lunedì 30 aprile 2012

16_ The Lucky and The Magic (Toby/Howie)


Toby sedeva scomposta tra le coperte arrotolate osservando cupamente il letto davanti al suo, vuoto da almeno quattro giorni.

Lo avevano portato via durante la cena comune, appena qualche ora più tardi che le aveva impresso quello strano simbolo sulla fronte.
Nessuno tranne lei aveva battuto ciglio, tutti avevano continuato a mangiare la loro razione mentre i due energumeni afferravano Howie per le spalle e lo obbligavano a seguirli.
Lei aveva cercato di alzarsi per obbiettare ma Roy l'aveva afferrata brutalmente e l'aveva rimessa a sedere.
-Dove Howie?
Aveva continuato a chiedere incessantemente, ma pareva si stesse rivolgendo al muro. Aveva scassinato porte, frugato ogni singola stanza di ogni schifoso corridoio, aveva chiesto a uomini, donne persino ai bambini e tutti silenzio.
Quella mattina si era davvero scocciata.
Quante possibilità ci sono che qualcuno qui mi risponda?
Zero...
Era andata da una delle guardie che vigilava sugli ascensori (unica via di entrata e uscita che era riuscita ad individuare, per ora) e dopo averle mollato un sonoro calcio a sorpresa...
Possibilità di riuscita? 7 su 10
... aveva ripetuto quella litania.
-DOVE HOWIE!?
-Ma che cazzo...ti conviene farti i cavoli tuoi mocciosi, il Bastardo si sta prendendo quello che si merita
-DOVE HOWIE?!?!!
-Non si deve usare violenza contro i superiori
E con questa perla di saggezza era tornato al suo mutismo;
"Se non gli arrivassi alla cintola gliela farei vedere io a questo energumeno!" aveva pensato, girando sui suoi tacchi puntando il nasino all'insù con aria di sfida.

E ora si trovava li, intenda a sgranocchiarsi le unghie in attesa di qualche brillante idea.
Quante possibilità ci sono di trovarlo?
Aveva cercato da per tutto...
Quante possibilità ci sono di aver sbagliato nel cercare?
Toby si lanciò sul letto dell'amico iniziando a sbattere le gambe con rabbia mentre il suo sguardo vagava per il soffitto, d'un tratto gli occhioni neri si soffermarono sull'entrata del condotto di aerazione.
"Il condotto di aerazione...Possono esserci anche mille passaggi segreti qui dentro ma il condotto è solitamente solo uno"
Toby sgranò gli occhi tentando di ricordare ogni singola planimetria mai incontrata nella sua vita.
"Tentare..."
Con un balzò si slanciò in piedi sul materasso duro analizzando l'apertura, l'altezza non era un problema, la contusione era guarita e lei era sempre stata agilissima per queste cose ma...
Quante possibilità ci sono che io ci passi?
Digrignando i denti per la rabbia Toby scatto verso l'alto dandosi lo slancio con un buon colpo di suola sul muro.
Nove


Howie si sentiva morire.
Il suo corpo era una matassa di dolore.
Gli avevano legato le braccia al un palo posto orizzontale e retto da uno verticale come una croce, troppo alto per stare in ginocchio, troppo basso per stare in piedi; per di più gli avevano riempito la schiena di aghi (una pratica a lui sconosciuta ma che, secondo i suoi aguzzini avrebbe bloccato "la sua ombra"), lo avevano frustato, picchiato, costretto al digiuno e abbeverato solo un poco ogni tot per evitare la disidratazione e ora quei figli di puttana lo scrutavano sereni mentre lui non riusciva neanche a spostare la testa per provare a respirare meglio senza sentire i capogiri e il vomito salirgli.
-D'accordo, credo che siamo giunti alle battute finali
Il più magro dei due afferro la sedia e gli si mise di fronte dopo aver fatto un cenno al compagno.
-Allora Howie, sei stato qui per quattro giorni, ti sei pentito delle tue azioni nei confronti dei tuoi fratelli?
Howie tossi tentando di inumidirsi la gola con della saliva, non riuscendoci alzo semplicemente gli occhi.
-E' un no?
Il ragazzo non si mosse.
-Perfetto, allora non mi dai altra scelta...Questa...
Disse serenamente alzando il ferro rovente che gli aveva appena portato il compagno
-...Questa è la tua ultima chance, la chiamiamo i sette peccati, ora inciderò il tuo braccio e ti farò una domanda, lo farò per sette volte. Se alla settima non avrai risposto correttamente dovremmo ucciderti...Raj alzagli la testa e impediscigli di mordersi la lingua, e dagli un sorso di acqua per favore, che quel figlio di cane di Roy non mi venga poi a dire che non ha risposto perché aveva la gola secca...
Detto ciò l'uomo più grosso gli si mise alle e dopo avergli infilato di mala grazia la fiaschetta tra le labbra serrate tese un fazzoletto, pronto a ficcarglielo in bocca all'occorrenza.
-Giuri solennemente di prestare servizio animo e corpo alla Confraternita della Serpe?
-...no...
Howie lo bofonchiò a mezza voce, quando il ferro solcò il braccio urlò come un disperato, la sua fottuta voce attutita da quel fottuto fazzoletto.

Nel buio dei corridoi Toby si maledisse per non aver portato almeno una torcetta con se; più andava avanti per quei cunicoli più le fonti luminose tendevano a scomparire e quelle provenienti dalle aperture dei condotti non erano mai sufficienti.
Si morse il labbro inferiore.
Quante possibilità c'erano di non perdersi?
D'un tratto avvertì uno strano odore e si fermò.
Sette
Era uno strano odore, come di carne bruciata.
"Forse sono vicina alle cucine"
Corrugò la fronte nel notare che anche l'aria pareva leggermente tersa di fumo.
"Impossibile" pensò "Sono assolutamente certa di averle superate qualche uscita più indietro"
Tornò carponi ricominciando a scivolare per il condotto, silenziosa ma più veloce, davanti a lei si stendeva una nuova uscita da cui proveniva una luce calda.
Quando arrivò a potersi sporgere per dare un occhiata alla stanza dovette stringersi la bocca fra le mani e serrare gli occhi per sopprimere l'istinto di saltare all'indietro e provocare un chiasso infernale.
Le ci volle qualche secondo buono per riprendersi per bene, n bel respiro profondo e iniziò ad analizzare la situazione.
Howie era li, in condizioni più che penose, il braccio ustionato in due punti, nella stanza c'erano due uomini, uno gli dava le spalle e l'altro era troppo intento a recitare una sorta di salmo di fronte a Howie per poterla notare.
La fonte di luce e di calore veniva da un caminetto acceso su cui era appoggiati a riscaldare quattro ferri.
La porta era di ferro, grossa e aveva lucchetto e serratura, da quello che Toby potette vedere prima di tapparsi occhi e orecchie per non vedere, ne sentire il ferro che solcava il braccio e l'urlo del ragazzo.
"Basta dannazione basta!"
-Mancano solo altri 4 ferri Howie, pentiti ragazzo, sarebbe solo uno spreco
Gli sentì dire
"Un piano, serve un piano ultra veloce!"
Quante possibilità c'erano di salvarlo e scappare?
Zero
“No,no,no, mi servono più possibilità!”
Toby si strinse i pugni sulla testolina violacea mentre sotto di lei l'uomo tornava a salmodiare, era sull'orlo del pianto.
Quante possibilità c'erano di trovare un uscita sul corridoio che dava sulla cella?
Toby alzò lo sguardo e scrutò il buio fessurizzando gli occhi... Le pareva di vedere qualche cosa...
Sei


-Giuri solennemente di prestare servizio animo e corpo alla Confraternita della Serpe?
Lacrime e sudore gli rigavano il volto già sporco di sangue incrostato, sentiva un maleodorante odore di carne bruciata e voleva solo vomitare.
-...no, no, no, NO, NO, NOOOOoooo
Continuò ad urlarlo anche quando il fazzoletto gli riempì la bocca, altri quattro ferri, altri "quattro peccati" e avrebbero premuto il grilletto, sempre se il suo cuore non si fosse fermato prima per il dolore...
D'un tratto mentre l'uomo si voltava per andare a prendere l'altro ferro qualcosa di pesante colpi la porta più volte, i due aguzzini si misero sull'allarme.
-Avevo detto che nessuno doveva disturbarmi
Proferì quello magro infastidito.
-Raj vai a vedere..
Con una sorta di ringhio sommesso l'uomo più grosso abbandono la sua postazione e andò ad aprire la porta per affacciarsi sul corridoio poco illuminato.
Febbrile com'era Howie non riuscì con chiarezza a comprendere cosa stesse succedendo, sentì solo l'omone ringhiare e gettarsi nel corridoio mentre un esserino dai capelli viola si slanciava dentro la stanza richiudendosi la porta alle spalle con una velocità impressionante.
"Toby..."

Quante possibilità di riuscita?
Il pensiero continuava a girare nella testa di Toby dal momento in cui, calatasi giù dall'uscita del condotto aveva iniziato a slanciarsi con violenza contro la porta di ferro creando più rumore possibile a discapito della sua salute.
Il cuore le batteva a mille.
Quando l'omone (dall'aria poco intelligente) si era scorso sul corridoio, aveva fatto di tutto per farlo imbestialire e attirare la sua attenzione e nel momento in cui questi (stupido come la merda) si era slanciato per afferrarla, lei si era lanciata dentro la stanza richiudendola.
"Bene e ora ne ho solo uno davanti"
Il pensiero non parve consolarla più di tanto.
-Tu! Cosa credi di fare piccolo sgorbio insignificante?
Con una velocità impressionante l'uomo roteò il ferro contro di lei.
Toby lanciò un grido e si slanciò di lato.
Quante possibilità di vittoria?
5 su 10
Il ferrò la colpi di striscio graffiandole una gamba.
-Sei veloce moscerino
Quante possibilità di vittoria?
Toby notò qualcosa che luccicava sopra un mobile a pochi passi da lei, lo afferrò con uno scatto e pregò con tutto il cuore che la sicura non fosse inserita
"Come si usa questo affare?!"
6 possibilità su 10

Il rinculo che per poco non le portò via il braccio fu il dolore più piacevole che mai avesse provato.


Nel momento stesso in cui tocco terra e gli aghi li furono sfilati dalla schiena Howie tornò a respirare, ma di muoversi non se ne parlava, il suo corpo era scosso da forti brividi e nella sua testa batteva un tamburo... o era il rumore che proveniva da dietro la porta quello che sentiva?
-Howie io prego, tu sveglia!
Una voce terrorizzata, e una flebile forza che a poco a poco lo metteva supino.
Toby lo guardava disperata, un braccio molle e l'altro che lo sorreggeva, doveva esserselo rotta usando la pistola che avrebbe dovuto ucciderlo...
-Stupida...
Balbettò ma le parole uscirono poco sicure in mezzo ai rantoli di tosse, i colpi alla porta divennero più forti seguiti da ringhi animali, erano in trappola, non appena l'energumeno avesse trovato il modo di aprire quella porta sarebbero stati spacciati.
Toby iniziò a balbettare delle parole sconnesse in una lingua strana, qualche cosa di insolitamente familiare.
-...Toby?
-Erien ohin...non ricordo, non ricordo...
Howie senti le lacrime delle ragazzina bagnargli la guancia.
Era tutto così familiare...una sorta di deja-vu...
-...Tob...
-Erien ohin cass...no...cav...è cainn...
-...caihrin...
Le parole gli uscirono di bocca senza pensarci mentre Toby sgranava quei suoi occhioni da cerbiatto ferito
-Tu sai? Tu sai?!
"Sai cosa?" pensò mentre le sue labbra si muovevano a comando
-Erien ohin caihrin hava erhen...
-SONO QUI DENTRO!!
Fuori dalla porta il chiasso aumentava, non c'era più tempo.
-Tu sai magia?!
Howie continuava a cantilenare quella litania, Toby non aveva dubbi, era la stessa che aveva letto lei nel libro di Noal.
Quante possibilità ci sono che funzioni di nuovo?
Toby trattenne il respiro e chiuse gli occhi afferrandosi forte ad Howie
-Erien ohin caihrin hava erhen vas
Terminò il ragazzo.
Dieci.

-Erano qui dentro, che possa morire se dico il falso!
-Beh fatto sta Raj che qui oltre al cadavere di Norin non c'è nessuno!
-Presto controllate tutte le uscite! Non possono essere andati troppo lontani!!
Mentre tutti gli assassini della serpe correvano veloci a destra e a sinistra Roy fisso intensamente la stanza vuota.
Sorrise soddisfatto. 

domenica 29 aprile 2012

15_ Doomed (Alek/Seth/Jensen)



Alek cadde a terra battendo pesantemente il fondo-schiena, la testa che gli girava.
Si era svegliato solo da poche ore e si sentiva di nuovo in trappola.

Erano venuti a trovarlo quella mattina dicendo alle suore che erano suoi parenti, lui aveva fatto di tutto per convincerle che era una fandonia ma chissà con quale arcana stregoneria il ragazzo cieco aveva scurito i suoi occhi vitrei e, ipnotizzata la pia sorella, l'aveva convinta che lui delirava, forse a causa della botta alla testa.
Dopodiché avevano iniziato a bombardarlo di domande:
Chi sei?
Da dove vieni?
Cosa sono quei tatuaggi?
Da che parte stai?
Si sentiva nuovamente in trappola.
Un attimo prima respirava sentore di libertà e un secondo più tardi ecco questi due pazzi sbucare all'improvviso pronti a fargli il terzo grado.
Alek si strinse nelle spalle e chinò il capo.
"Io non so nulla, andatevene" penso senza proferire verbo, anni di infamia prigionia non avevano giovato alla sua forza spirituale, era confuso e non capiva nulla...
La ragazza sospirò e si sedette per terra.
-Ok, forse siamo andati troppo veloci...
Sorrise teneramente e il ragazzo tatuato osservò quei lineamenti titubante.
-...In fondo non ci siamo neanche presentati...
Era stato a quel punto che il ragazzo cieco aveva dato di matto...
Con uno scatto fulmineo aveva afferrato Alek per i capelli strappandogli un pezzo della fasciatura che gli avvolgeva il capo e lo aveva obbligato a guardarlo negli occhi.
-Senti un po' brutto idiota, non ti abbiamo salvato il culo per niente hai capito? Abbiamo abbastanza casini da poterci permettere di infischiarcene della spazzatura come te quindi deciditi una buona volta a sputare il rospo o te lo farò sputare io!
-Ma voi chi cazzo siete!!??
Finalmente era riuscito a parlare e con sua estrema sorpresa a ribellarsi a qualche cosa.
Digrigno i denti tentando di liberarsi dalla presa, ma più si agitava, più la sua testa pulsava dolorosamente.
-Jensen per favore smettila subito!!
Seth era letteralmente allibita e al contempo imbestialita dal comportamento del suo gemello.
-Non abbiamo tempo da sprecare Seth, se non vuole collaborare con le buone lo farà con le cattive!
Il colmo dei colmi...
-Ho detto basta!!
Un urlo stridulo e Seth diede un colpo netto al braccio di Jensen che di scatto apri la morsa che tratteneva il ragazzo tatuato.
Alek cadde a terra battendo pesantemente il fondo-schiena, la testa che gli girava.
-Ti prego perdonalo...lui non è sempre così..
Seth si mosse immediatamente in avanti allungando una mano per aiutare il giovane.
-Non mi toccare!!
Alek schiaffeggio con violenza la mano che si protendeva verso di lui, le lacrime gli salirono agli occhi mentre la pressantemente sensazione di impotenza che aveva provato di fronte "al cieco" lo riempiva di vergogna.
Era questo che doveva essere quindi? L'eterno assoggettato? L'eterno inginocchiato?
Qualcosa nel suo sangue inizio a ribollire e alzando lo sguardo verso i due coetanei li lanciò un occhiata di odio accompagnata da una sorta di ringhio animale.
-Andatevene via....ORA!!

-Si può sapere perché ce ne siamo andati??
Jensen si stoppo di scatto e continuò ad osservare il buio in direzione della sorella.
Silenzio.
-Seth?
-Oggi mi hai davvero deluso Jen...
Seth strinse i pugni e si fermò obbligandosi a non voltarsi per guardare il fratello.
-Ti sei comportato proprio come uno di loro...uno di quei cani che ci danno la caccia...uno di quei...di quei...NATO!!
Jensen percepì la voce strozzata e iniziò a ritrovare la sua consueta calma.
-Io non...
-Quel ragazzo era terrorizzato! Aveva bisogno di aiuto e tu non hai fatto altro che accelerare le cose mandando tutto a puttane! Solo perché sei un Manipolatore e puoi controllare la volontà delle persone questo non ti da il diritto di usare il tuo potere a sproposito!
Bene, ora si sentiva proprio uno schifo, se gli fosse uscito spontaneo avrebbe abbassato il capo, in segno di pentimento, ma quel gesto lo aveva dimenticato; abbassare il capo per non dover guardare in faccia il proprio interlocutore non ti serve a nulla quando già sai di non poterlo vedere...
-Mi dispiace Seth...Io non...e che...
-Scusarti non serve a nulla! Per oggi lo abbiamo perso, torneremo un altra volta..
"Per una volta che potevo mandare avanti una missione va tutto a puttane!!"
Quel pensiero improvviso la trapasso dolorosamente...
Com'era egoista un tale pensiero...
Seth si voltò a guardare il gemello che immobile fissava avanti, il suo volto era impassibile ma lei avvertiva che era addolorato, lo aveva paragonato ad un mostro, lo aveva ferito ben consapevole che era una settimana stressante per tutti, che un errore di giudizio poteva accadere...
-Jensen scusami..
Tirando su col naso gli andò incontro per abbracciarlo.
-Scusami, non volevo dire quelle brutte cose
Fra le sue braccia lo senti rilassarsi
-No Seth, hai ragione...è che tutto questo nonsenso che ci circonda, tutte queste grandi incognite, mi pare che tutto il lavoro di Quinn stia andando a puttane e ho una brutta sensazione sorellina, molto, molto brutta...
Seth sollevò la testa e corrugò la fronte.
-Che vuoi dire?
-Ho paura che se non troviamo presto delle risposte a tutti questi interrogativi: il ragazzo tatuato, il mago, Lucy... Ho paura che Quinn si deciderà a fare una pazzia...
Seth sgranò gli occhi e chinò il capo.
Sovrappensiero provò a immaginare la Resistenza senza Quinn e un brivido freddo le attraversò la spina dorsale.
Sarebbe crollato, sarebbe crollato tutto.
-Se Ludwig dovesse prendere Quinn...

Sarebbero stati tutti spacciati.

mercoledì 31 agosto 2011

14_ Captives (Lucy/ NATO Charlie)


Sentiva la febbre consumarla piano, penetrandole le ossa come tanti lunghissimi aghi.
Il dolore proveniente dalle dita spezzate e martoriate era nulla in confronto alla sete, quella sete di sangue che la divorava dall'interno.
Non aveva bevuto abbastanza sangue prima di partire per quella missione e non aveva fatto in tempo a bere l'ultima fiaschetta che teneva nella borsa.
E ora la sua borsa l'avevano loro, così come la fiaschetta di Vitae.
Cerco di muoversi ma le catene e il collare non le permisero alcun movimento, gemette.
Non avrebbe mai rivelato nulla.
Non li avrebbe mai traditi.
Sarebbe morta li, tra la tortura della sete e il supplzio delle catene.
Lucy alzò gli occhi vitrei verso la porta della sua cella e sputò per terra nel notare due occhi che la osservavano dallo spioncino.
Nessuno di loro sapeva come mantenerla in vita, e lei non l'avrebbe mai rivelato.
Che prendessero pure il suo cadavere, lo aprissero e lo dissacrassero, solo quello li avrebbe lasciato; non avrebbe permesso che il suo corpo fosse toccato da quegli scianziati un minuto di più.
No.
Nella vita, Ferryn 07b60NATO alias Lucil (il nome glielo aveva cambiato Quinn, con totale approvazione della ragazza, quando si era unita alla Resistenza), non sarebbe più stata una cavia.

Charlie si ritrasse dallo spioncino nel momento in cui vide la prigioniera sputare a terra.
I suoi capelli multicolore erano legati alti e per l'occasione indossava un camice medico, come le avevano detto che doveva fare quando si trovava nei laboratori.
Sin da quando la sua squadra aveva riportato la ragazza niente era stato più lo stesso.
Tutti gli scienziati erano allarmati, la sicurezza era stata triplicata e a lei e ai suoi compagni NATO era stato tolto l'accesso (già ampiamente limitato) ai dati governativi.
Tutto ciò la incuriosiva enormente.
Bravo le aveva detto che quella ragazza "Lucil", come si faceva chiamare, era un ex esperimento piuttosto importante per i Tremere, ma quando lei aveva domandato di che esperimento si trattasse, Bravo aveva scosso la testa:
-Eseguo solo gli ordini Charlie
Così aveva detto.
Charlie aveva cercato il file della ragazza, ma l'unica foto che combaciava col profilo della ribelle apparteneva all'archivio del settore 7b, e l'accesso era proibito.
La cosa le puzzava enormemente.
Avevano già dato la caccia ai mutati e ogni volta si erano aiutati con i database.
Avevano persino antichissimi dati appartenenti ai membri della Resistenza, come il loro profilo sanguigno o genetico!
Prché di Lucil non era possibile visionare nulla?
Come avrebbero potuto scoprire anche solo come mantenerla in vita se nn le davano l'accesso ai dati?!
Eh si, perché dannazione quella stava morendo, il suo decesso si avvicinava con velocità impressionante e lei, come medico, avrebbe dovto inventarsi qualche cosa per tenere in vita un simile prigioniero!
No, invece i militari avevano sequestrato tutto.
Solo a Bravo era stato dato il compito di interrogarla, un compito ingrato e impossibile.
Avevano catturato un soggetto raro e ora, per colpa dei loro maledetti segreti lo stavano perdendo.
Charlie si morse il labbro inferiore e dette un ultima ochiata alla prigioniera prima di voltarsi.
Le avevano insegnato che quelle cose erano prede, erano prede e loro erano i cacciatori...
Allora perché, perché lei non si sentiva felice di quel "bottino"?
"Guardarla è come osservarsi allo specchio"
Il pensiero le trapasso la mente bloccandola nel corridoio.
"Cacciatore e preda, chi di noi è il vero cacciatore?"
Due soldati la squadrarono per un attimo e Charlie si ricompose proseguendo per la sua strada.
"MA certo, ho solo bisogno di un po' di riposo, infondo sono stata troppo tempo a studiare quel campione di sangue per riuscire a capire che cosa la sta uccidendo per..."
Un nuovo pensiero, come un lampo, la stoppò in mezzo al corridoio.
La sua mente iniziò a ripercorrere l'ultimo periodo all'inverso, sino al giorno in cui Bravo aveva trasportato quel corpo contuso sino al furgone.
Mentre Bravo le toglieva le due desert eagle lei l'aveva attaccata ad una flebo...
Era stato allora che Echo aveva aperto la borsa e tirato fuori una fiaschetta...
-Che cos'è?
Aveva chiesto aprendola per odorare il liquido all'interno.
-Sarà alcol
Aveva risposto Delta alzando le spalle.
-Uunh!! Che schifo, ha odore di ferro!
Detto ciò aveva richiuso la fiaschetta e l'aveva rimessa nella borsa.
Nella borsa che non era stata data agli scienziati ma ai soldati della Sicurezza.
"DEVO avere quella fiaschetta!"
Con un mezzo salto improvviso che fece perdere la propria posizione ad una delle guardie Charlie cambiò strada, iniziando a correre verso il reparto speciale della Sicurezza.
Forse ora sapeva come mantenerla in vita.

***

"Dove ti stanno portando!" la pioggia batteva sui loro visi e sul suo cranio quasi del tutto rasato mentre la colonna umana si spostava attraverso il camminamento di filo spinato.
"Non lo so ma Ferry, tu resisti"

Le grida di soldati che spingevano ordinando di procedere le riempirono le orecchie.
Voltandosi indietro Ferryn vide Valentine cadere nel fango ed essere rimessa in piedi a calci. L'orda li spingeva sempre più avanti e lei era bloccata dall'altra parte della recinzione senza poter fare nulla.
"Vick non mi lasciare!"

Che frase stupida.
Vick la guardò e sorrise mentre le guardie lo obbligavano ad andare avanti.

Ferryn iniziò a correre inciampando più volte, mancavano pochi passi alla fine del camminamento, pochi passi e lei sapeva... Non li avrebbe più rivisti.

"
Ferryn! "Valentine le passo davanti, il suo bel viso pallido striato di sangue, si strappò la targhetta dal petto e gliela lanciò, la ragazza si gettò a raccoglierla prima che il fango la nascondesse. Ora piangeva e gridava i loro nomi, tutti i loro nomi.
Una piccola lite all'inizio della fila, una delle guardie cadde a terra circondata dall'abbaiare dei cani, Vick correva verso di lei.
Il soldato si attacco alla rete metallica e allungò una mano verso Ferryn, lei gliela afferrò. "Vick..."
Con sua sorpresa il ragazzo le strappo dal collo la piastrina.
"Ora sono tuo per sempre...
"
Una guardia lo afferro per staccarlo dalla recinzione mentre Ferryn gridava e colpiva la parete.
Dei soldati attraversarono il giardino e l'afferrarono da dietro per riuscire a trattenerla. Ferryn gridava e piangeva.
Vick e Valentine si girarono per guardarla...


Sapevano di stare andando a morire eppure continuarono a sorriderle, le sorrisero sino a che non furono obbligati a salire su un furgone e le portine non furono chiuse alle loro spalle.
Ferryn cadde a terra, nelle mani le loro piastrine.

Lucy aprì gli occhi di scatto, lacrime appiccicose le incrostavano le guance secche.
Annaspò più di una volta cercando di riprendersi dall'incubo che altri non erano che frammenti dei suoi ricordi.
Stava per lasciarsi andare ad un singhiozzo quando percepì la presenza di qualcuno nella stanza.
Di scatto alzò la testa per quanto il collare consentisse.
La gola era troppo secca e nel momento in cui cercò di emettere un suono le uscì un violento colpo di tosse.
Nell'ombra qualcuno ridacchiò.
-Ma guardati Ferryn, guarda come ti sei conciata...
Un uomo uscì dall'ombra; era elegantemente vestito e Lucy non ricordava di averlo mai visto.
-Sei stata veramente uno spreco, un soldato con le tue capacità, avresti servito più che dignitosamente i NATO, un vero peccato che hai scelto di essere così difficile.
-Di...che...parli?
Chiese tra i rantoli cercando di concentrarsi nell'ascolto; di cosa diavolo stava parlando quell'uomo?
-Oh beh, devi sapere che gli esperimenti "F" sono stati veramente difficili da sostenere, creare il cecchino perfetto sembra essere una maledizione. Tutte le cavie si rivelano così...instabili! Sto ancora riflettendo se tuo fratello sia veramente idoneo... Alle volte ho la sensazione che la sua fedeltà sia così...precaria...
Lucy iniziò a tossire instancabilmente.
Fratello? Cosa fratello? Chi fratello?
Lei era figlia unica, suo padre era uno degli scienziati che l'avevano trasformata in quello che ora era.
Nessun fratello era mai stato menzionato.
Cercò di parlare ma il flusso improvviso di pensieri la fece solo tossire di più.
L'uomo sorrise.
-Visto che hai scelto di morire pensavo fosse il caso che tu sapessi due o più cosette...
Le prese i capelli e le fece sollevare la testa, i suoi occhi andarono alle due piastrine che pendevano al collo della ragazza.
-Tu lo sai come sono morti i tuoi amici?
Gli occhi di Lucy si arrossarono mentre una rabbia animale le saliva dalle viscere, sentiva il bisogno di uccidere come mai in vita prima, tutto il suo sangue Assamita desiderava solo una cosa: dargli una morte lenta e dolorosa.
-Ti rivelerò un segreto piccola Ferryn, o come tu preferisci, Lucy...Nessuno dei tuoi amici è morto subito come tuo padre ti ha gentilmente detto. La loro agonia si è protratta per...quanto? Tre mesi?
Un velo di falsa perplessità.
-Ora, non ricordo di reciso sai, mi occupò di rado della punizione per i disertori ma sappi che sono stati trasferiti in un piccolo laboratorio dove abbiamo deciso di dare il via ad alcune sperimentazioni con delle tossine...
Le catene iniziarono a tremare mentre le poche energie che le rimanevano le davano la forza di scuoterle per cercare di avvicinarsi a quell'essere dall'odore di morte.
-La ragazza è stata la prima ad andarsene, il ragazzo...è stato molto meno fortunato, purtroppo era...resistente...
Lucy scattò in avanti in un tintinnare di catene, digrignò i denti e aprì la bocca emettendo un urlo rauco.
L'uomo non si scompose, la continuò a scrutare con un sorrisino sicuro stampato sul viso privo di rughe; un soldato aprì la porta e salutò rispettoso l'uomo.
-Signor Ludwig, la Signorina Mary Alice ha detto che è stanca di attendere
A quelle parole per poco Lucy non perse i sensi, si accasciò al suolo mentre i suoi occhi seguivano come ipnotizzati il suo nemico.
-Lud...wi...
Un colpo di tosse, l'energia la stava abbandonando di nuovo.
Ludwig si voltò a guardarla.
-Oh, si, sono stato veramente scortese a non presentarmi prima, ma credevo, aimè, non fosse necessario...Salutami Seth quando lo vedrai alle porte della città dei morti. Che tremendo spreco
Concluse uscendo dalla cella.
Lucy sgranò gli occhi trattenendo con tutta la sua forza la rabbia tramutatasi in lacrime.
Le ultime parole che le avvolsero la mente prima di perdere i sensi furono calde come l'inferno.
“Ora sono tuo per sempre”










Foto: Alice Dellal foto modificata

martedì 30 agosto 2011

13_ Sorcerer (Howie/ Toby)

La sala degli allenamenti era gremita di ragazzi dai 10 ai 18 anni intenti ad allenarsi assuidamente.
Tutti con lo stesso tempo perfetto.
Tutti senza battere ciglio.
"Tutti pronti ad essere macchine da guerra"
Howie li osservava attraverso il vetro di protezione con occhio spenti, il sudore gli imperlava la fronte e la canottiera era bagnata in più punti.
Il suo personale allenamento era appena terminato (avendo superato l'età idonea per il noviziato doveva essere seguito in solitaria solo da Roy, il suo maestro).
Una delle ragazze in quarta fila cadde a terra, stremata, nessuno si mosse per aiutarla, dal fondo della palestra una donna alta e severa (presumibilmente la sua maestra) le si avvicinò e, afferratala per i capelli la obbligò a mettersi in piedi.
Howie volse la testa altrove nel momento in cui la donna iniziò a schiaffeggiare il viso congestionato della ragazzina.
Ne aveva abbastanza e allo stesso non provava assolutamente nulla...
-Ehi! Bastardo!
Una voce dal corridoio, Howie si affrettò a muoversi dalla parte opposta.
-Ehi Bastardo! Sto parlando con te Bastardo!
L'irritazione raggiunse la punta dei suoi capelli arrossandogli il volto lentigginoso, volse il capo. Dinanzi a lui si stagliavano due uomini e una giovane donna, tutti e tre membri onorari della confraternita e, un tempo, suoi confratelli di noviziato.
-Allora non sei sordo Bastardo
Quello che aveva parlato si stanziava centrale, più alto di Howie di almeno due spalle lo osservava con sguardo divertito.
-Lascia perdere Nathan, il bastardo non parla
Il secondo uomo; più grosso del primo, ma più basso.
-Il novizio si sente superiore
La ragazza; sarebbe stata veramente carina se non fosse stato per quel carattere da vipera che l'aveva fatta arrivare in alto facilmente.
Howie rimase in silenzio, squadrandoli con aria neutra, le guance lentigginose rosse di rabbia.
-E' vero quello che dice Moana, Bastardo? Ti senti superiore Bastardo?
-Non sono un bastardo
Le parole gli uscirono dalle labbra come un sibilo.
Risatine.
-Oh ma davvero?
Il secondo uomo lanciò un occhiata alla donna, Moana che prese la parola.
-Oh, l'eterno novizio si sente superiore perché LUI, a differenza nostra, ce l'ha un cognome vero? Com'è che era Pete?
Fece perplessa, il secondo uomo, Pete, le venne incontro.
-De la Croix se non erro, vero Bastardo?
Howie strinse i pugni, qualcosa dentro di lui iniziò ad agitarsi mentre le iridi si scurivano.
-Peccato che sia il cognome di tua madre eh Bastardo?Non quello di tuo padre, non è forse vero?
Howie si girò e inizio a percorrere il corridoio ad ampie falcate, non aveva intenzione di finire nei guai per colpa di quei tre...

I passi continuarono a seguirlo per il corridoio.
-Chi si è scopata tua mamma per mettere al mondo un Bastardo come te?
-Pete! Per favore, non dire queste cose sulla mamma di Howie De la Croix...in fodno sappiamo tutti che se la Signora De la Croix non si fosse comportata come una prostituta d'alto bordo non avrebbe dovuto sbattere il proprio bastardello sul marciapiede per seguire le sue or...awwh!!
Le parole morirono nella gola del ragazzo mentre si portava le mani al collo come a volersi difendere da una presa invisibile.
-Nath...Aaaah!!
Mentre il primo ragazzo cadeva a terra in preda ad una sorta di asfissia Pete vide il suo braccio muoversi senza poter essere fermato, le dita della mano si tesero di fronte a lui e una ad una si torsero all'indietro spezzandosi come fossero stati ramoscelli.

Le urla riempirono il corridoio mentre Moana osservava la scena senza emettere suono.
Pallida come se avesse visto la morte i suoi occhi osservavano le ombre sulla parete del corridoio.
L'ombra di un ragazzo che afferrava il collo dell'ombra di Nathan e dopo averlo lasciato andare, si avvicinava a quella di Pete per prendergli il braccio e spezzargli le dita come fossero stati 5 stecchini.
Inorridita Moana lanciò uno sguardo a Howie.
Il Bastardo era li, in piedi e li fissava tutti e tre con aria infastidita come se stesse osservando tre piccoli insetti.
Moana si senti afferrare per i capelli e trascinare in terra dove sbatte dolorosamente la schiena.
Lanciò un ultimo sguardo al muro.
L'ombra del giovane si stagliava sopra la sua come fosse stata una cosa viva.
Qualche secondo di esitazione in cui Moana percepì il gusto acre della paura e l'ombra tornò indietro verso il suo legittimo proprietario che ancora li osservava con noncuranza.
-Non osate infangare il mio nome, MAI PIU'

Howie continuò a camminare attraverso i corridoi a vuoto per un altra mezz'ora buona, era in ritardo, lo sapeva, ma aveva bisogno di camminare.
Lo aveva fatto di nuovo.
Lo aveva fatto di nuovo e non sapeva come.
Si appoggio ad una parete e si lasciò scivolare per terra.
C'era qualche cosa dentro di lui che non andava.
Sin da quando era piccolo aveva sempre sentito un qualche cosa di strano, una sorta di energia imprigionata nel profondo come una bestia in attesa di uscire.
E in quel periodo la "bestia" era nervosa come se sentisse la libertà alle porte.
Sospirando l'assassino chiuse gli occhi e si portò le mani alle tempie, qualunque cosa fosse LUI doveva controllarla, non poteva che essere altrimenti.
Niente e nessuno l'avrebbe controllato.
Mai.
-Howie?
Una mano calda sulla spalla.
Aprendo gli occhi il ragazzo volse lo sguardo verso la vocina.
Toby lo osservava con quegli occhioni neri dalla grandezza impressionante, accucciata al suo fianco come un animaletto.
-Tu male?
Howie sorrise.
In poche settimane Tabhita aveva fatto dei progressi impressionanti nel comprendere e parlare la loro lingua; per quanto le coniugazioni verbali le fossero ancora precluse se voleva dire qualche cosa trovava sempre il modo di dirla.
-No, sto bene Toby..
-Tu bugia
Il visino lentigginoso si contrasse in una smorfia poco contenta e Howie fu sul punto di scoppiare a ridere.
-Pensi che menta?
-Menta...
-Mentire, dire le bugie
-Tu mentire...
-Io mento?
-Tu menti
Questa volta la voce aveva cambiato inclinazione e lo sguardo della ragazza si era addolcito.
Howie la osservò intensamente, era impossibile che venisse da Homana e non gli pareva affatto pazza (come molti li dentro pensavano) eppure, Andora? Anche se lei insisteva a chiamarla Eldheret quella città era una leggenda di secoli prima.
-Sei un elfa?
Toby scosse il capo.
-Io no elfa, io vivo Eldheret, non Andora
-E allora perché hai le orecchie a punta?
Le tocco le orecchie e sotto la sua mano le sentì bollenti, il viso lentigginoso di Tabhita era come infiammato, Howie ritrasse precipitosamente la mano.
-Oh scusa, non volevo offenderti
Tabhita si portò le mani alle orecchie massaggiandosi le punte.
-Brutte?
-No, ti stanno bene, sembri una sorta di folletto
-Folletto?
-Si sai, di quelli che saltellano nelle storie per bambini o...
Ma Toby dette segno di non aver capito, aveva parlato troppo velocemente.
-Tranquilla, sei molto carina
Tabhita sorrise e gli prese la mano facendo forza come ad indicare di alzarsi.
-Che c'è folletto?
-Uscire!
Howie la osservò perplesso, sapeva che sarebbe arrivato il momento in cui quella ragazzina del mondo delle fiabe avrebbe chiesto una boccata d'aria.
-Emh, non c'è nulla da fare fuori...
Toby lo osservò perplessa e Howie si tocco la maschera anti gas attaccata alla cintura.
-Fuori c'è il gas, non si può respirare...capisci?
Disse cercando di aiutarsi con la gestualità.
Gli occhi di Tabhita parvero appannarsi come se la ragazza stesse guardando qualche cosa che non c'era, Howie si chiese se avesse capito.
-Non boschi? Non stelle? Non luna?
Howie le strinse forte la mano come se si sentisse personalmente responsabile per la mancanza di tutte quelle cose.
-Mi dispiace io non...
Non riuscì a concludere nel momento in cui vide le guance della ragazzina rigarsi di lacrime.

Tabhita si morse il labbro inferiore per non singhiozzare.
Dov'era mai finita? In quale inferno la sua bravata l'aveva condotta?
Niente boschi? Niente luna e stelle? Niente ossigeno nell'aria per respirare?
Era questa Homana? La grande Homana di cui tutti i libri parlavano?
E come stava la nonna ora? Era in pensiero?
Che nipote screanzata era stata, lasciare il suo unico parente solo e senza aiuto.
Tabhita iniziò a sentirsi male, un conato di vomito che le saliva su per la gola.
Due mani fredde le presero il viso e lo alzarono in modo che i loro occhi si incontrassero.
-Ti porto io a casa, te lo prometto
E senza pensarci, dopo essersi morso forte il polpastrello dell'indice, Howie le tracciò con la gocciolina di sangue un cerchio spezzato da una retta sulla fronte della ragazzina.
-Nessuno ora ti farà del male
Tabhita lo osservò perplessa avvertendo uno strano calore alla fronte.
-Tu magia...






martedì 17 maggio 2011

12_ Hear my voice (Nato/ Seth)

[capitolo a 4 mani in collaborazione con Trish]


Uniform aprì gli occhi, guardò il gigantesco cilindro di vetro attraverso il liquido nel quale era immersa, l'unica debole barriera che la separava dalla morte. Vide il suo braccio pallido muoversi verso il vetro della vasca, i sottili tubicini che le inniettavano ogni sorta di medicine seguirono il suo movimento. Lei, però, non si era mossa affatto. Richiuse gli occhi mentra gli scienziati del laboratorio iniziavano ad agitarsi.
Stava per succedere qualcosa.
Uniform era cieca per colpa di qualche esperimento atto a potenziare le sue naturali doti di veggente, a causa dello stesso errore ogni volta che apriva gli occhi vedeva le cose sfasate di qualche minuto nel futuro.
Sentiva che qualcosa stava cambiando, avvertiva il dubbio germogliare lentamente nelle menti distantidei suoi amici. Lei sapeva già tutte le cose che gli altri NATO avevano appena iniziato ad immaginare, aveva tanto sperato che lo capissero prima, ora sperava solo che non fosse troppo tardi, all'improvviso, mentre pensava a tutte queste cose, si sentì mancare, un mal di testa familiare le esplose nel cervello e delle immagini presero a scorrerle davanti agli occhi chiusi.

Sangue. Un ragazzo le dava le spalle, i capelli ricci e neri arruffati, il sangue fuoriusciva da un foro di priettile sulla sua schiena, proprio in mezzo alle scapole. Gocciolava rosso giù per la sua giacca lunga. Lenatamente, come se fosse stupito, si voltò verso di lei, gli occhi azzurri e grigi spalancati, un rivolo di sangue gli colava dalla bocca e lungo il mento, la guardò e cadde a terra.

Uniform spalancò gli occhi terrorizzata. "Foxtrot!" Pensò, richiuse gli occhi, doveva fare qualcosa, sarebbe stato troppo tardi, si concentrò per sentire le menti degli altri alla disperata ricerca di qualcuno che la potesse sentire, pensando come se gridasse, ma loro erano come sordi, non avevano la capacità di sentirla.
"No! No! No!"
Doveva fare qualcosa, non poteva lasciarlo morire, allargò il suo campo mentale. Niente. Lo allargò di più, continuò ad estenderlo finchè, ormai al culmine della disperazione, non la sentì, proprio lì ai margini, debolissima, come se qualcuno la stesse tenendo nascosta.
Un altro veggente.
Alzò il braccio e posò il palmo della mano su vetro della vasca, era freddo al contatto, sentì i tubi dei medicinali seguirla, si concentrò con tutte le sue forze su quella piccola essenza, sulla visione e su una parola che ripetè all'infinito nella sua testa: "Salvalo! Salvalo! SALVALO!". Sentì il suo cuore accellerare i battiti. Sentì i medici iniziare a parlare tra di loro in tono nervoso.
-Battito irregolare
-Una visione?
-Sta facendo qualcosa!
-Aumentate le dosi di sedativi!
Iniziò a sentirsi debole, il suo viso si contorse in un'espressione concentrata, irrigidì i muscoli della mano, come se rimanere aggrappata al vetro la potesse aiutare. Continuò a pensare intensamente, a concentrarsi su quello sconosciuto. "SALVALO!!" Avvertì qualcosa di diverso. Capì che la visione era arrivata a destinazione, così come il suo messaggio.
-Cosa diavolo sta facendo?
Uniform sorrise, lasciò ricadere il baraccio e perse i sensi.

“Salvalo!"
La camera da letto scomparve, Jensen che dormiva sereno scomparve, tutto divenne nero e poi sfocato, umido e freddo.
Seth tentò di gridare ma scoprì che le era impossibile, non sotto quel manto d'acqua.
"Salvalo!"
Un grido più vicino.
La veggente si voltò dentro le acque scure, quella voce era così vicina...
"Chi sei?!Chi sei!?" e fu allora che la vide.
Nitidida e potente la visione la travolse trascinandola lontano da quelle acque pericolose...

Quando Seth riaprì gli occhi era tornata nella sua stanza, dentro il suo letto caldo.
Una patina di sudore le copriva il volto e la sua respirazione era agitata, irregolare come il suo battito.
-Seth?!
Suo fratello era lì, la osservava coi suoi occhi ciechi, protendendosi verso di lei, la ragazza poteva sentire come cercasse di mantenere la calma.
-Seth, dannazione parlami!
-Jens io... io devo salvarlo...

giovedì 12 maggio 2011

11_ La decisione è presa (Quinn)


-La situazione comincia ad essere alquanto complessa.
Chad, con il ringraziamento di tutti gli astanti, aveva preso in mano la situazione e preparato un ottimo, quanto lungo e dettagliato rapporto, sugli ultimi fatti che li avevano travolti in quelle poche settimane.
Quinn stava in ascolto seduto alla sua destra, meditando pensieroso sul da farsi, gli altri capo-gruppo della Resistenza sedevano con lui intorno al lungo tavolo della cucina, chi non era riuscito a prendersi una sedia stava in piedi appoggiato al muro.
Ora che Chad aveva preso la parola il silenzio regnava sovrano ma Quinn, da buon leader che si rispetti, sapeva che, non appena il rapporto fosse giunto a conclusione, sarebbe scoppiato il solito putiferio; forse era per quello che se ne stava ad occhi chiusi con una mano a sorreggersi la testa.
-Cercherò di essere breve e conciso: abbiamo sparpagliato spie per tutta la città, abbiamo contattato tutti i nostri informatori ma di questa fantomatica setta del serpente d'argento neanche l'ombra, se Seth non si stesse giocando l'anima potrei perfino affermare che non esista, ma dalle occhiate che mi lancia, lei ne è sicura quindi...boh, sembrano nascondersi nelle ombre e con loro anche il mago... Marcos ci ha poi gentilmente portato all'attenzione il fatto del ragazzo tatuato, anche lì abbiamo controllato: il ragazzo non è inserito in alcun database governativo, ciò lo rende automaticamente un individuo di estremo interesse per la nostra organizzazione ma, al momento purtroppo, da quanto ci riferisce una delle suore, non si è ancora risvegliato dal suo stato comatico, perciò, come per il mago siamo in cupa attesa.
Una piccola pausa in cui si massaggio il cranio rasato, mentre il concilio iniziava a borbottare sommessamente, Quinn sospirò: “Siamo nella merda di drago sino alla cintola...”.
Chad proseguì dopo un breve colpo di tosse per richiamare l'attenzione:
-Sono poi lieto di informarvi che la nostra incursione nell'armeria del settore 8 ha avuto un ottimo successo! E' Stato sequestrato un carico di materiale bellico di qualità che presto invieremo ad ogni gruppo, vi prego solo di leggere le istruzioni in caso di armi estremamente tecnologiche, sarebbe alquanto disdicevole se finissimo per ammazzarci da soli...
Qualcuno lo squadrò con irritazione, l'umorismo dell'uomo non era mai stato particolarmente gradevole a nessuno.
-Vorrei poi aggiungere che, a dispetto di quello che molti pensano, far saltare in aria l'armeria è stato un vero colpo di classe da maestri
Un ampio sorriso, l'idea dell'esplosione era stata sua.
Era risaputo che Chad amava i botti delle esplosioni quasi quanto le sue ricerche in campo chimico, da cui aveva ricavato ampi sfregi su mani e braccia.
-Purtroppo però, questo fatto ci ha messo dietro tutta la polizia della città...
Alcuni mormorii sommessi, qualcuno alzò gli occhi al cielo, Chad proseguì, questa volta in tono più cupo:
-Infine, vi è la questione legata al rapimento di Lucy da parte dei soldati NATO...dei quali, non sappiamo assolutamente nulla...
Strinse fra le mani i fogli e mordendosi il labbro inferiore si risedette, come da Quinn previsto un mormorio sempre più alto iniziò a incombere sulla cucina.
Caleb, un mutante incrociato col gene del lupo, alzò la voce:
-Salvare Lucil sarebbe come darsi in pasto a Ludwig! Non sappiamo nulla di questi NATO, li conosciamo solo per nome!
-E' una follia!!
Proferì qualcuno dal fondo della stanza, Quinn non riuscì a riconoscerne la voce.
Raxek scattò in piedi come una molla bestemmiando e maledicendo drasticamente tutti i presenti:
-E allora vorreste lasciarla marcire in un qualche buco polveroso?! Ma siete diventati tutti degli ammassi di...
Le imprecazioni durarono ancora per qualche secondo, se non almeno un minuto buono. Senza alzarsi Marcos studiò la sala, il terzo occhio aperto e vigile:
-Lucy è una delle nostre migliori pistole, non possiamo permetterci il lusso di perderla
-E allora cosa proponete? Non c'è modo di sapere dove si trova!
Fu Kat a parlare, nera di pelle come il carbone e dai capelli bianchi come neve.
-Manderemo delle spie!
Nuovamente qualcuno che Quinn non riconobbe al primo colpo.
-Oh beh se continuano a fare l'ottimo lavoro che stanno facendo col mago e il ragazzo siamo a cavallo!!
Dai mormorii si passò alle grida, ora Raxek lo scrutava perplesso, aveva esaurito gli insulti (per ora) e si aspettava che lui intervenisse.
"Detesto questi concili"
Quinn si alzò in piedi grattandosi i lunghi riccioli color grano, invitò gentilmente gli astanti al silenzio, nessuno gli diede retta, alla seconda chiamata, quasi magicamente, tutti si acquietarono scrutando il loro leader.
-A tutti noi Lucy manca, ma iniziare dalla fine non ci aiuterà a mettere insieme i pezzi del puzzle...Per prima cosa la questione del mago, le ricerche non si devono sospendere, se ancora non abbiamo trovato nulla vuol dire che abbiamo cercato nei luoghi sbagliati, Miriam?
Una piccola brunetta si affacciò sul tavolo, era talmente piccola e mingherlina da far invidia persino a Sunny che non arrivava a toccare il metro e cinquantacinque.
-Dimmi Quinn!
-Voglio che mandi i tuoi segugi sino all'ultimo piano, parlino con la gente comune, chiedano a vecchi e bambini, non mi importa, al momento mi vanno bene anche leggende e dicerie, non so se mi sono spiegato
La piccola Miriam annui seriamente e con un cenno del capo Quinn proseguì:
-Per quanto riguarda il ragazzo tatuato..
-Se posso Quinn vorrei occuparmi io di quella faccenda!
Tutti i presenti volsero il capo verso la porta dove, appoggiata ad uno stipite, Seth li aveva fin all'ora ascoltati in silenzio in compagnia di suo fratello gemello Jensen.
-Se posso chiedere il perché...
La voce di Quinn era totalmente neutra, fossero stati da soli come gruppo l'avrebbe lasciata andare senza perché e per come, di Seth ci si poteva fidare ma, dinanzi a tutto il gruppo ribelle riunito era giusto che una spiegazione si sentisse.
-Ho avuto alcune visioni su quel ragazzo, visioni strane e sospette, credo fortemente che sia un personaggio chiave ma ancora non so perché... In se è la curiosità che mi spinge...
Spostò il peso del corpo da un piede all'altro, pareva vagamente a disagio, Quinn annuì.
-Se nessuno ha da obbiettare a sorvegliare il ragazzo manderei Seth e suo fratelo Jensen, ci potrebbe volere una "mano d'aiuto" per farlo parlare, non trovate?
Chiese ironico menzionando il potere di manipolatore del giovane, qualcuno ridacchiò, altri annuirono, nessuno obbiettò.
-E infine Lucy...scusami Chad se evito di parlare dell'esercito di piedi piatti che ci hai messo alle costole ma credo che tutti noi sappiamo come gestirceli nei nostri rispettivi settori...dicevamo, Lucy.
La questione purtroppo è più delicata del previsto, per quanto io frema dalla voglia di staccare il cazzo a questo soldatino di merda che ce l'ha portata via, la pazienza è sicuramente l'arma migliore. Marciare contro ogni singolo laboratorio della città sarebbe inutile, visitare tutte le carceri idem, soprattutto visto che il novanta per cento di queste ci è ignoto...
-La lascerai morire?!?
Questa volta era la voce di Raxek, Quinn strinse i pugni, "Certo che non la lascerò morire, in extremis mi consegnerei io stesso se servisse a ridarcela indietro!" ma non lo disse, come capo aveva delle responsabilità e in un gioco così delicato non poteva permettersi di mettere troppo in gioco...
-No, non fraintendete le mie parole, non abbandonerò mai Lucy, come non abbandonerei ciascuno di voi se Sfortuna lo volesse, ma purtroppo per ora dobbiamo aspettare, lavorerò io come spia per questo caso!
Un mormorio generale, Caleb si alzò:
-Non dovresti esporti troppo, Ludwig vuole la tua testa
-Se è per questo vuole anche il mio culetto da sculacciare, la mia schiena da frustare e il mio bellissimo collo da incatenare! La decisione è presa! A differenza vostra io possiedo la capacità di cambiare aspetto e poi...diciamo pure che ho degli agganci particolari...
Milena alzò gli occhi e lo guardò.
-I sospiri del vento portano consiglio a chi sa ascoltarli
Qualcuno alzò gli occhi al cielo, Quinn invece le sorrise.
-Direi che il concilio è chiuso, ognuno torni alle sue mansioni e mi raccomando, state attenti.
I capi della Resistenza annuirono, Quinn li osservò uno per uno uscire dalla sala.
"Se solo gli dei tornassero a volgere lo sguardo agli uomini...gli sputerei in un occhio!" pensò amaramente.

martedì 10 maggio 2011

10_ Snakes (Howie/ Toby)


Era stata davvero una brutta caduta.
Toby sentiva freddo ed era bagnata come un pulcino; intorno a lei tenebra e solo tenebra, sotto di lei un leggero strato d'acqua.
Era circondata da pareti lisce e fredde, tentare una scalata era inverosimile.
Tentò di alzarsi ma si sentiva debole e dalla caviglia saliva sino al cervello una scossa tremenda.
“E' solo una contusione” pensò incoraggiandosi.
Passavano le ore? I giorni?
In quell'eterna oscurità non riusciva a capirlo, ben presto il freddo le penetrò le ossa, poi arrivò la volta della fame.
Gridò sinché ebbe voce.
Quante erano le possibilità che qualcuno la sentisse?
Tabhita si lasciò scivolare in un sonno senza sogni.
Quante possibilità c'erano che qualcuno la trovasse?
Rumori sommessi, caldo, freddo e un piacevole sentore di pelle...
Due occhi di vetro la fissavano.
Otto...


-Non parla?
-Beh, non è che non parli e che quello che dice non ha assolutamente senso!!
-Forse non parla la nostra lingua...
Una risata stridula.
-Oh sì, e da dove viene dal paese delle fate?
Il suo compagno scoppiò a ridere di gusto ma Howie non ci trovò nulla di divertente, per quanto ne sapeva lui quella misteriosa ragazzina poteva anche venire sul serio dal paese delle fate.
Infondo ciò avrebbe potuto spiegare svariate cose.
Innanzitutto quei capelli violetti e le orecchie appuntite in modo a dir poco "innaturale" e poi quella strana parlata, melodiosa e "antica".
Roy, un uomo grande e grosso dalla barba ispida, si fermò dinanzi alla porta dell'infermeria dove avevano lasciato la ragazza pochi giorni prima.
A trovarla erano stati loro due, lui e Roy, di ritorno da una missione per i piani alti.
Il suo compagno, un veterano dei Serpenti non aveva voluto ascoltarlo quando gli aveva riferito di sentire una voce, ma se c'era una cosa che caratterizzava Howie più di tutti i novizi dell'ordine era l'istinto e una testardaggine degna di un vecchio rabbioso (come soleva ripetere Roy).
Si era calato sin dentro un lungo pozzo mezzo ostruito dalle macerie e lì aveva rinvenuto quel piccolo corpo. La ragazzina aveva la febbre alta e una caviglia contusa, lasciarla lì sarebbe stato disdicevole e l'ospedale più vicino si trovava a troppi chilometri di distanza dal luogo, l'unica cosa abbastanza sensata che gli era venuta in mente era quella di condurla al covo dei Serpenti.
Si era preso tutta la responsabilità, se la ragazza si fosse dimostrata pericolosa o "troppo curiosa", non avrebbe esitato ad ucciderla, infondo, non era quello il suo lavoro?
-Beh, fatina o no il Gran Capo ha chiesto di vederla, almeno un nome lo dobbiamo tirar fuori, a costo di inventarlo!
Howie annuì poco convinto e seguì il compagno dentro la stanza.

Doveva aver dormito parecchio e sicuramente doveva aver avuto la febbre, se lo sentiva nelle ossa.
Tabhita sbadigliò e si guardò intorno, la stanza era esattamente come quando l'aveva lasciata l'infermiera la notte scorsa.
A quanto pareva l'incantesimo di Noal aveva seriamente funzionato perché doveva per forza di cosa essersi teletrasportata in qualche posto lontano da casa, nessuno lì riusciva a capire cosa dicesse e, dall'altra parte, lei non comprendeva quella strana lingua, fredda e dal forte accento.
In confronto la parlata di Andora pareva così fresca, musicale...
Raggomitolata sotto le coperte non riusciva a capire se fosse felice che l'incantesimo avesse avuto successo o distrutta dalla prospettiva di essere per una volta lontana chissà quanto da casa; quando la porta dell'infermeria si aprì Toby decise di rimandare quei ragionamenti così delicati ad un momento più sereno, ora doveva solo ringraziare la sua buona stella di essere in salvo.
"Se infondo sono davvero in salvo..."
Si mise a sedere e osservò i due visitatori, arrossendo alla vista del più giovane che era venuto a trovarla altre volte per parlare con la dottoressa; a Toby quel ragazzo piaceva alquanto, non poteva avere più anni di lei e, a differenza del suo compagno grosso e barbuto, per lei aveva un sorriso gentile.
Le si avvicinarono, l'uomo più grosso prese una sedia e vi si sedette sopra fissandola con occhio truce mentre il ragazzo stava al suo fianco, in piedi.
La prima idea che Tabhita si era fatta di quel luogo era di essere finita in una specie di caserma militare, tutti gli uomini e le donne che aveva potuto vedere erano persone serie, vigili che si muovevano nel buio come ombre, in oltre portavano tutti gli stessi vestiti.
Pantaloni di pelle neri, una maglia bianca, se era il caso una giacca nera, sempre di pelle e una maschera antigas, di quella pareva quasi non potessero fare a meno, se la portavano sempre appesa ad un gancio della cintura.
E poi c'era quello strano tatuaggio, lo avevano tutti sotto il polso: un serpente che si avvolgeva su se stesso...
Sorrise ai due, gentile e disponibile. L'omone più grosso si portò una mano al petto:
-Io...sono...Roy...
Toby aggrottò la fronte, stava per aprire bocca quando pensò che parlare sarebbe stato inutile, decise di scuotere semplicemente la testa.
Roy sbuffò, non pareva un uomo troppo paziente.
-IO...ROY!
La sua voce era divenuta più dura, Toby si ritirò verso il muro, aveva l'impressione che quel tipo l'avrebbe picchiata da un momento all'altro.
-IO ROY! Oh forza! Siamo alle basi di una conversazione civile, quanto può essere complicato!?
Howie alzò gli occhi al cielo.
-La stai spaventando..
-Spaventando?!IO?!
Roy lanciò un occhiataccia al novizio battendosi la manona sul ginocchio.
"Ecco appunto" pensò Howie.
-Beh allora che aspetti sapientino? Fammi vedere cosa riesci a cavarci tu!
Si alzò dalla sedia e afferrando il ragazzo per la maglia lo mise a sedere, Howie non fece una piega. Tutti sapevano che Roy era un valido maestro nella loro Arte ma non si poteva dire altrettanto in quella di fare conversazione...
Il giovane volse lo sguardo verso la ragazzina e sorrise, con quegli occhioni spalancati le pareva un cerbiatto ferito, come il suo maestro si portò una mano al petto.
-Io sono Howie...
La indicò gentilmente.
-...Tu?
Toby non era stupida, aveva capito che quei due stavano tentando di presentarsi, il problema era che non aveva inteso granché dei loro nomi, indicò quindi il giovane.
-Hawy?
-No, Howie
-Howie...
Ripeté e sorrise più sicura, si portò una mano al petto, sperando di aver capito, quante possibilità c'erano di non sbagliare?
-Io...sono...Tabhita
-Tabhita
La ragazza annuì e il volto dal mare di lentiggini le si illuminò, Howie volse il capo verso il suo maestro con aria vittoriosa ma ricevette solo uno sbuffo.
-Chiedile da dove viene!
"Ecco, questo è più difficile" Howie storse il labbro e si massaggio la base del collo, poi di colpo gli venne un'idea, si alzò dalla sedia.
-Torno subito!
-Dove va..
Ma l'uomo non riuscì a finire la frase che il novizio era già sgattaiolato fuori.
-Veloce come un furetto quel piccolo bastardo..
-Bastardo...
La vocina pigolante della ragazza lo fece voltare, e osservando quel volto calmo e serafico gli venne da ridere.
-Eh già, è proprio un bastardo, nel senso pratico del termine!
La vide mordersi il labbro inferiore.
-Roy?
Chiese, l'omone annuì.
-Sì, io Roy!
-Tu Roy?
Lo stava forse prendendo in giro?
-Ho detto di sì!
Sbottò irritato, la ragazzina annuì e chinò il capo pensierosa.
Pochi minuti e Hwie tornò nella stanza, in mano una vecchia mappa del Continente, polverosa e ad una rapida occhiata del contenuto, sicuramente poco corretta.
-Mi servirà solo per farle capire cosa intendo
Rispose il giovane dinanzi alle perplessità espresse dal maestro solo con lo sguardo.
Tabhita si ritrovò ad osservare la cartina, certamente la cartina peggio disegnata del Continente, anche lei sarebbe riuscita a tracciarne una migliore!
Il giovane di nome Howie poggiò il dito indice su un punto a sud della carta.
-Homana! Noi...siamo a Homana
"Homana!? La vecchia capitale!?" la ragazza sgranò gli occhi e per un po' fisso quel puntino con terrore, d'un tratto tutto le pareva insensato e assurdo.
-Da dove vieni?
Chiese il ragazzo passando una mano sulla carta.
-Da dove...
Ripeté lei incantata, sicuramente le stava chiedendo da dove venisse, Tabhita si morse il labbro indecisa, era saggio rivelarglielo?
-Sì, da dove?
Howie pareva molto più paziente del suo compagno, Tabhita lo scrutò perplessa e si riempì di dubbi, cosa sapeva lei di quel luogo?
I contatti tra Homana e Eldheret erano stati interrotti da anni, se non almeno mezzo secolo prima, e se quelli che si trovava davanti era gente cattiva?
Lo sguardo le cadde sul tatuaggio del ragazzo, un serpente era un simbolo infido, come la bestia che ritraeva.
"Beh, certamente non sarà il massimo della saggezza fidarsi ma lo è stato forse mettersi a giocare con gli incantesimi?"
La vocina della coscienza.
Tabhita scrutò il nord della mappa (inorridiva al pensiero di dove avessero posizionato la sua povera città) sospirò, su quella vecchia carta non era segnato il nome di Eldheret, in compenso ve n'era un altro, infondo erano un po' la stessa cosa no?
Indicò il punto a nord della mappa, ormai era in ballo, tanto valeva ballare.

-Andora? Sei proprio sicuro che intendesse Andora?
-Assolutamente mio signore...
Howie era in ginocchio affiancò al suo compagno a cui il Gran Maestro del Serpente si era rivolto per fare rapporto.
-E voi assicurate che la ragazza non parla la nostra lingua?
-Assolutamente mio signore...
Il Gran Maestro parve alquanto turbato, era anziano ma il suo corpo non era cedevole e, dall'altro del suo scanno pareva trasmettere saggezza.
Molti confratelli lo adoravano, a Howie non faceva ne caldo ne freddo.
"E' solo un vecchio che dall'alto della sua solenne poltrona ci ordina chi ammazzare decidendo la vita o la morte degli altri come se si trattasse di cani!" così aveva parlato di fronte ad altri novizi alcuni anni prima e per contro ne aveva guadagnato abbastanza frustate per essere apposto per tutta la vita.
La Setta del Serpente era una congrega mercenaria (un semplice covo di assassini senza fronzoli, a detta di Roy) in piedi ormai da generazioni, i suoi adepti, uomini e donne, venivano prelevati da piccoli, per lo più dalla strada, e addestrati alla "nobile" arte dell'assassinio.
I bambini venivano tenuti insieme sino all'età di dieci anni, poi, ad ognuno veniva dato un maestro che tenevano sino a quando non avessero dimostrato al Gran Maestro sapienza, abilità e soprattutto obbedienza; solitamente questo rito di passaggio avveniva verso i diciotto anni anche se alcuni tra i migliori erano stati chiamati a superarlo già dai sedici anni.
Howie, alla veneranda età di vent'anni non era stato ancora convocato al suo rito di passaggio.
Non che le sue abilità fossero inadeguate, al contrario Roy lo aveva proposto svariate volte sin dai suoi diciotto anni ma ancora nessuno lo aveva convocato.
Il motivo stava in un piccolo dettaglio alquanto insignificante (a detta di Howie), qualcosa riguardo quella cieca obbedienza all'ordine che andava a cozzare sonoramente con la testardaggine e la individualità del ragazzo.
Roy lo aveva avvertito di mettere la testa apposto ma Howie proprio non riusciva a buttar giù l'amara medicina. Ormai era diventato la barzelletta dei novizi, uno così proprio non si era mai visto e i consiglieri del Gran Maestro iniziavano a scrutarlo con diffidenza chiedendosi se non fosse il caso di sbarazzarsi di un simile individuo...
Howie, intento ad analizzare la lucentezza delle pietre del pavimento (in quanto novizio non gli era consentito scrutare il viso dei grandi capi) si sentì gli occhi del Gran Maestro addosso, fece del suo meglio per non alzare il viso.
-Lasciarla andare potrebbe essere troppo pericoloso, badate a lei, vestitela come una dell'ordine e fate in modo di controllare che non se ne vada troppo in giro, intanto farò in modo che le mie spie cerchino informazioni in città. Se entro un certo tot di tempo non si sarà scoperto nulla, penseremo cosa farne di lei...
-Sì maestro
Annuì Roy composto, Howie sorrise, quel compito doveva apparirgli alquanto ingrato ne era certo.
-Fate in modo che non metta piede fuori dalla confraternita...
Di nuovo annuirono.
-...e Howie?
-Mi dica Maestro
"Ma tu guarda quanto sono lucide queste pietre" pensò alzando un sopracciglio.
-Quella ragazza ti è affidata in modo particolare, come da tua richiesta, se fallirai in qualunque degli ordini che vi ho assegnato, non sarà il tuo maestro a pagarne le conseguenze.
-Certamente Maestro
Rispose distrattamente.
"Ma tu guarda, una crepa!"

Uscirono dalla sala poco più tardi imboccando il corridoio che li avrebbe portati sino ai magazzini.
Quando Roy fu certo che nessuno li stesse seguendo od osservando afferrò Howie per il bavaro e lo sbatte forte contro il muro.
Il giovane non si dimostroò ne sorpreso ne allertato, quel suo arrogante sorrisetto continuava a persistere sul suo viso.
-Dimmi una cosa How, ci tieni così poco alla tua vita?
-Al contrario Roy, la mia vita mi piace parecchio...
Tentò di spostarsi ma con uno spintone l'omone lo rimandò contro il muro, questa volta il giovane corrugò la fronte.
-Allora sei forse uno stupido?
-Mi conosci da abbastanza tempo per risponderti da solo, non sono affatto uno stupido
-Dal modo in cui ti comporti invece lo dimostri!
-Non capisco, cosa avrei fatto di sbagliato stavolta? Non mi sono prostrato a sufficienza?
Roy sputò a terra ringhiando.
-Allora vedi ti tenere a freno la tua linguaccia, modera i termini, la postura, elimina la gestualità, tu per loro sei fottutissimo libro aperto!
-Credo sarà difficile che riescano a leggermi, la metà di loro non lo sa fare
Il ceffone gli arrivò dritto sulla guancia, così forte da fargli rivoltare la testa.
-Porta rispetto moccioso, solo perché possiedi una o due doti queste non potranno pararti il culo a vita! Guarda in faccia la realtà Howie! Loro hanno la tua vita e la pesano su una loro personale bilancia!
Il sorriso persistette sul volto ma Howie chinò lo sguardo a terra, nei suoi occhi Roy lesse che aveva capito, ma purtroppo che non si sarebbe spezzato.
Gli era toccato proprio un allievo difficile.
-Andiamo a prendere i vestiti e torniamo da quella mocciosa, sappi che di questa storia non ne voglio sapere nulla chiaro?! Occupatene tu!
Ringhiò Roy feroce, volgendo lo sguardo per osservare il novizio, ma il ragazzo pareva non ascoltarlo.
Howie camminava con aria apparentemente distratta, gli occhi blue scuro che vagavano osservando le ombre. Le parole di Roy gli ronzavano nella testa, LORO avevano la sua vita.
-Mi ascolti?!
-Sisi...
Mugugnò senza dar troppo retta alle parole del maestro.
“Forse è giunto il momento di riprendermela questa fantomatica vita.”









(Foto gas_mask_reflection_by_dreamusic-d da DA)