, non sarebbe stata la prima volta che si intrufolava in case altrui ma era stato il gesto, quel gesto irrispettoso nei suoi confronti, quella violazione di proprietà ad infastidirla.
Molto ironico avrebbe poi pensato, visto che lei la proprietà altrui la faceva propria.
-Tabhita, devi crescere una buona volta, la magia e tutte quelle cavolate di cui ti riempi la testa non esistono
-Ma gli elfi esistono! Come la mettiamo eh?
-Gli elfi non sono quel popolo mitico che tu credi, è gente come noi, solo più...eccentrica.
-Ma se tu non li hai mai visti!
-Perché tu si?
Toby si morse il labbro inferiore con furia. Glielo aveva fatto per dispetto lo sapeva, solo perché a lei non andava che leggesse e rileggesse quelle storie.
Il battito del cuore iniziò ad accelerare mentre aggrottando la fronte il suo sguardo si posò sui ferri sterili al sicuro.
Il primo pensiero che le attraversò la mente fu quello di gettarli a terra ma lo
ricacciò in gola, la nonna glieli avrebbe fatti ripulire e sterilizzare e lei ci avrebbe solo perso la serata.
Quante possibilità ci sono che la gamba del tavolo si incrini?
Zero.
Non è giusto quello che mi ha fatto!
Sette su dieci.
-E ora smettila di frignare e dammi una mano, stasera abbiamo un...
Ma la ragazza si era girata sui suoi piedi ed era scattata via, su per le scale.
Sette possibilità di successo su dieci.
-Tabhita torna subito...Aaah!!
Ariadne spalancò gli occhi verdi mentre con un crack una delle gambe del tavolo si incrinava lasciando scivolare a terra, con forti tintinnii, il lavoro di un paio di ore.
-Dannazione, lo sapevo che questo pezzo d'antiquariato andava buttato!Questa è opera delle termiti.
Si inchinò e osservò quegli orridi insettini che erano caduti a terra, afferro la scopa e iniziò a mandarli via.

Ora Toby era chiusa in soffitta, non aveva idea che quello che aveva sperato fosse accaduto veramente ma quando sua nonna aveva bestemmiato le termiti aveva gioito della sua fortuna.
La sua dannata fortuna, era diciassette anni che glielo ripetevano: era una mocciosa dannatamente fortunata.
Tirò su col naso si mosse piano verso una vecchia cassapanca impolverata.
Era li che, all'insaputa della vecchia Ariadne, teneva i suoi tesori più preziosi, la refurtiva rara.
L'aprì e tirò fuori un vecchio libro scritto da una certa Noal X.
Lo aveva rubato perché era lo stesso nome della moglie di Tomi, una gran bella coincidenza; non aveva resistito al desiderio di possederlo ma quando lo aveva aperto per leggerlo non era riuscita a capirci nulla.
Era scritto con lettere del suo alfabeto ma la lingua non era certamente la sua.
Un gran peccato certo, ma Toby era emozionata, non poteva forse essere roba magica? Infondo la Noal delle sue fiabe era una maga.
Si asciugò gli occhi e aprì il libro sulle ginocchia, da quel giorno qualche anno prima non lo aveva più esaminato, se non rare volte.
Cominciò a sfogliarlo fermandosi a caso.
-"La magia non esiste Tabhita!" "Trovati un lavoro Tabhita!"
Fece il verso alla nonna. Quante possibilità c'erano che quello che diceva la nonna non fosse vero?
Poche, pochissime.
Nessuno parlava mai di magia, ne dei vecchi popoli delle leggende. I libri che lei leggeva non li conosceva praticamente nessuno e le librerie ne avevano pochissime copie. Potevano passare tranquillamente per libri rari, e le rarità vanno protette, come si era permessa sua nonna a portarglieli via!?
Quanto sarebbe stato bello se la magia fosse esistita davvero.
Quante possibilità ci sono che esista ancora?
Toby tirò su col naso e con un sorrisino da bambina iniziò a ripetere quella strana accozzaglia di parole; ben presto si accorse che pareva avessero un ritmo.
Si fermò e schiarendosi la voce reinizio da capo, più sicura.
Quante possibilità ci sono che succeda qualche cosa?
Il battito accelerò e Toby aggrottò la fronte, faceva fatica a respirare.
Una, due... Su una scala da uno a dieci, basta un cinque per alzare le probabilità, già col sei hai vinto.
La ragazza dilatò gli occhi mentre le orecchie iniziavano a ronzarle, aveva la strana sensazione che tutto perdesse consistenza.
Quante possibilità ci sono che funzioni?
Terminò quella strana litania e tutto si fece sempre più scuro.
Sei.

2 commenti:

  1. Alors (che avrei potuto dirtelo su msn ma è più divertente qui XD) le città degli elfi erano due Keralian ed Andora scegli tu quale delle due usare, Tomi U.U e Angelica... mi deludi tsk tsk XD
    Ma poi la città come si riscalda? grazie agli elfi?

    RispondiElimina
  2. Allora scelgo... Andora!
    Allora, se parli di Eldereth, sì, la piattaforma su cui si erge Andora funge come una sorta di sole artificiale, illumina come la luna, ma riscalda come il sole.
    Diciamo che è un artefatto magico che gli elfi hanno creato per non avere problemi o forse per richiesta del primo capovillaggio di Eldereth, quando ancora un po' di magia esisteva sul Continente.
    Magari il patto era: voi ci date la luce e noi non vi romperemo mai la palle.

    P.S.
    Sai che ho sempre avuto una passione per le "k" e le "y" alla cazzo u.u

    RispondiElimina